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Il pugnale “spaziale” di Tutankhamon

Un’arma preziosa “piovuta dal cielo” rinvenuta nel 1925 all’interno del sarcofago del più famoso faraone di tutti i tempi: Tutankhamon.

di Andrea Castelli

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Un secolo fa, l’archeologo ed egittologo inglese Howard Carter (1874-1939) fece forse la più grande scoperta archeologica di tutti i tempi: portò alla luce la tomba del giovanissimo faraone Tutankhamon. Il “re bambino”, figlio di Akhenaton e nipote di Amenhotep III, salì al trono a soli nove anni e mezzo e regnò durante la diciottesima dinastia egizia (Nuovo Regno). La sua improvvisa e prematura morte, avvenuta all’età di diciannove anni nel 1323 a.C. circa, lo destinò all’oblio per oltre tre millenni e avvolse in un’aura di mistero la figura di un faraone che oggi è divenuta l’icona dell’antico Egitto. La tomba che Carter scoprì nel 1922 nella Valle dei Re lasciò molte domande aperte sulla storia di Tutankhamon, alcune delle quali trovarono plausibili risposte solo recentemente. Come e dove morì? Perché il suo cuore venne rimosso, contrariamente a quanto era consuetudine fare, durante le operazioni di mummificazione? Le molte patologie di cui soffriva, probabilmente dovute a una lunga tradizione di matrimoni incestuosi, lo resero davvero un giovane infermo incapace di esercitare un ruolo attivo, sia legislativo sia militare, sul suo regno? Alla luce delle analisi condotte in tempi moderni sulla mummia del faraone e sull’imponente arsenale che componeva gran parte di quell’incredibile corredo funerario rinvenuto dall’archeologo britannico, l’immagine di Tutankhamon ingenuo “faraone fanciullo” è probabilmente da rivedere.
Di tutte le armi ritrovate, una in particolare attirò fin da subito l’attenzione degli studiosi: un pugnale di straordinaria fattura della lunghezza di 34,2 cm con una lama in ferro magistralmente forgiata che la mummia del re, portata alla luce nel 1925, custodiva avvolto tra le sue bende, lungo la coscia destra. Nonostante il fodero del pugnale fosse d’oro intarsiato e finemente lavorato su entrambi i lati, il vero oggetto prezioso si rivelò essere quella lama in ferro.
Dal momento che Tutankhamon regnò durante la diciottesima dinastia egizia, periodo coincidente con la tarda Età del Bronzo, l’origine del ferro e le tecniche di lavorazione utilizzate per realizzare la lama del pugnale diedero vita a diverse ipotesi. Poiché l’uso sporadico del ferro in Egitto e nel Mediterraneo durante l’Età del Bronzo è stato confermato da vari studi e dal momento che le tecniche di estrazione di questo metallo da minerali terrestri tramite fusione si sarebbero diffuse solo alcuni secoli più tardi, l’ipotesi più plausibile fu quella di ricondurre l’origine del ferro impiegato nella costruzione dei primi manufatti a “fonti extraterrestri”, ovvero meteoriti ferrose.
Grazie a uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista “Meteoritics & Planetary Science” , anche l’enigma legato alla provenienza del ferro della lama del pugnale di Tutankhamon è stato risolto: si tratta di ferro meteoritico. Per dimostrarlo, il team di ricerca ha fatto uso di una tecnica denominata “spettrometria XRF” (fluorescenza a raggi X) che ha permesso di mettere in evidenza, oltre alla presenza di ferro, un’elevata quantità di nichel. La percentuale di questo elemento riscontrata nella lama (circa il 10%) è nettamente superiore a quella che normalmente è possibile rinvenire in un oggetto fabbricato con ferro estratto da una cava terrestre e rappresenta quindi, unitamente alla presenza di tracce di cobalto, una forte indicazione dell’origine meteoritica del ferro utilizzato. Lo studio mostra anche, tramite l’esame di alcuni geroglifici, come gli antichi egizi fossero effettivamente consapevoli della possibilità che del ferro potesse cadere dal cielo.
L’11 febbraio 2022, la medesima rivista “Meteoritics & Planetary Science” ha ospitato un altro contributo relativo alle analisi condotte sul famoso pugnale. La mappatura del nichel presente sulla superficie della lama mostra una particolare disposizione dell’elemento che può essere associata alla formazione delle figure di Widmanstätten (pattern regolare di lamelle che si intersecano a formare una sorta di “texture”), portando quindi a concludere che il meteorite ferroso appartenesse alla classe delle ottaedriti. Oltre ad aver individuato il pattern di Widmanstätten, i ricercatori hanno anche analizzato diverse macchie nere ricche di zolfo distribuite a caso sulla superficie della lama, arrivando a comprendere che si tratta probabilmente di residui di inclusioni di troilite (FeS). Entrambe queste caratteristiche suggeriscono che il meteorite ferroso sia stato lavorato a temperature inferiori ai 950°C per forgiare la lama. Infine, dal momento che l’impugnatura in oro contiene una piccola percentuale di calcio privo di zolfo, lo studio suggerisce che gli artigiani che hanno fabbricato l’arma abbiano fatto uso di intonaco di calce al posto del gesso come materiale adesivo per fissare le decorazioni sull’elsa; poiché però l’uso dell’intonaco di calce in Egitto iniziò durante il periodo tolemaico (305–30 a.C.), gli studiosi hanno avanzato l’ipotesi che il pugnale sia stato realizzato fuori dall’Egitto, forse in Anatolia, e donato poi ad Amenhotep III, nonno di Tutankhamon.
Questa lunga storia ci insegna come il cielo sia stato spesso il protagonista delle vicende terrene di molte culture, ma non dovete preoccuparvi: non troverete un giorno o l’altro delle mummie in planetario, ma forse qualche “pietra caduta dal cielo” sì! Per scoprirlo, continuate a seguirci!

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