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La cometa Nishimura è ormai prossima al perielio

Un nuovo astro chiomato sta transitando nei cieli terrestri. Si tratta della cometa C/2023 P1 Nishimura. Seguiteci nella lettura per conoscerla meglio.

di Andrea Castelli

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La cometa C/2023 P1 Nishimura fotografata da Dan Bartlett il 18 agosto presso June Lake, California. Credit: Dan Bartlett, https://science.nasa.gov

Dopo il passaggio nel cielo terrestre della cosiddetta “cometa di Neanderthal” all’inizio di febbraio, gli amanti di questi affascinanti corpi minori del Sistema solare potranno ammirare nei prossimi giorni C/2023 P1 Nishimura.
Quest’altro oggetto chiomato è stato scoperto fotograficamente lo scorso 12 agosto dall’astrofilo giapponese Hideo Nishimura, già scopritore di altre due comete in passato, di oltre venti novae e di alcune stelle variabili. La conferma definitiva della natura del corpo celeste è arrivata a Ferragosto, quando il Minor Planet Center ha pubblicato una circolare contenente la designazione ufficiale: C/2023 P1 Nishimura. Si tratta di una cometa non periodica (questo il significato della lettera “C” nel nome) o di lungo periodo (stimato in circa 434 anni) forse al suo primo passaggio in prossimità del Sole e proveniente con buona probabilità dalla nube di Oort, una vastissima regione sferica che si pensa sia collocata ai confini estremi del Sistema solare e che contenga innumerevoli nuclei cometari. Il fatto che questa cometa abbia un’orbita molto inclinata rispetto al piano dell’eclittica supporta quest’ultima ipotesi, mentre l’eccentricità dell’orbita superiore a 1 ci dice che probabilmente sta transitando nel Sistema solare interno per la prima volta.
Individuata piuttosto tardi (“2023 P1” significa che è stata la prima cometa scoperta nella prima metà di agosto 2023), quando si trovava già a circa 1,73 unità astronomiche dalla Terra, la cometa raggiungerà il perielio il 18 settembre, passando a sole 0,22 UA dal Sole, pari a circa 33 milioni di chilometri. A completare la designazione di questo tipo di oggetti celesti, compare infine il nome del team di ricerca o di uno o due singoli membri del gruppo. Le scoperte effettuate da singoli individui prendono il nome da un massimo di tre scopritori indipendenti, come è successo per esempio a C/1994 N1 Nakamura-Nishimura-Machholz, la prima cometa scoperta appunto da Hideo.

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La cometa C/2023 P1 Nishimura in compagnia di Venere fotografata da Petr Horálek dai cieli della Slovacchia l’11 settembre. Credit: https://apod.nasa.gov/apod/ap230911.

Come ogni cometa, anche la Nishimura dovrà superare la prova di passare indenne vicino alla nostra stella. Il suo nucleo, costituito da roccia ricoperta da ghiaccio, inizierà a scaldarsi e il ghiaccio sublimerà, passando cioè dallo stato solido a quello gassoso. Il plasma rilasciato (gas altamente ionizzato) darà origine, oltre che alla chioma, alla coda luminosa della cometa, mentre le polveri e alcuni detriti rocciosi, che prima erano intrappolati nel ghiaccio, verranno disseminati nello spazio e creeranno la coda di polveri. Potrebbe però accadere che il nucleo si frammenti, anche prima del passaggio al perielio, e che la cometa, dopo aver accresciuto momentaneamente la sua luminosità, si disgreghi del tutto. Questa sventurata ipotesi potrebbe però facilitarne molto l’individuazione in cielo: infatti, dato che la distanza angolare di C/2023 P1 dal Sole sta diminuendo costantemente, sarà solo la sua luminosità a renderla osservabile, comunque non senza fatica. Secondo le stime del Minor Planet Center, se la Nishimura sopravvivrà all’incontro ravvicinato con la nostra stella, raggiungerà poco prima del perielio una magnitudine di circa 3, il che la renderebbe teoricamente osservabile a occhio nudo, ma meglio con un binocolo. Dopo il 13 settembre, giorno del passaggio alla minima distanza dalla Terra, la cometa sarà visibile subito dopo il tramonto, molto bassa sull’orizzonte occidentale, in direzione della costellazione della Vergine. Saranno più avvantaggiati gli osservatori che si trovano a basse latitudini, dal momento che potranno beneficiare di un po’ di tempo in più di buio prima che l’astro chiomato verde tramonti. Il colore della chioma, specialmente in fotografia, appare infatti di un bel verde intenso a causa dell’emissione di fluorescenza delle molecole di carbonio biatomico, che iniziano a comparire quando la cometa si avvicina al Sole. Le molecole organiche complesse, originariamente intrappolate nel ghiaccio, quando quest’ultimo sublima a causa del calore si spostano nella chioma e, una volta lì, vengono scisse dalla radiazione solare, dando così origine al carbonio biatomico.
Prepariamoci dunque a tentare l’osservazione di questo visitatore proveniente da molto lontano perché, ammesso che torni, si farà attendere almeno qualche secolo!

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