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Il Cielo di Novembre 2023

Mese delle Leonidi, uno dei più bei sciami meteorici. Notti progressivamente più lunghe e pianeti protagonisti del cielo.

di Davide Cenadelli.

In novembre, i pianeti del Sistema Solare sono protagonisti, in particolare con Giove, che raggiunge l’opposizione al Sole il giorno 3, risultando quindi visibile per tutta la notte e in condizioni ideali di osservazione. Si trova nella costellazione dell’Ariete. Molto ben osservabile anche Saturno, che, sullo sfondo delle stelle dell’Acquario, è ben visibile dal tramonto alla tarda serata, quando tramonta. Se si vuole osservare Venere, invece, bisogna alzarsi verso l’alba, allorché il pianeta splende verso sudest col suo consueto fulgore. Il giorno 9 il pianeta sarà occultato dalla Luna, più o meno tra le 11 e mezzogiorno (ma gli orari esatti dipendono dalla località di osservazione). In condizioni ideali Venere potrebbe essere visibile anche a occhio nudo nella luce del giorno, ma sicuramente l’ideale è servirsi di un binocolo.
Oltre allo spettacolo dei pianeti, il cielo ci mostra le costellazioni autunnali: il cavallo alato Pegaso, la principessa Andromeda, l’eroe Perseo, la regina Cassiopea, il re Cefeo, il mostro marino raffigurato nella costellazione della Balena, il Pesce Australe con la brillante stella Fomalhaut che sfiora l’orizzonte meridionale, il coppiere degli dei Ganimede rappresentato dalla costellazione zodiacale dell’Acquario, poi i Pesci, l’Ariete, il Triangolo e sì … guardando verso nordest, già di sera vediamo un gruppettino di stelle, le Pleiadi, il più famoso ammasso stellare del cielo. Le Pleiadi si trovano nella costellazione del Toro, che sorge col primo buio, e sono seguite della brillante stella Aldebaran, il cui nome d’origine araba significa proprio “l’inseguitrice” in quanto, a causa della rotazione terrestre, sembra muoversi in cielo inseguendo le Pleiadi.
Il Toro è una costellazione antichissima: era già nota ai Sumeri che vi vedevano il Toro del Cielo impegnato in una lotta con Gilgamesh, raffigurato nella vicina costellazione di Orione. Ma probabilmente è molto più antico: un dipinto rupestre nella Grotta di Lascaux, databile al 15.000 a.C. circa, raffigura un toro che sembra rappresentare la costellazione, in particolare grazie a un gruppetto di punti sulla sua groppa molto somigliante alle Pleiadi.
Le Pleiadi sono un ammasso aperto, ovvero un gruppo di stelle nate insieme non molto tempo fa. Non molto tempo fa significa in questo caso circa 100 milioni di anni, un tempo astronomicamente non lunghissimo, sufficientemente breve perché questo gruppo di stelle siano ancora unite; ma il loro destino, come quello degli ammassi aperti in generale, è di disperdersi. Entro due o trecento milioni di anni, questo meraviglioso gruppetto di stelle che oggi allieta le nostre notti autunnali e invernali non esisterà più: ognuna se ne sarà andata per la sua strada negli sterminati spazi della Galassia. Anche se a occhio nudo nelle Pleiadi si vedono tra sei e nove stelle, in realtà l’ammasso ne comprende un migliaio e a occhio nudo si vedono solo le più brillanti. La più luminosa di tutte è Alcyone, una stella multipla la cui componente principale è una gigante azzurra di classe B5 nove volte più grande del Sole ma ben 2.000 volte più luminosa grazie all’elevata temperatura superficiale di 12.000 °C. Si trova a 440 anni luce e questa è più o meno la distanza da noi dell’ammasso, che però si estende parecchio lungo la linea di vista. Ad esempio Maia e Merope, altra due stelle delle Pleiadi, si trovano a 380 anni luce, ben 60 anni luce “davanti” ad Alcyone. L’ammasso delle Pleiadi, che da Terra appare piuttosto compatto, è in realtà molto allungato proprio lungo la linea di vista: se lo guardassimo, per così dire, di lato, lo vedremmo molto più lungo e disperso.
Confinante col Toro, ormai ben visibile già di sera appare anche la costellazione dell’Auriga, riconoscibile dalla caratteristica figura pentagonale: dei vertici del pentagono, quattro sono identificati da stelle dell’Auriga, tra cui la più luminosa è Capella, sesta più brillante di tutto il cielo, e uno da una stella del Toro, Elnath, che costituisce la punta di una delle due corna dell’animale celeste. Dato che il Toro di corna ne ha due, ecco che l’altra punta è identificata dalla più debole stella Zeta Tauri, chiamata anche Tianguan, vicino alla quale si trova la celebre Nebulosa del Granchio, resto di una supernova avvistata nel 1.054. La vicinanza alla stella Zeta Tauri è solo prospettica, in quanto la stella dista 440 anni luce, mentre la nebulosa 6.500, e si trova addirittura in un altro braccio a spirale della Galassia, quello di Perseo, e non quello di Orione dove ci troviamo noi. Col passare delle ore, mentre l’Auriga e il Toro salgono a guadagnare la ribalta del firmamento, ecco sorgere Orione che sarà osservabile in orari più comodi nei prossimi mesi invernali.
Nel mese di novembre sono osservabili anche due sciami meteorici: le Tauridi nella prima metà del mese e le Leonidi con picco nella notte tra il giorno 17 e il 18, allorché La Luna sarà in fase crescente, visibile di sera ma non nelle ore antimeridiane, che sono quelle giuste per osservare le meteore di questo sciame. Le Leonidi sono famose per generare delle vere e proprie piogge meteoriche allorquando la cometa da cui originano, la Tempel-Tuttle, passa al perielio. L’ultimo passaggio è stato nel 1998 e il prossimo sarà nel 2031, dunque non ci si aspetta che le Leonidi siano particolarmente spettacolari quest’anno.

LA STELLA DEL MESE:HAMAL

Hamal, di seconda magnitudine, è la stella principale della costellazione dell’Ariete, e il suo nome, di origine araba, significa proprio questo, l’ariete. Pur non brillantissima, la si nota bene, in quanto posta in una regione del cielo non molto ricca di stelle. Hamal è una gigante arancione, una stella che ha già concluso la fusione dell’idrogeno e sta risalendo il ramo delle giganti rosse predisponendosi all’innesco della fusione dell’elio oppure – la cosa spesso è difficile da stabilire – ha già vissuto la fase di gigante rossa e la fusione dell’elio, già iniziata, l’ha riportata verso il “red clump” del diagramma H-R, sulla sinistra del ramo delle giganti, ove si pongono le giganti, più arancioni che rosse, impegnate in questa fase. Grande 15 e brillante 91 volte il Sole, questa stella si trova a 66 anni luce da noi. Curiosamente, più o meno alla stessa distanza si trova Aldebaran, la stella principale del Toro, non lontana in cielo, che pure è una gigante arancione in una fase evolutiva simile. Aldebaran però appare 3 volte più brillante, in quanto è assai più grande e luminosa, 45 e 440 volte il Sole rispettivamente.
Hamal potrebbe avere un pianeta, al momento sospettato ma non confermato, più massiccio di Giove e posto a 1,2 UA dalla stella, quindi ben al di fuori della zona abitabile considerando la luminosità di quest’ultima.
Curiosamente, tra il II e il I millennio a.C., quando l’equinozio di primavera si trovava nella costellazione dell’Ariete (ora si trova nei Pesci a causa del moto di precessione dell’asse terrestre), Hamal era la stella relativamente brillante più vicina a questo importante punto della sfera celeste.

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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