A 55 anni dalla storica impresa di Apollo 11, nel mese a lei dedicato – luglio – la Luna non smette mai di stupirci: grazie ai dati della missione LRO della Nasa, è stato scoperto sotto il Mare della Tranquillità un tunnel lavico cavo profondo oltre 100 metri e lungo tra i 30 e gli 80 metri.
Rappresentazione artistica di un tunnel lavico lunare realizzata tramite AI. Credit: zmescience.com.
Non solo milioni di crateri, distese di basalto denominate “mari”, originatesi da antiche eruzioni di materiale incandescente, catene montuose, valli e depressioni; sulla superficie della Luna sono presenti a oggi anche circa 200 pozzi, skylights (lucernari), come li chiamano gli scienziati. Queste aperture – che si pensa siano state prodotte dal crollo del tetto di tubi di lava lunari – potrebbero condurre a veri e propri mondi sotterranei. Sulla Terra, i tubi di lava si formano quando il magma scorre sotto una crosta solidificata e successivamente defluisce. Lo stesso processo potrebbe essersi verificato sulla Luna miliardi di anni fa, quando era ancora geologicamente attiva, nei pressi di qualche grande cratere da impatto, il cui interno può impiegare anche centinaia di migliaia di anni per raffreddarsi. Una volta che il flusso di lava diminuisce, il tubo può drenare, formando uno spazio vuoto. Teorizzate da più di 50 anni, queste curiose strutture sotterranee hanno sempre scatenato l’immaginazione degli scienziati; in effetti, forti indizi dell’esistenza di pozzi che potrebbero dare accesso a caverne o sistemi di tunnel lunghi anche kilometri si trovano già in diverse immagini scattate nel 2009 dall’orbiter Kaguya della JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency). Centinaia di altre “fosse” sono state poi trovate utilizzando un nuovo algoritmo informatico che ha scansionato automaticamente migliaia di immagini ad alta risoluzione della superficie lunare realizzate dalla Narrow Angle Camera di LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) della NASA.
Lo scorso 15 luglio un team internazionale di ricerca, coordinato dall’Università di Trento, ha pubblicato sulla rivista Nature Astronomy un importante studio che ha fornito per la prima volta prove dell’esistenza di tunnel di lava sotto la superficie della Luna. Si tratta di una pietra miliare nello studio del corpo celeste a noi più vicino. Rianalizzando i dati radar raccolti dallo strumento Mini-RF (Miniature Radio-Frequency) di LRO nel 2010, il gruppo di ricerca ha trovato prove di una grotta che si estendeva per almeno 60 metri partendo dalla base di una grossa buca. La fossa si trova nel Mare della Tranquillità, a poco meno di 400 Km a nord-est del sito di allunaggio della celebre missione Apollo 11. «A distanza di tanti anni abbiamo analizzato queste immagini con complesse tecnologie di elaborazione dei segnali sviluppate recentemente nel nostro laboratorio» dichiara Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento, coordinatore dello studio, «e abbiamo scoperto che una parte delle riflessioni radar provenienti da un’area del Mare della Tranquillità può essere attribuita a un condotto sotterraneo».
Nell’immagine a sinistra è rappresentato il modello 3D utilizzato nelle prove di validazione delle osservazioni radar. Nell’immagine a destra è rappresentato artisticamente un pozzo che da’ accesso a una cavità sotterranea lunga decine di metri. Credit: unipd.it
La conferma definitiva è arrivata realizzando, a partire dai dati radar, un modello 3D di una porzione del tunnel che suggerisce l’esistenza di un passaggio con struttura analoga a quella di un tubo lavico cavo che si estende nel sottosuolo lunare dal lato ovest del pozzo. L’intera estensione della grotta non è nota, ma gli studiosi stimano che il condotto, leggermente inclinato con una pendenza che non supera i 45 gradi, sia lungo dai 30 agli 80 metri e largo circa 45 e si trovi a una profondità compresa tra i 130 e i 170 metri. Allo studio, finanziato in parte dall’Agenzia Spaziale Italiana, hanno partecipato anche ricercatori dell’Università di Padova, tra i quali Riccardo Pozzobon, ricercatore in geologia planetaria ed esperto in telerilevamento satellitare di superfici planetarie, che ha fornito supporto grazie alle sue conoscenze geologiche di tali strutture vulcaniche e, in particolare, ha validato i dati ottenuti dal radar Mini-RF in modo da ottenere un’interpretazione geologica convincente.
Lo studio in questione, oltre a fornire nuove informazioni per una comprensione più profonda della passata geologia lunare, ha importanti applicazioni per ciò che riguarderà le future missioni umane di lunga durata. Dal momento che la superficie del nostro satellite non è per nulla ospitale – con temperature che variano mediamente tra i 120°C nelle regioni illuminate dal Sole e i -170°C nelle zone in ombra, radiazioni solari e cosmiche circa 150 volte superiori a quelle che riceviamo sulla Terra e non remota possibilità di impatto di qualche meteoroide – l’idea di poter sfruttare questi tunnel per realizzare insediamenti umani protetti senza dover scavare è senz’altro qualcosa che verrà preso seriamente in considerazione per il futuro.