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Il cielo di Dicembre 2021

Nella prima parte del mese, Venere, Saturno e Giove appaiono allineati in cielo tra sud-ovest e sud nelle prime ore di buio

Di Davide Cenadelli.

Il mese di dicembre si apre col botto … planetario! Nella prima parte del mese, Venere, Saturno e Giove appaiono allineati in cielo tra sud-ovest e sud nelle prime ore di buio, dal crepuscolo all’ora di cena circa, quando Venere tramonta. Nelle sere tra il 6 e il 10 dicembre anche la Luna apparirà nella stessa zona di cielo, dando vita a un “poker d’Astri” (ringrazio l’amico Andrea Bernagozzi per la brillante definizione), nome della speciale iniziativa di osservazione di questi corpi celesti che si terrà nel tardo pomeriggio (tra le ore 17.30 e le 19.00) dei giorni 7, 8, 9 e 10 presso l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (se siete interessati, – la prenotazione è obbligatoria-)
Anche se Giove e Saturno non saranno in congiunzione, la loro vicinanza in cielo ci ricorda che una congiunzione di Giove e Saturno è stata citata come possibile origine dell’evangelica “stella” di Natale. Non una congiunzione qualsiasi, in realtà, bensì la rarissima “congiunzione tripla”, che si verifica ogni 800 anni circa. Di cosa si tratta? Nel periodo precedente e seguente il momento in cui un pianeta esterno si trova in opposizione, il suo moto diviene retrogrado, ossia sembra “tornare indietro” rispetto alle stelle, non certo perché lo faccia davvero: esso continua infatti tranquillamente ad orbitare intorno al Sole nel verso consueto, ma la Terra, più veloce, lo supera, così che il pianeta apparentemente sembra invertire il moto per qualche tempo, prima di riprendere quello normale, detto moto diretto. La cosa è più marcata se il pianeta è più vicino alla Terra, meno se è più lontano. Supponiamo allora che ci sia una congiunzione tra Giove e Saturno in prossimità dell’opposizione alla Terra dei due pianeti. Cosa osserveremmo i quei mesi? Prima vedremmo Giove raggiungere Saturno – la prima congiunzione – e superarlo mentre i due pianeti sono ancora in moto diretto, ovvero il consueto noto da ovest verso est rispetto allo sfondo delle stelle; poi i due comincerebbero a muoversi di moto retrogrado, con Giove che ri-avvicina e poi supera Saturno muovendosi “all’indietro” e dando vita a una seconda congiunzione, infine i due pianeti tornano a muoversi di moto diretto e Giove raggiunge e supera Saturno per la terza e ultima volta, generano così la terza congiunzione in pochi mesi tra i due pianeti. Questi fenomeni colpivano molto l’attenzione degli uomini antichi, che erano attenti osservatori del cielo e dei moti planetari. Nel 7 a.C. avvenne una congiunzione tripla di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, ed è cosa nota che la nascita di Cristo sia avvenuta tra il 4 e il 7 a.C., e non nell’anno 0. Perlopiù, Gesù non nacque il 25 dicembre. La scelta di questa data è dovuta alla sovrapposizione tra il Natale cristiano e la festa romana, di origine orientale, del Sol Invictus: essa celebrava il Sole la cui luce, divenuta minima al solstizio d’inverno in corrispondenza della massima durata della notte, ricomincia a crescere nei giorni successivi con l’allungamento della durata del dì che segue il solstizio stesso. Natale dunque nasce come festa della luce e poi si riveste di un significato teologico.
Dopo avere osservato i pianeti, possiamo levare lo sguardo alla regione dello zenit, ove verso l’ora di cena appare la costellazione di Andromeda con la celebre Galassia di Andromeda o M31, che con cielo terso e scuro è visibile a occhio nudo e, trovandosi nella regione zenitale, è nelle migliori condizioni possibili di osservazione. Conviene tentare l’osservazione nella prima parte del mese, oppure verso la fine, allorché non c’è il disturbo dovuto alla luce lunare. Verso est-nordest già col primo buio vediamo le costellazioni dell’Auriga e del Toro, avanguardia delle costellazioni invernali, mentre intorno all’ora di cena va a sorgere Orione, che poi dominerà la ribalta celeste nel pieno della notte con i suoi cani, il Cane Maggiore e il Cane Minore. Orione è facilmente riconoscibile per le tre stelle della cintura, Mintaka, Alnilam e Alnitak, che nella tradizione popolare sono identificate in vari modi, tra cui i tre Re Magi. Giusto per restare in tema natalizio, nella costellazione del Cancro, che in questa stagione sorge in serata un po’ sul tardi, ma è ben visibile in tarda notte, troviamo l’ammasso aperto del Presepe o M44, un ammasso di stelle posto a 610 anni luce di noi e visibile anche o occhio nudo come una debole macchiolina di luce. A est di Orione, e anch’essa visibile un po’ sul tardi, c’è la costellazione dell’Unicorno, non molto appariscente perché manca di stelle brillanti, ma, attraversata dalla Via Lattea, è molto ricca sul versante nebulare. Oltre alla celebre Nebulosa Rosetta, ospita al suo interno anche la Nebulosa Cono, uno dei soggetti preferiti dagli astrofotografi, e vicino a lei si trova – tornando allo spirito natalizio – l’ammasso Albero di Natale. Entrambi sono situati a 2.600 – 2.700 anni luce di distanza.

LA STELLA DEL MESE: ALMAAZ

Aspettiamo che sia notte fonda, diciamo intorno alla mezzanotte, guardiamo sopra la nostra testa e vedremo una stella brillantissima, Capella, nella costellazione dell’Auriga, sesta stella più brillante del cielo e terza dell’emisfero celeste boreale. Se vogliamo, la possiamo vedere anche prima, già dal tramonto, prima bassa sull’orizzonte nordorientale, via via più alta fino a conquistare le regioni zenitali. Capella – che il latino vuol dire “capretta” tanto che questa stella viene a volte citata semplicemente come “la capra” – rappresenta la capra Amaltea, che allattò il piccolo Zeus sul Monte Ida. Ma non è lei la “stella del mese”: vicino a Capella c’è un tiangolino isoscele di stelle deboli, note anche come “i capretti”, e la punta di questo piccolo triangolo molto allungato è la stella Almaaz (Epsilon Aurigae), molto più lontana e intrinsecamente luminosa di Capella. Se quest’ultima dista 43 anni luce, Almaaz ne dista … tra i 1.350 e i 3.300 secondo varie stime, in ogni caso molto di più di Capella. Si tratta di una variabile ad eclisse, con la componente principale che è una stella sulla quale l’unica cosa certa è che sia di classe F0, ovvero di colore biancastro leggermente tendente all’azzurro. Le caratteristiche che dipendono dalla distanza, ovvero la luminosità intrinseca, la classe di luminosità e il raggio, risentono dell’imprecisione di questa. Quindi possiamo dire che Almaaz è una supergigante (o una gigante) 360 (o forse 140) volte più grande del Sole, che supera in luminosità di 400.000 volte (o forse “solo” 40.000). Insomma, con certezza possiamo dire più che altro che Almaaz è lontana, grande, grossa e brillante. L’astrofisica è una scienza esatta, no?
Almaaz, dicevamo, è una binaria ad eclisse con una stella compagna, e se sperate che almeno su di lei ci siano dati precisi … rimarrete delusi! A parte l’incertezza sulla distanza che condivide con Almaaz stessa, la durata dell’eclisse fa supporre che tale compagna sia un oggetto molto grosso, che però non emette molta luce. Se sperate che sia un buco nero, di nuovo rischiate di rimanere delusi, in quanto si pensa che si tratti di un disco di materia scuro e opaco che imbozzola una stella di classe B, o forse una coppia di stelle. In conclusione: Almaaz, la stella dei misteri!

Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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