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Il Cielo di Aprile 2023

Nel mese di Aprile la primavera entra nel vivo: le costellazioni invernali lasciano pian piano spazio a quelle tipicamente primaverili.

di Davide Cenadelli

In aprile la primavera entra nel vivo. Di prima sera, le costellazioni invernali sono ancora visibili, ma vanno a tramontare sempre più presto, mentre col passare delle ore sono le costellazioni primaverili a salire alla ribalta. Quattro sono le grandi costellazioni primaverili più facilmente identificabili: il Leone, la Vergine, Boote e l’Orsa Maggiore. Quest’ultima è parzialmente circumpolare e quindi visibile in ogni stagione, ma nel cuore della primavera meglio che nelle altre in quanto culmina, prossima alle regioni zenitali, dopo cena. L’Orsa Maggiore è però priva di stelle particolarmente brillanti, non ospitando nessuna stella di prima magnitudine. Leone, Vergine e Boote invece hanno ciascuna una stella brillante: Regolo nel Leone e Spiga nella Vergine, di prima magnitudine, e Arturo in Boote, la più brillante delle tre, la cui magnitudine è addirittura negativa (Arturo è la stella più luminosa dell’emisfero celeste boreale). Ricordiamo che più bassa è la magnitudine di una stella, più questa è brillante, quindi una stella di magnitudine zero è più luminosa di una di magnitudine uno, e ancora più brillante è una stella di magnitudine negativa.
Il Leone è abbastanza facile da riconoscere: bisogna guardare verso sud, piuttosto in alto, dopo cena, e individuare un trapezio costituito da quattro stelle, di cui una, sul vertice sudoccidentale (in basso a destra) è la brillante Regolo. Il trapezio costituisce il corpo del Leone, mentre altre stelline ne costituiscono la testa. La stella sudorientale del trapezio (in basso a sinistra) si chiama Denebola, nome che deriva dall’arabo “Deneb Alased” a significare “la coda del leone”. Il termine “Deneb”, di origine araba, significa proprio “la coda” ed è condiviso con altre stelle, che rappresentano le code di altri animali celesti (si pensi alla brillante Deneb del Cigno o a Deneb Algedi nel Capricorno). La costellazione è di origine antichissima (risale almeno al 4.000 a.C.) e in molte diverse culture antiche rappresenta un Leone. Per i Greci era il Leone Nemeo ucciso da Ercole.
A est (sinistra) del Leone, tra questo e la brillantissima Arturo, si trova la piccola ma affascinante costellazione della Chioma di Berenice. Le sue stelle sono poco luminose e difficili da identificare sotto un cielo che non sia terso e buio, ma formano un caratteristico gruppetto, quasi una nidiata di deboli stelline, e in effetti diverse stelle della costellazione appartengono a un ammasso aperto, l’Ammasso della Chioma di Berenice (detto anche Melotte 111), che è visibile a occhio nudo e, posto a circa 280 anni luce da noi, è uno dei più vicini al Sistema Solare.
In primavera, dopo il buon periodo di visibilità invernale, scompare la Via Lattea: essa tramonta sempre prima insieme alle costellazioni invernali e poi verso mattina ne sorge il ramo estivo, che sarà visibile in orari più comodi d’estate, ma nel cuore della notte la Via Lattea risulta visibile solo presso l’orizzonte nord, ove attraversa le costellazioni di Cefeo e Cassiopea molto basse e risulta facilmente nascosta dalle foschie prossime all’orizzonte. La primavera è in effetti la stagione meno favorevole per osservare la Via Lattea, ma questo schiude un’opportunità inaspettata. Di cosa si tratta?
Quando guardiamo verso il Leone, la Chioma di Berenice, Boote, la Vergine, stiamo guardando in direzioni lontane dal piano della nostra galassia, che la Via Lattea traccia in cielo. Proprio nella Chioma di Berenice si trova il Polo Nord Galattico, quindi osservando questa costellazione stiamo guardando perpendicolarmente al piano della Galassia, ove lo spessore di questa è minimo, pari a solo mille-duemila anni luce. Questo è il motivo per cui il cielo primaverile è povero di stelle se lo paragoniamo a quello invernale ed estivo, ricchi di una moltitudine di stelline deboli che si vedono lungo e in prossimità della Via Lattea. Ma guardando nella direzione del minimo spessore come avviene in primavera, le polveri interstellari presenti nella nostra galassia ci disturbano poco e non assorbono granché la luce che ci arriva dagli oggetti extragalattici. In questa stagione abbiamo allora l’opportunità di guardare più facilmente al di fuori della nostra galassia, verso altre galassie sparse negli sterminati spazi dell’Universo.
Tra le più spettacolari visibili al telescopio in questo periodo si possono citare nell’Orsa Maggiore M81 (o Galassia di Bode) e M82 (Galassia Sigaro), quest’ultima una spirale vista di taglio, e la spirale vista di faccia M51 (Galassia Vortice) interagente con la più piccola galassia NGC 5195 in sua prossimità, nei Cani da Caccia, piccola costellazione situata tra il Grande Carro dell’Orsa Maggiore e la Chioma di Berenice. Si continua poi con il Tripletto del Leone, costituito dalle galassie spirali M65, M66 e NGC 3628, e le molte galassie della Vergine, tra cui si può ricordare la galassia ellittica supergigante M87 posta a circa 55 milioni di anni luce da noi, al centro della quale si trova un buco nero supermassiccio chiamato M87*, la cui ombra scura è stata la prima mai fotografata. Ma come è possibile fotografare… un’ombra scura contro il cielo nero? Com’è stato possibile fotografare un oggetto che per definizione viene detto “nero”? Grazie alla presenza, attorno a questo ombroso personaggio, di un luminoso disco di accrescimento costituito di gas caldissimo in caduta verso di esso. Insomma: primavera, stagione di fiori, tepori… galassie e buchi neri!
Rientrando dagli immensi spazi tra le galassie al Sistema Solare, sul fronte planetario il mese di aprile si presta a osservare Venere, visibile per alcune ore dopo il tramonto del Sole, in una delle sue rare apparizioni anche sul cielo buio, allorché l’enorme luminosità del pianeta risalta a tal punto da lasciare davvero stupefatti. In aprile ci sarà anche la migliore occasione del 2023 per osservare Mercurio nel cielo serale. Infatti, il giorno 11 il pianeta raggiungerà la massima elongazione dal Sole. Pur non essendo lontanissimo dall’astro del giorno, apparirà nelle luci del crepuscolo serale, giovandosi del fatto che si troverà, come Venere del resto, in una zona in cui l’eclittica punta decisamente verso nord, quindi in condizioni di osservazione migliore rispetto ad altre apparizioni serali.
Marte sarà visibile per tutta la prima parte della notte, sullo sfondo della costellazione dei Gemelli, ma via via meno luminoso perché in allontanamento dalla Terra. Apparirà molto alto in cielo di prima sera, per calare col passare delle ore.

LA STELLA DEL MESE: VINDEMIATRIX

La costellazione della Vergine rappresenta, nella cultura degli antichi Greci, Demetra, dea della fertilità della Terra. La stella più brillante della costellazione, Spica – che in latino significa la spiga – rappresenta la spiga di grano che ella tiene in mano. Non è certamente un caso che un personaggio con queste attribuzioni sia visibile proprio in primavera. Questo ci ricorda quanto il cielo fosse usato come calendario stagionale nel passato e quale significato avesse la primavera: è il periodo dell’anno in cui la Terra ricomincia a dare frutti dopo la pausa invernale, quando le riserve di cibo si stanno esaurendo e si guarda con trepidazione ai nuovi raccolti. Un approccio un po’ diverso dal nostro, per cui la primavera è più che altro il periodo in cui dobbiamo decidere cosa fare durante le vacanze di Pasqua o il ponte del 25 aprile.
Curiosamente, però, la Vergine contiene anche un’altra stella “agricola”, di nome Vindemiatrix, ovvero la Vendemmiatrice. La vendemmia con la primavera c’entra poco, essendo di norma fatta tra tarda estate e inizio autunno. Quindi, cosa ci sta a fare una stella di nome Vindemiatrix in questa zona del cielo? Oggi, la Vergine resta visibile fino all’estate piena, poi scompare per un paio di mesi quando il Sole le passa davanti, per ricomparire nelle luci dell’alba nel cuore dell’autunno. In epoca greco-romana, tutto questo avveniva circa un mese prima, quindi la Vergine scompariva all’inizio dell’estate e ricompariva tra tarda estate e inizio autunno, tempo di vendemmia, che veniva annunciato proprio quando Vindemiatrix ricompariva nelle luci dell’aurora mattutina dopo il periodo di invisibilità (questo fenomeno si chiama levata eliaca). Comparendo, annunciava che il tempo della vendemmia era arrivato.
Vindemiatrix è una stella di magnitudine 2,8, quindi ben visibile ma non brillante. Si tratta di una gigante di colore giallo, 11 volte più grande del Sole e 77 volte più luminosa, ma leggermente più fredda in superficie (5.100 K contro 5.800). E’ una stella due volte e mezzo più massiccia del Sole, che, finito l’idrogeno nel suo nucleo, da nana di colore bianco-azzurro quale era, si sta trasformando in gigante rossa e noi la cogliamo “in mezzo al guado”, quando è nella fase intermedia di colore giallo.
Guardarla ci ricorda che, anche se la primavera è appena iniziata, arriveranno altre stagioni, quella della vendemmia e l’autunno. Ad alcuni (indovinate chi …) questo pensiero regala molto piacere.

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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