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Il cielo di Settembre 2023

Con Settembre inizia l’autunno, per qualcuno la stagione più bella dell’anno. Poiché Settembre è un mese di transizione tra due stagioni, il meglio del cielo estivo è ancora visibile in prima serata.

di Davide Cenadelli

Con settembre comincia l’autunno, la stagione più bella dell’anno. Esso inizia astronomicamente il giorno 23, con l’equinozio d’autunno, mentre per convenzione inizia il giorno 1 dal punto di vista meteorologico. Inoltre, in settembre si perdono più ore di luce che in qualsiasi altra stagione e verso fine mese si comincia a cenare col buio (lo so che è strano ma a me, come a una minoranza di altre persone, questa cosa piace moltissimo!).
Come si conviene a un mese di transizione tra due stagioni, settembre mostra ancora il meglio del cielo estivo di prima sera, per poi passare il testimone alle costellazioni autunnali che culminano nel corso della notte, ma alcune delle quali fanno già capolino dall’orizzonte col primo buio. Di prima sera, altissimo fino a occupare le regioni zenitali del cielo, troviamo il Triangolo Estivo, costituito dalle brillanti stelle Vega (nella costellazione della Lira), Deneb (nel Cigno) e Altair (nell’Aquila). La Via Lattea, che attraversa il Cigno e l’Aquila, scendendo verso l’orizzonte meridionale raggiunge la costellazione del Sagittario, mentre lo Scorpione, a destra del Sagittario, ormai appare declinare verso sudovest e tramontare lentamente. A sinistra del Sagittario invece si vede il Capricorno, a sinistra del quale troviamo l’Acquario.
Proprio sullo sfondo delle stelle dell’Acquario si vede il pianeta Saturno, in ottime condizioni osservative in quanto visibile già al tramonto dopo l’opposizione dello scorso mese e in culminazione verso sud in tarda serata. Giove appare invece sullo sfondo dell’Ariete e per osservarlo al di sopra delle brume dell’orizzonte bisogna aspettare un po’ più tardi, verso mezzanotte a inizio mese e le 22 verso la fine. Ormai invisibile Marte, prospetticamente sempre più vicino al Sole, mentre Venere emerge nella luce dell’aurora mattutina aumentando velocemente la sua distanza in cielo dal Sole. Mercurio nell’ultima decade del mese appare in buone condizioni osservative prima dell’alba, raggiungendo la massima elongazione dal Sole il giorno 22, seppure senza dimenticare che l’osservazione del pianeta – che in cielo non si allontana mai troppo dal Sole – non è mai facile.
Se volgiamo lo sguardo tra nord ed est, già all’imbrunire vediamo adagiate sopra l’orizzonte le costellazioni autunnali di Perseo ed Andromeda. Più alte appaiono Pegaso, col cosiddetto Quadrato di Pegaso a delineare il corpo di quest’animale mitologico, e la stella Enif, che ne indica il naso, proiettata verso le piccole costellazioni del Delfino e del Cavallino, quest’ultima la seconda più piccola del cielo dopo la Croce del Sud. Col passare delle ore, bassa verso sudest vediamo sorgere Fomalhaut, nella costellazione del Pesce Australe. Fomalhaut è la stella autunnale per antonomasia e diciottesima per luminosità del cielo notturno. Si tratta di una stella nana di colore bianco-azzurro dovuto alla temperatura superficiale di 8.600 K, distante 25 anni luce e 17 volte più brillante del Sole. Da Fomalhaut il Sole apparirebbe come una stella di quarta magnitudine nella costellazione del Leone Minore, tra il Leone e le zampe dell’Orsa Maggiore. Intorno a Fomalhaut è stato scoperto un pianeta, chiamato Fomalhaut b o Dagon, che forse… non esiste: potrebbe infatti trattarsi di un ammasso di materiali sparsi – ghiaccio e polveri – dovuto a una collisione cosmica tra due planetesimi entro il disco di polveri che circonda la stella.
A sud di Pegaso si trova la costellazione zodiacale dell’Acquario che, secondo la mitologia greca, rappresenta Ganimede, definito da Omero il più bello tra gli uomini, che fu rapito dall’Aquila rappresentata dalla costellazione omonima sita nei pressi e portato sull’Olimpo dove divenne il coppiere degli dei. Nell’Acquario si trovano due celebri nebulose planetarie. La prima è la Nebulosa Elica (molto usata è la dizione Helix Nebula in inglese) che si trova a soli 650 anni luce da noi e la cui magnitudine apparente integrata è 7,6 ma, nonostante tale luminosità sia elevata per questo tipo di oggetti, possiede una luminosità superficiale piuttosto bassa dato che il raggio apparente è non molto inferiore a quello della Luna (la si confronti alla Nebulosa Anello nella Lira che, seppure sia oltre una magnitudine più debole come luminosità complessiva, ha un diametro apparente di soli 4’ e quindi una luminosità superficiale superiore). La seconda è la molto più lontana Nebulosa Saturno (tra i 2 i 4 mila anni luce da noi), che brilla di ottava magnitudine e ha una forma elongata a ricordare quella del pianeta con gli anelli, con dimensione di circa 6’-7’.
Lasciato l’Acquario, volgiamoci verso nord. Quando scende il buio, l’autunno incipiente è chiaramente annunciato dalla disposizione di costellazioni e asterismi circumpolari. Sulla sinistra (nordovest) vediamo il Grande Carro che appare via via più basso e proprio tra settembre e ottobre questo celebre asterisma è in congiunzione col Sole ovvero, pur rimanendo visibile dalle regioni da cui è circumpolare, si presenta in condizioni osservative meno favorevoli, sfiorando l’orizzonte settentrionale nel cuore della notte. Verso destra (nordest), invece, la costellazione di Cassiopea, facilmente riconoscibile dalla forma a W, appare già abbastanza alta all’imbrunire e poi sale via via col passare delle ore. La costellazione di Cefeo, la cui forma ricorda quella di una casetta, appare di sera già alta, al di sopra di Cassiopea, e sul tardi si porta al di sopra del polo del cielo, allorquando la casetta appare rovesciata, col tetto che punta verso il basso e la supergigante rossa Mu Cephei – che si ritiene essere la stella più grande visibile a occhio nudo – posta in alto.
Una parola, infine, sulla cometa C/2023 P1 (Nishimura). Tale cometa a inizio settembre si trova poco al di sotto della soglia di visibilità a occhio nudo – può essere osservata con strumenti ottici – ed avvicinandosi al Sole aumenterà la sua luminosità fino ad essere facilmente visibile a occhio nudo. Questo in teoria, in quanto quando questo avverrà sarà così vicina all’astro del giorno da essere di fatto inosservabile. A inizio mese si trova nella costellazione del Cancro, quindi visibile nel cielo prima dell’alba.

LA STELLA DEL MESE: LA STELLA POLARE

La Stella Polare, la più luminosa della costellazione dell’Orsa Minore, è la stella più famosa del cielo dopo il Sole. Contrariamente a quanto molti credono, non è una stella brillantissima, ma di media luminosità, attestandosi intorno alla seconda magnitudine (leggermente variabile trattandosi di una cefeide). Il suo nome ufficiale è Polaris. La sua fama è dovuta al fatto che si trova a circa 0,7° dal polo nord celeste, distanza in ulteriore diminuzione a causa del moto di precessione dell’asse terrestre, che la porterà alla minima distanza dal polo – circa 0,45° – intorno all’anno 2.100. Dopodiché, l’asse terrestre comincerà ad allontanarsi e col passare dei millenni Polaris diventerà una stella qualsiasi, come era anche in passato, fino a tornare a ricoprire questo ruolo importante dopo 25.800 anni, il periodo del moto di precessione.
Per gli antichi Greci, in effetti, la stella polare era un’altra, quella che oggi chiamiamo Kochab, sempre nella costellazione dell’Orsa Minore, sebbene tale stella distasse diversi gradi dal polo celeste, insomma non fosse una stella polare molto precisa. Per loro, la nostra polare era Cynosura, ovvero “la coda del cane”. Nel suo moto tra le stelle, il polo venne a trovarsi equidistante da Kochab e Polaris tra la tarda antichità e l’inizio del Medioevo, per poi avvicinarsi via via alla seconda.
Tale ruolo fondamentale da allora rivestito è stato spesso ricordato nella poesia e nella letteratura. Tra le tante citazioni, si possono scegliere i versi sublimi del poeta irlandese W.B. Yeats che, definendola “Stella del Pilota”, scrive:

“Sono stato un albero di nocciolo, ed essi
La Stella del Pilota e il Carro
Furono appesi alle mie fronde per tempi immemorabili …”

(W. B. Yeats, He thinks of His Past Greatness when a Part of the Constellations of Heaven)

Una bella storia circa la fissità della Polare è raccontata dai Lakota, secondo i quali tale stella è “la stella che siede immobile”, e rappresenta un personaggio che sposò una donna bellissima, la quale però cadde sulla Terra e da allora egli guarda triste e immobile dal cielo verso il basso.
Polaris è una stella tripla, posta intorno ai 450 anni luce da noi (con qualche incertezza sul valore esatto). La principale è una supergigante o una gigante luminosa di colore bianco-giallo, con una temperatura superficiale di 6.000 K. Grande quasi 40 volte il Sole, lo supera di circa 1.500 volte in luminosità. Le due stelle compagne sono due stelle nane di classe F, poco più grandi e un po’ più calde e luminose (3-4 volte) della nostra stella, l’unica che in popolarità supera la Polare stessa.

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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