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APOLLO 17: 50 anni fa, l’ultimo uomo sulla Luna

Il 19 dicembre 1972 si concluse la missione Apollo 17, l’ultima a portare esseri umani sulla Luna.

di Andrea Castelli

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L’equipaggio della missione Apollo 17. In piedi, da sinistra: Harrison H. “Jack” Schmitt e Ronald E. Evans. Seduto sul rover lunare il comandante Eugene A. Cernan. Credits: https://www.nasa.gov/.

Cinquant’anni esatti fa, la missione Apollo 17 pose fine all’omonimo programma di esplorazione lunare, dopo che la NASA prese la decisione di cancellare le missioni Apollo 18, 19 e 20 per mancanza di fondi. Che non si dica quindi che il numero 17 porta male: questa fu infatti l’ultima delle undici missioni previste con equipaggio umano e l’ultima di “tipo J”, ovvero caratterizzata da una lunga permanenza sul suolo lunare e da un’intensa attività scientifica resa possibile anche grazie all’impiego di un veicolo lunare a batterie (LRV). A questa serie di primati se ne aggiunge un altro, forse il più importante: Eugene Cernan, il comandante, fu l’ultimo essere umano nella storia a lasciare la superficie del nostro satellite naturale.
Questa entusiasmante avventura iniziò il 6 dicembre di quell’anno, quando il razzo vettore Saturn V, partendo con uno spettacolare lancio notturno (altro primato) alle 9:53 p.m. della costa orientale americana (in Italia era la mattina del 7 dicembre), condusse verso la Luna il modulo di comando “America” e il modulo lunare “Challenger”. Oltre a Cernan, presero parte alla missione Ronald Evans, pilota del modulo di comando, e Harrison “Jack” Schmitt, pilota del LEM, geologo e unico scienziato ad aver messo piede sul suolo lunare (altro primato ancora di Apollo 17). Il luogo dell’allunaggio fu la Taurus-Littrow Valley, situata al confine sud-orientale del Mare della Serenità, sulla faccia visibile della Luna. Questa regione offrì la possibilità di studiare sia antiche rocce degli altopiani lunari sia materiale più recente di origine vulcanica. Infatti, il sito di allunaggio risultò essere ricoperto da un mantello scuro a grana fine costituito da frammenti vulcanici. La zona era poi circondata da tre massicci alti e scoscesi, probabilmente composti da breccia formatasi dagli impatti che hanno creato alcuni dei principali bacini lunari. Grazie principalmente al lavoro di Schmitt, fu possibile acquisire fondamentali informazioni in merito alla cronistoria geologica del nostro satellite naturale. Nel corso delle tre attività extra-veicolari pianificate, della durata di oltre sette ore ciascuna, Cernan e Schmitt raccolsero una grande quantità di campioni di suolo lunare (di cui uno ottenuto da un carotaggio della superficie) e oltre 100 Kg di rocce ed eseguirono molti esperimenti, tra i quali uno tipico di tutte le missioni Apollo, l’ALSEP (Apollo Lunar Surface Experiments Package). Si trattava di un set di strumenti composto da sismometri, magnetometri, gravimetri, spettrometri di massa e misuratori del vento solare. Inoltre, Apollo 17 prevedeva l’esecuzione di esperimenti in orbita oltre che biomedici, come “Biostack II” e “Biocore” (biological cosmic ray experiment), con lo scopo di determinare se i raggi cosmici danneggiano il cervello, gli occhi, la pelle e altri tessuti. Da cavia funsero cinque topolini portati in orbita dalla missione.
Stabilito l’ennesimo record, quello di maggior permanenza in assoluto sulla superficie lunare, il 14 dicembre 1972 il comandante Cernan pronunciò questa frase storica: “Mentre compio l’ultimo passo umano sulla superficie della Luna […] voglio dire […] che la lasciamo come arrivammo e, Dio volendo, come ritorneremo: in pace e speranza per tutta l’umanità”. Rientrato nel LEM, dove già si era sistemato Schmitt, i due misero in funzione il motore dello stadio di ascesa per poter decollare dalla Luna. L’addio definitivo alla compagna fedele della Terra venne filmato da una telecamera fissa montata sul rover lunare, abbandonato lassù insieme ad altri oggetti, e comandata a distanza dal centro di controllo a Houston. Poco dopo, Cernan e Schmitt si ricongiunsero con Ronald Evans, rimasto in orbita lunare a bordo del CSM (command and service module).
Durante la fase di rientro, a circa 295.000 Km dalla Terra, Evans eseguì la terza EVA della storia nello spazio profondo per recuperare preziose pellicole fotografiche stivate in appositi contenitore situati nel modulo di servizio, prima che quest’ultimo venisse sganciato per consentire il rientro in atmosfera degli astronauti a bordo del modulo di comando.
L’epopea delle missioni lunari si concluse il 19 dicembre 1972, quando il CM (command module) di Apollo 17 ammarò nell’Oceano Pacifico. Meno di un’ora dopo, Cernan, Evans e Schmitt erano già a bordo della nave di recupero, la “USS Ticonderoga”. Mai più nessuno, da quel giorno, ha fatto visita alla Luna, ma quasi certamente ci torneremo: l’appena conclusa missione Artemis I ha dato ottimi risultati, che fanno ben sperare per il prossimo futuro.

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