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JUICE, una “succosa” missione verso le lune ghiacciate di Giove

Finalmente al via ad aprile la missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), forse la più attesa del programma “Cosmic Vision 2015-2025” dell’ESA.

di Andrea Castelli

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Rappresentazione artistica raffigurante la sonda JUICE e i satelliti medicei di Giove. Credits: https://www.esa.int/Science_Exploration/Space_Science/Juice_factsheet/.

Finalmente al via ad aprile la missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), forse la più attesa del programma “Cosmic Vision 2015-2025” dell’ESA. La finestra di lancio è attualmente prevista nella prima metà del mese e sarà l’ultima volta che un razzo Ariane 5, decollando dallo spazioporto di Kourou (Guiana francese), porterà nello spazio una missione dell’Agenzia Spaziale Europea. Dopo un fly-by attorno al sistema Terra-Luna, uno attorno a Venere e ben due alla Terra, la missione dovrebbe raggiungere Giove nel luglio 2031 e Ganimede, l’obiettivo più “succoso” di JUICE, nel dicembre 2034.
La missione tenterà di scoprire quali sono le condizioni che potrebbero aver portato all’emergere di ambienti abitabili tra i satelliti ghiacciati di Giove, concentrandosi principalmente sui tre mondi oceanici Ganimede, Europa e Callisto. Particolare attenzione verrà riservata a Ganimede, la più grande luna del Sistema solare. Si tratta sostanzialmente di un mondo a sé decisamente interessante, una sorta di laboratorio naturale perfetto per l’analisi dell’evoluzione e della potenziale abitabilità dei mondi ghiacciati in generale. Sotto la superficie ghiacciata di Ganimede, Europa e Callisto sono infatti presenti oceani di acqua liquida che JUICE studierà per comprendere la composizione chimica della superficie di queste lune e valutare i processi che hanno interessato i satelliti e portato a una diversa evoluzione nel tempo dei loro ambienti. Inoltre, la missione effettuerà nuovi e approfonditi studi sull’atmosfera e sulla magnetosfera del gigante del Sistema solare e sulla loro interazione con i satelliti, così da migliorare ulteriormente la nostra comprensione dell’evoluzione e delle dinamiche dell’intero sistema gioviano. A scanso di equivoci, precisiamo che JUICE non è in grado di rilevare la vita, ma ha lo scopo di scoprire se intorno a Giove, all’interno delle lune ghiacciate, possano esserci luoghi dove sono presenti le condizioni adatte a sostenere la vita.
Per far sì che tutti questi importanti obiettivi scientifici vengano adeguatamente indagati, JUICE è equipaggiata con dieci strumenti all’avanguardia, tra i più sofisticati mai trasportati nel Sistema Solare esterno. La camera ottica JANUS, sviluppata dall’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, avrà la funzione di studiare la morfologia e i processi globali e locali che avvengono sulle lune, oltre a quello di eseguire una mappatura delle nuvole su Giove. Lo spettrometro MAJIS servirà per la caratterizzazione di ghiacci e minerali sulle superfici delle lune ghiacciate, mentre lo spettrometro UVS indagherà la composizione e la dinamica delle esosfere delle lune, oltre a studiare le aurore su Giove e la composizione della sua atmosfera superiore. Lo spettrometro submillimetrico SWI si occuperà invece di analizzare la temperatura, la composizione e la dinamica della stratosfera e della troposfera di Giove. JUICE porterà a bordo anche GALA (Ganymede Laser Altimeter), un altimetro laser per studiare le deformazioni mareali subite da Ganimede e fornire una topografia della sua superficie sia su scala globale che locale. L’Università degli Studi di Trento ha poi sviluppato RIME, un radar che avrà la funzione di penetrare nel ghiaccio per studiare la struttura sotterranea delle lune fino a 9 km di profondità. Lo studio degli oceani sotterranei verrà affidato anche al magnetometro J-MAG, che provvederà poi a fare misurazioni del campo magnetico gioviano e delle sue interazioni con quello di Ganimede. Per raccogliere altri dati importanti sull’ambiente particellare del complesso sistema gioviano, su JUICE ci sono anche PEP (Particle Environment Package) e RPWI (Radio and Plasma Wave Investigation), un pacchetto costituito da diversi tipi di sensori che campioneranno il plasma e il campo elettrico, i segnali delle onde radio e del plasma e fungeranno da rilevatore di polvere per analizzare le emissioni transitorie causate dai micrometeoriti che colpiscono il veicolo spaziale. Chiude l’imponente dotazione lo strumento 3GM, un pacchetto per studiare il campo gravitazionale delle lune fornito dall’Università di Roma “La Sapienza”. Infine, in onore del genio e della curiosità di Galileo Galilei, a bordo della sonda ci sarà anche una targa commemorativa che riproduce alcune pagine del “Sidereus Nuncius”. Che le sorprese siano qui “dietro l’angolo”, all’interno di quel Sistema solare in miniatura composto da Giove e dai suoi satelliti? Lo scopriremo nei prossimi anni seguendo gli sviluppi di questa grande missione che porta con sé anche un notevole contributo italiano.

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