Dicembre è uno dei mesi preferiti da astronomi, astrofili ed altri amanti della notte, in quanto questa raggiunge la massima durata.
di Davide Cenadelli
La notte più lunga dell’anno coincide con il solstizio d’inverno, e sarà quella tra sabato 21 e domenica 22 dicembre. Il Sole raggiungerà la massima declinazione australe e l’emisfero boreale riceverà la minima illuminazione dell’anno da parte della nostra stella. Personalmente, amo le atmosfere di questa stagione: il buio che scende presto, con i lampioni e le luci delle case che si accendono (non troppe, però!), mentre bevo una tazza di the davanti ai vetri un po’ appannati, e sul mondo scende quell’atmosfera sublime che i crepuscoli pomeridiani sanno creare. So che in questo mi differenzio dalla maggior parte degli esseri umani, ma so che, anche tra voi che leggete, c’è qualcuno che la pensa come me. Dopo il solstizio, la durata della notte comincerà ad accorciarsi, ma molto lentamente. Solo dopo metà gennaio e ancor più in febbraio la maggiore durata del dì diventerà via via evidente.
Il 13 dicembre cade Santa Lucia, che a volte si dice essere “il giorno più corto che ci sia”, ma non è vero: il dì più corto e la notte più lunga cadono in corrispondenza del solstizio, diversi giorni dopo. Un fondo di verità, però, c’è. Intorno a Santa Lucia il Sole tramonta prima di qualsiasi altro giorno, quindi abbiamo il tramonto più precoce dell’anno (non vedo l’ora!). Nei giorni successivi, il tramonto comincia a ritardare leggerissimamente, ma ritarda anche l’alba, e c’è una perdita di luce al mattino superiore al guadagno la sera, così che il dì si accorcia ancora. Dopo il solstizio, si invertono i ruoli tra alba e tramonto: entrambi continuano a ritardare, ma il tramonto più di quanto faccia l’alba, col risultato che la durata del dì comincia ad allungarsi. A inizio gennaio, poi, l’alba raggiunge il momento in assoluto più ritardato, per poi cominciare ad anticipare. Tutto questo avviene a causa dello sfasamento tra moto di rotazione e di rivoluzione della Terra. Mentre il primo è costante, il secondo avviene a velocità variabile dato che l’orbita terrestre non è circolare ma ellittica, e proprio a inizio gennaio la Terra raggiunge la massima velocità orbitale in corrispondenza del passaggio al perielio. Questo provoca degli sfasamenti che sono all’origine di queste stranezze.
Sul fronte planetario, in dicembre il maggiore spettacolo si ammira al tramonto sull’orizzonte sudoccidentale. A inizio mese vi si vedrà Giove, ma apparirà bassissimo e solo per i giorni iniziali di dicembre, indi si accomiaterà, andando verso la congiunzione col Sole. Saturno resterà visibile una o due settimane in più, ma sempre molto basso nella luce crepuscolare. Venere, che pure si troverà nella stessa zona del cielo, si gioverà invece della sua luminosità eccezionale, oltre che del fatto che la sua visibilità andrà migliorando col passare dei giorni, man mano che aumenterà la sua elongazione dal Sole.
Dal punto di vista delle costellazioni, nelle prime ore della notte possiamo ancora ammirare le costellazioni autunnali e, tra queste, Andromeda, non lontana dallo zenit appena scende il buio. È l’occasione per tentare, se si osserva da cieli tersi e bui senza Luna, di individuare a occhio nudo al celebre Galassia di Andromeda. Nel cielo serale, troviamo già ben visibili dopo il tramonto le costellazioni dell’Auriga e del Toro, e via via nelle ore successive compaiono le altre costellazioni invernali: man mano che le ore trascorrono, si rendono visibili anche Orione coi i suoi cani e i Gemelli. Le costellazioni invernali offrono uno spettacolo eccezionale in quanto concentrano più stelle brillanti rispetto a quelle delle altre stagioni. Nei prossimi mesi, nel cuore dell’inverno, saranno tutte osservabili già di prima sera. Orione, in particolare, è facilmente riconoscibile per il caratteristico asterisma della Cintura, costituito da tre stelle di luminosità simile vicine in cielo e circa allineate, circondate da un trapezio di stelle in cui splendono due stelle brillantissime: Rigel e Betelgeuse. Ed è proprio una delle stelle della Cintura di Orione ad essere scelta come
LA STELLA DEL MESE: ALNILAM
Image Credit: Palomar Observatory
Le tre stelle della cintura di Orione sono tutte stelle blu, intrinsecamente brillantissime e lontane. I loro nomi sono, da destra (ovest) a sinistra (est) Mintaka, Alnilam e Alnitak. Mentre Mintaka e Alnitak si trovano intorno a 1.200 – 1.300 anni luce da noi, Alnilam, la stella centrale, sembra che sia più lontana: anche se alcune stime la pongono a 1.350 anni luce, secondo altre si trova a 1.500 e a ben 2.000 secondo altre ancora. La luminosità superficiale di 27 – 28.000 K le dona un colore bluastro e fa sì che la stella emetta la grande maggioranza della radiazione nel campo dell’ultravioletto, che noi non vediamo. Se lo vedessimo, Alnilam apparirebbe luminosa quasi quanto Sirio, ma da una distanza enormemente superiore (Sirio, la stella apparentemente più brillante del cielo notturno, si trova a 8,6 anni luce). Ma qual è la luminosità intrinseca di Alnilam? Essa dipende dalla distanza a cui si trova: sono stati quindi proposti vari valori che, tenendo conto anche dell’emissione nell’ultravioletto, variano da 275.000 a oltre 800.000 volte quella del Sole. Assumendo un valore intermedio di mezzo milione di luminosità solari, si tratta di una delle stelle più luminose conosciute, capace di emettere in un minuto la stessa energia che il Sole emette in un anno. Si trasformerà in una supergigante rossa ed esploderà come supernova nel prossimo milione di anni. Si tratta, in definitiva, di una stella eccezionale: è straordinariamente luminosa, anche se la grande distanza e il fatto di non vedere la radiazione ultravioletta ce la fanno percepire molto meno luminosa di altre stelle; appartiene alla spettacolare costellazione di Orione, inoltre si trova in opposizione al Sole a metà dicembre, quando le notti sono lunghissime e le atmosfere invernali avvolgono le nostre regioni. Facile capire perché io abbia un debole per questa stella.
Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it