Le potenzialità infrarosse del James Webb Space Telescope ci permettono di indagine anche l’Universo vicinissimo delle nebulose, alla scoperta dei molti misteri tuttora irrisolti sulla nascita delle stelle e dei pianeti. I primi studi sistematici sono stati riservati alla più famosa delle nebulose, la Nebulosa di Orione, per la sua modesta distanza e per la presenza di migliaia di stelle tra 40 e 0,1 masse solari. In ogni parte della Nebulosa sono state osservate almeno 200 proto-stelle avvolte in gusci proto-planetari. In particolare, anche se non si tratta di una novità assoluta, sono stati individuati 540 PMO (Planet Mass Objects), ossia oggetti isolati di massa planetaria fino a 0,6 masse gioviane. La vera novità scoperta dal JWST è che all’interno della Nebulosa di Orione vagano liberamente almeno 40 JuMBO (oggetti binari di massa gioviana) reciprocamente orbitantisi ad una distanza compresa tra 25 e 400 u.a. La temperatura media di questi oggetti è di circa 700°C, il che significa un’età non superiore ad 1 milione di anni. Il meccanismo che sta alla base di questi JuMBO è al momento ignoto, nel senso che non rientrano in nessun modello noto di formazione planetaria.
Cesare Guaita:
laurea in Chimica con specializzazione in Chimica organica e Chimica macromolecolare. Esperto di Cosmochimica e Planetologia, ha pubblicato, su riviste divulgative e professionali, centinaia di articoli su questi temi, con particolare riferimento alle connessioni chimico-geologiche di una moltitudine di fenomeni planetari ed astrofisici. Collabora con giornali e riviste e reti televisive pubbliche e private. È Presidente e fondatore (anno 1974) del G.A.T., (Gruppo Astronomico Tradatese) e da oltre 25 anni è conferenziere del Planetario di Milano. È autore del libro L’esplorazione delle comete edito da Hoepli.