Ieri, 23 settembre 2025, la NASA ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha dichiarato di essere praticamente pronta a riportare l’uomo verso la Luna già nei prossimi mesi.
L’equipaggio della missione Artemis 2 della NASA (da sinistra a destra): il comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover, la specialista di missione Christina Koch e lo specialista di missione della CSA Jeremy Hansen. Credit: NASA.
Dopo oltre mezzo secolo dall’ultima missione lunare con equipaggio, la NASA è pronta a compiere un nuovo, decisivo balzo in avanti nell’esplorazione spaziale. La missione Artemis II si prepara infatti a riportare esseri umani in orbita attorno alla Luna, aprendo la strada a una presenza duratura nello spazio profondo e, in prospettiva, sul pianeta Marte. Il 22 settembre 2025, l’agenzia spaziale americana ha presentato la ventiquattresima classe di astronauti statunitensi composta da sei donne e quattro uomini, ma ieri, 23 settembre, ha riacceso i riflettori, dopo diversi mesi caratterizzati da incertezze sul destino di parecchie missioni, proprio su Artemis II. Sarà un volo storico, dicono, che segnerà il ritorno dell’uomo oltre l’orbita terrestre bassa per la prima volta dal 1972, quando la missione Apollo 17 concluse l’omonimo programma di esplorazione lunare.
Il poderoso lanciatore SLS (Space Launch System) in configurazione Block 1 (versione iniziale e più leggera del razzo) porterà nello spazio la navicella Orion, erede della storica capsula Apollo, all’interno della quale viaggeranno quattro astronauti – e non più tre, come avveniva in passato – assegnati alla missione nel lontano aprile 2023: Reid Wiseman (comandante), Victor Glover (pilota) e Christina Koch (specialista di missione) per la NASA e Jeremy Hansen, anch’egli specialista di missione, per la CSA (Agenzia Spaziale Canadese). Mai prima d’ora una donna, un astronauta afroamericano e uno canadese si erano spinti oltre l’orbita terrestre bassa. Il profilo della missione si baserà sul test di volo senza equipaggio di Artemis I, avvenuto il 16 novembre 2022. Con Artemis II la destinazione non sarà la superficie lunare, ma un’orbita che porterà gli astronauti a circa 7000 chilometri oltre il lato nascosto della Luna. La missione durerà 10 giorni, durante i quali Orion compirà un ampio sorvolo del nostro satellite prima di fare ritorno sulla Terra. L’obiettivo sarà quello di testare in condizioni operative reali tutti i sistemi di bordo, le procedure di volo e i protocolli di sicurezza che serviranno per le future missioni che effettivamente alluneranno. Già a partire da questa estate, Reid Wiseman e compagni hanno iniziato una fase intensiva di addestramento presso il Kennedy Space Center della NASA, in Florida. All’interno del Multi-Operation Support Building, gli astronauti hanno simulato ogni fase della missione, dal giorno del lancio al lavoro in orbita. Hanno testato tute, sistemi di supporto vitale, procedure d’emergenza, comunicazioni e logistica a bordo. Un’attenzione particolare è stata riservata agli scenari critici: malfunzionamenti, emergenze mediche, gestione dell’isolamento e condizioni ambientali estreme. Ma anche aspetti apparentemente più ordinari, come la disposizione della cabina per dormire, mangiare e gestire l’igiene personale, sono stati curati nei minimi dettagli. Tutto dev’essere pronto per affrontare lo spazio profondo. La data ufficiale del lancio di Artemis II verrà confermata nei prossimi mesi, ma sappiamo che sarà tra febbraio e aprile 2026. La prima possibilità, secondo quanto comunicato ieri, è infatti fissata per il 5 febbraio 2026. Il lancio avverrà sempre dal Kennedy Space Center e – dopo il decollo, la separazione dei booster e del primo stadio – la capsula Orion e lo stadio superiore, denominato ICPS (stadio di propulsione criogenica provvisorio), orbiteranno attorno alla Terra due volte raggiungendo una quota massima di 74000 Km. Dalla seconda orbita, quella alta, verrà effettuata la manovra di inserzione nella traiettoria translunare (TLI) che trasferirà Orion verso la Luna. Prima che ciò avvenga però, l’equipaggio eseguirà una manovra manuale di volo attorno all’ICPS, prima di liberarsene. Durante le fasi di avvicinamento e allontanamento dallo stadio, verranno utilizzate le telecamere di bordo di Orion e la visuale dagli oblò per allinearsi correttamente. L’obiettivo è valutare la manovrabilità della navicella e testare i relativi sistemi hardware e software. Questa dimostrazione fornirà dati preziosi, che non possono essere ottenuti da terra, sulle prestazioni del veicolo spaziale in vista delle operazioni critiche di rendezvous, attracco e sgancio in orbita lunare che avranno luogo a partire dalla missione Artemis III. Raggiunta finalmente la Luna, durante il sorvolo della superficie Orion arriverà a trovarsi nel punto più distante dalla Terra mai raggiunto da una navicella con equipaggio.
Artemis II non sarà solo una prova tecnologica, ma anche una missione scientifica. Per la prima volta, esperimenti biologici e medici verranno condotti in un ambiente ostile come lo spazio profondo. Gli astronauti indosseranno sensori per monitorare ritmi circadiani, capacità cognitive e interazioni sociali in luoghi chiusi e isolati, fondamentali per missioni di lunga durata. Attraverso l’analisi di saliva e sangue prima, durante e dopo la missione, si studieranno gli effetti della microgravità e delle radiazioni cosmiche sul sistema immunitario dell’equipaggio. Verrà anche eseguito a bordo un esperimento rivoluzionario e quasi futuristico: minuscoli dispositivi contenenti cellule di organi come cuore, polmoni e midollo osseo degli astronauti simuleranno la risposta biologica a fattori ambientali estremi e particolarmente ostili. Questa tecnologia, mai testata a tali distanze dalla Terra, potrebbe rivoluzionare la medicina spaziale e terrestre. In collaborazione con l’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR), saranno poi installati sensori per misurare con precisione l’esposizione alle radiazioni, anche in caso di eventi solari improvvisi. Infine, test vestibolari, muscolari, visivi e cognitivi completeranno il quadro dell’adattamento umano allo spazio profondo, andando ad alimentare un database di parametri vitali costruito già nel 2018. Durante il sorvolo, l’equipaggio effettuerà anche una campagna di osservazione scientifica della superficie lunare. Per mezzo di fotocamere e strumenti audio, gli astronauti documenteranno dettagli geologici che i sensori automatici spesso non riescono a cogliere. Col supporto in tempo reale di scienziati a Terra, potranno identificare variazioni cromatiche e morfologiche utili per future missioni con allunaggio. Artemis II rilascerà in orbita anche alcuni CubeSat, mini-satelliti sviluppati da agenzie internazionali per svolgere esperimenti autonomi su comunicazioni, navigazione, rilevamento ambientale e test di nuove tecnologie. Questa missione sarà, in tutto e per tutto, una prova generale per il ritorno sulla Luna con Artemis III, che porterà astronauti, inclusa la prima donna e la prima persona di colore, nella regione del polo sud del nostro satellite. Artemis II sarà il primo passo verso una presenza permanente nello spazio profondo. A tal proposito, inizierà in parallelo anche la costruzione del Lunar Gateway, una stazione spaziale in orbita lunare che fungerà da avamposto per esplorazioni future, sia lunari che marziane.