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T Coronae Borealis, una star esplosiva

Da qui a settembre ogni notte potrebbe essere buona per assistere a uno spettacolo celeste praticamente unico nella vita: l’esplosione di una nova.

di Andrea Castelli

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Rappresentazione artistica di una nova. Credit: NASA/CXC/M. Weiss.

Stelle che si nascondono e stelle che compaiono all’improvviso. Protagonisti di questi spettacoli celesti saranno il nostro Sole, totalmente eclissato dalla Luna il prossimo 8 aprile, e T Coronae Borealis, che si aggiungerà per qualche tempo alle stelle che solitamente popolano il cielo notturno. Proprio così: da qui a settembre, secondo le stime più attendibili, brillerà una “nuova” stella lassù.
T Coronae Borealis non è una stella singola, ma un curioso sistema binario composto da un’anziana gigante rossa e da una nana bianca, un relitto stellare che ci resta in eredità quando un astro poco massiccio conclude la sua esistenza. Nate insieme dalla stessa nube di gas, le due sorelle hanno avuto vite diverse per via della loro differente massa: quella più massiccia ha “consumato” più rapidamente il suo “carburante” e ha concluso già da moltissimo tempo la sua vita, lasciandoci proprio la nana bianca, mentre l’altra sta attraversando ora il suo periodo di vecchiaia, essendosi raffreddata ed espansa a tal punto da essere diventata una gigante rossa. Questa strana coppia a circa 3000 anni luce da noi sta preparando uno spettacolo unico, che potremo ammirare una sola volta nella vita: l’esplosione di una nova. Stranamente, questa volta il nome utilizzato è piuttosto azzeccato: anche se non si tratta della formazione di una stella letteralmente “nuova”, con il termine “nova” si fa riferimento a un astro già esistente che si rende visibile in una zona di cielo dove prima non si vedeva nulla. Questo fenomeno si verifica perché, sotto l’azione dell’elevatissimo campo gravitazionale della nana bianca, enormi masse di idrogeno ed elio vengono strappate alla stella compagna e progressivamente si accumulano in un disco di accrescimento. In breve, la nana bianca si trova avvolta da una densa e caldissima atmosfera; se il gas “rubato” raggiunge una massa critica, sulla superficie del piccolo e compatto corpo celeste si innesca la fusione nucleare dell’idrogeno che dà origine a un notevole aumento di luminosità, come quando, per rendere l’idea, gettiamo un bicchiere di vino sulla fiamma accesa in un camino. La stella passa infatti da una magnitudine apparente di circa 10 a una di circa 2, come quella della stella polare, rendendosi così visibile a occhio nudo per diversi giorni anche da cieli non perfettamente bui prima di ritornare a uno stato di stabilità, dopo qualche andirivieni di luminosità. Questo vorace “pasto gassoso” è destinato però a ripetersi periodicamente poiché, consumato tutto l’idrogeno con il burst, la gravità della nana bianca continua imperterrita il suo lavoro di sottrazione di materiale alla compagna. T Coronae Borealis è infatti un raro esempio di nova ricorrente: ogni circa 80 anni la storia si ripete, quindi occhi puntati verso la costellazione della Corona Boreale, quel semicerchio quasi perfetto di stelle, tipico della primavera, posizionato tra Ercole e Boote.

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Il cerchio indica la posizione di T Coronae Borealis. Credit: PopePompus.

Sarà lì che andrà in scena questo spettacolo celeste, anche se non è possibile prevedere con precisione quando avverrà; da qui a settembre ogni notte è buona. L’ultima volta che la nova ha fatto bella mostra di sé è stato nel 1946, ma ci sono report storici che documentano osservazioni dell’esplosione nel 1866, 1787 e addirittura nel 1217. Se vogliamo che anche i nostri discendenti ammirino questo spettacolo, dobbiamo sperare che la massa della nana bianca – che cresce un po’ dopo ogni burst grazie ai prodotti della fusione – non raggiunga il valore limite di 1,44 masse solari perché, a quel punto, l’astro collasserebbe sotto l’azione della sua stessa gravità esplodendo un’ultima volta come supernova. Sebbene simili, i termini “nova” e “supernova” indicano due fenomeni diversi: il primo consiste nella violenta espulsione di gas dalla superficie di una nana bianca senza che ciò comporti la distruzione della stella, mentre il secondo – che avviene in seguito a reazioni termonucleari nel nucleo dell’astro – porta all’esplosione dell’intera stella. Anche se non sarà “super”, vedere una nova come T Coronae Borealis è un evento unico, almeno nell’arco della vita di noi fragili esseri umani.

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