La Luna e il cielo non potevano certo sfuggire all’insaziabile curiosità di Leonardo da Vinci. Il genio toscano – autore di celebri opere immortali, ingegnere e inventore – quando alzava gli occhi al cielo non era da meno: la parte astronomica delle sue ricerche, frammentata in numerosi appunti racchiusi nei vari codici, è infatti ricca di geniali spunti ed intuizioni.
Leonardo, disegno della Luna con matita nera e gesso bianco, Codice Atlantico (f. 674v), ca. 1511
Guardare la Luna e pensare alle missioni Apollo, nonostante quest’anno ricorra il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio, è roba vecchia: d’ora in poi, quando la guardate, pensate a Leonardo da Vinci.
Sebbene ai più non sia cosa nota, la Luna occupa un posto di rilievo nelle ricerche del genio toscano, tanto da indurlo addirittura a pensare ad un intero trattato sul nostro satellite naturale, che – in perfetto “stile Leonardo” – non ha però mai visto la luce. Ciò non toglie comunque nulla alla profondità di analisi che Leonardo raggiunge quando si interroga sui fenomeni che coinvolgono la Luna: scrive infatti che “la Luna non è luminosa per sé, ma bene è atta a ricevere la natura della luce a similitudine dello specchio e dell’acqua, o altro corpo lucido” (Manoscritto A., f. 64r) e “[…] non avendo lume proprio, riceve da altri la luce” (Codice Leicester, f. 30r). Leonardo comprende quindi correttamente che la Luna non brilla di luce propria ma è illuminata dal Sole e, spingendo un po’ più avanti la sua acuta osservazione, si rende anche conto di un fenomeno al quale proprio a lui va attribuita la corretta spiegazione scientifica: la luce cinerea. Poco dopo un novilunio, o all’alba nei giorni tra l’ultimo quarto e il novilunio stesso, è facile notare, accanto alla falce luminosa crescente, la restante parte della Luna debolmente illuminata di una luce di tonalità grigio-azzurra: è la cosiddetta “luce cinerea”, il colore della quale richiama appunto quello della cenere. Leonardo si accorge quindi che, proprio perché la Luna non brilla di luce propria, la luce cinerea deve avere origine da un fenomeno di riflessione multipla della luce solare la quale, dopo aver investito la Terra, in piccola parte raggiunge il nostro satellite, per poi essere nuovamente riflessa dalla Luna sulla Terra. Una cosa gli va perdonata, ma si tratta di un’inezia: contrariamente a quanto credeva, gli oceani della Terra non sono la fonte primaria della luce cinerea, ma sono le nuvole.
Osservando la Luna, Leonardo inizia anche ad interrogarsi sulla natura delle macchie scure, quelle zone che oggi chiamiamo “mari”. Il suo acuto ingegno gli fa subito comprendere che non si tratta di “vapori” che si innalzano dalla superficie lunare, poiché – se così fosse – queste macchie dovrebbero cambiare continuamente di aspetto e posizione (Manoscritto F., f. 84r). La sua selvaggia immaginazione, però, lo tenta e lo conduce successivamente sulla via errata: in un appunto racchiuso nel Manoscritto Br. M. (f. 19r), torna sui suoi passi e ipotizza che la diversità delle macchie dipenda da formazioni nuvolose che si elevano dal mare. Leonardo, infatti, arriva a pensare che sulla Luna ci sia l’acqua e, addirittura, che i suoi mari siano solcati da onde.
Nonostante Leonardo non sia stato un astronomo né un ottico professionista, gli sbalorditivi progressi da lui raggiunti nella conoscenza della geometria e dell’ottica, il suo impressionante intuito e l’insaziabile curiosità gli hanno permesso di avvicinarsi incredibilmente alla comprensione scientifica di svariati problemi ed enigmi, la corretta soluzione dei quali sarebbe stata trovata solo secoli dopo.
Ma questo non è certo tutto: ci sono altre folgoranti intuizioni leonardesche in ambito astronomico che vi aspettano, come la spiegazione del colore azzurro del cielo e l’abbozzo addirittura di una proto-teoria eliocentrica. Per chi volesse saperne di più,
Associazione LOfficina, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, ha organizzato un ciclo di incontri dedicati al grande genio. Martedì 12 Febbraio Mario Taddei, direttore tecnico e capo ricercatore presso il Centro studi “Leonardo3” di Milano, ci condurrà proprio alla scoperta delle ricerche astronomiche di Leonardo attraverso un’inedita visione.