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Il cielo di Luglio 2022

Grande protagonista delle calde notti di luglio è la scia bianca che attraversa il cielo: la Via Lattea.

Di Davide Cenadelli.

Grande protagonista del cielo di luglio è la Via Lattea. D’estate, se ne vede la parte più luminosa, dato che la notte terrestre punta in direzione delle regioni centrali della nostra galassia, quelle ove le stelle sono più addensate. Per la precisione, il centro galattico si trova nella parte occidentale della costellazione del Sagittario, vicino al confine con lo Scorpione, non lontano in cielo dalla stella Alnasl che identifica la punta della freccia che il Sagittario sta per scagliare. Attenzione però: questo non significa che questa stella o le altre della costellazione si trovino fisicamente in prossimità del centro della nostra galassia! Ricordiamo infatti che una costellazione è un campo di cielo che contiene alcune stelle con cui la fantasia degli uomini ha disegnato delle figure immaginarie, e si dice che appartiene a una costellazione ogni oggetto che si trovi compreso in tale regione celeste. Si tratta però di una questione prospettica: le stelle e ogni altro oggetto celeste come ammassi, nebulose e galassie che si trovano “nella” costellazione, anche se appaiono vicini in cielo, di norma non sono vicini nello spazio, ma a distanze diverse da noi. Così, le stelle del Sagittario si trovano tipicamente a decine o centinaia di anni luce di distanza (ad es. Alnasl è una gigante arancione a circa 100 anni luce), mentre il centro della Galassia è molto più lontano, a 26-27.000 anni luce da noi.
Per la verità, il centro della nostra galassia non è visibile direttamente. Sul piano del disco galattico, infatti, ci sono nubi di polveri che assorbono la luce delle stelle retrostanti, così che si riesce a vedere fino a qualche migliaio di anni luce di distanza, e ciò che è più lontano viene nascosto. Osservando però in regioni spettrali a lunghezza d’onda maggiore del visibile, ovvero infrarosso, microonde ed onde radio, si riesce a vedere più lontano, in quanto la maggiore lunghezza d’onda permette a queste onde elettromagnetiche di “saltare” più agevolmente i microgranuli che compongono le polveri interstellari, così da essere diffuse in misura minore. In altre parole, le polveri sono più trasparenti a queste lunghezze d’onda e in questo modo è possibile vedere più lontano, fino al centro galattico ove si annida un buco nero supermassiccio di circa 4 milioni di masse solari, chiamato Sagittarius A*, di cui è stata recentemente diffusa la prima immagine.
La regione del Sagittario e delle vicine costellazioni del Serpente e dello Scudo è ricchissima di oggetti del profondo cielo, come le nebulose Laguna (M8), Trifida (M20), Aquila (M16) e Omega (M17), e l’ammasso aperto dell’Anitra Selvatica (M11). Questi oggetti e diversi altri si trovano tutti a distanze dell’ordine dei 4-6 mila anni luce, e non è un caso: appartengono a un braccio a spirale della nostra galassia diverso dal nostro – che è il Braccio di Orione – e collocato in posizione più vicina alle regioni centrali: si tratta del Braccio del Sagittario (o Braccio della Carena-Sagittario). Se immaginiamo i bracci di spirale come dei quartieri galattici, il nostro è un quartiere semiperiferico, e quello del Sagittario è un quartiere prospicente, ma più vicino al centro, da cui lo separano comunque altri 20.000 anni luce.
L’osservazione della Via Lattea nella regione del Sagittario è ostacolata dal fatto che quest’ultima è una costellazione australe, che appare bassa sull’orizzonte meridionale, ove bisogna fare i conti con le foschie e l’inquinamento luminoso. Più fortunati di noi sono gli osservatori australi che vedono tale costellazione molto più alta in cielo.
Risalendo lungo la Via Lattea, dopo avere lasciato la zona Sagittario-Serpente-Scudo, raggiungiamo la magnifica costellazione dell’Aquila, con la brillante stella Altair, dopodiché troviamo le piccole costellazioni della Freccia e della Volpetta sormontate dal Cigno, la cui forma a croce è facile da riconoscere, anche grazie alla presenza della brillante stella Deneb. In prossimità del Cigno la Via Lattea sfiora anche la costellazione della Lira ove si trova la brillantissima Vega, quinta stella più brillante del cielo. Nel cuore delle notti di luglio la Lira e il Cigno occupano le regioni zenitali, sopra la nostra testa, e proprio tra lo Scudo, l’Aquila e il Cigno, complice la maggiore altezza rispetto al Sagittario, di solito la Via Lattea si mostra al massimo del suo splendore a noi osservatori delle medie latitudini boreali. Nella costellazione del Cigno essa sembra dividersi in due, come se una valle scura attraversasse il luminoso fiume di stelle: essa è dovuta a nubi di polveri interstellari poste a migliaia di anni luce di distanza che assorbono la luce delle stelle retrostanti.
Vega ed Altair costituiscono due vertici del Triangolo Estivo, con il terzo costituito da Deneb, nel Cigno. Delle tre stelle, la più vicina a noi è Altair, a 17 anni luce. Altair è una stella nana, grande circa il doppio del Sole (per la precisione, si tratta di una stella rapidamente rotante e piuttosto schiacciata, con un raggio equatoriale pari a 2 volte quello solare, mentre quello polare è 1,6 volte maggiore). La sua luminosità supera quella del Sole di 11 volte. Anche Vega è una stella nana ma è posta più lontana, a 25 anni luce da noi, brilla 40 volte più del Sole e lo supera in dimensioni di due volte e mezzo circa (anch’essa è una stella rapidamente rotante e schiacciata con raggio equatoriale e polare rispettivamente 2,8 e 2,4 volte quello del Sole). Deneb, invece, è molto più lontana. La sua distanza è molto grande, e questo implica che sia piuttosto difficile da misurare, così che vi sono varie stime non del tutto concordanti. Assumendo come valore 2.600 anni luce – uno dei valori più attendibili proposti finora – ne risulta una stella supergigante 200.000 volte più luminosa e 200 volte più grande del Sole. Deneb, che appare come la diciannovesima stella più brillante del cielo terrestre, è la stella più lontana ed intrinsecamente più luminosa tra le prime venti, e una tra le stelle intrinsecamente più luminose tra tutte quelle visibili a occhio nudo.
Per quanta riguarda i pianeti del Sistema Solare, finalmente Saturno si rende visibile in orari un po’ più comodi rispetto ai mesi passati, sorgendo intorno alle 23 ed estendendo quindi la sua fascia di visibilità alle ore centrali della notte. Giove sorge circa un’ora dopo, mentre rimane confinata alle ore antelucane la visibilità di Marte, la cui luminosità cresce lentamente, in vista dell’opposizione del prossimo dicembre.
Inoltre, verso fine mese toccherà il picco lo sciame meteorico delle Delta Aquaridi, uno sciame che con un po’ di fortuna può regalare qualche bella meteora cospicua.

LA STELLA DEL MESE: DSCHUBBA

Dschubba (Delta Scorpii) è la più luminosa delle tre stelle che costituiscono la testa dello Scorpione e il suo nome, di origine araba, significa “il cervello”. Posta a circa 440 anni luce da noi, fa parte dell’associazione OB Scorpione-Centauro, cui appartengono anche le vicine Antares – il rosso cuore dello Scorpione – e Acrab, poste anch’esse a distanze simili. Dschubba è una stella doppia, con entrambe le componenti di colore blu (classe spettrale B) e alta luminosità (38 e 22 mila volte il Sole). La più luminosa appartiene alla classe spettrale B0, il che la rende una delle stelle più blu visibili a occhio nudo, ed è una subgigante, mentre la compagna è una nana.
Si tratta pertanto di una coppia notevole, anche se stelle di questo tipo non sono rare nell’associazione Scorpione-Centauro. Ciò che rende Dschubba davvero particolare è però la sua variabilità. La componente principale infatti è una stella di classe Be, ovvero una stella di classe B con righe in emissione, che testimoniano una veloce rotazione che causa l’emissione di dischi di materia nello spazio e una certa variabilità nell’emissione luminosa. Questo rende dubbia la risposta alla fondamentale domanda: qual è la seconda stella più luminosa della costellazione dello Scorpione dopo Antares? (Nota: se questa non vi sembra una domanda che toglie il sonno, avete ragione, però per chi osserva lo Scorpione dall’adolescenza come il sottoscritto ci sta che sia una domanda importante, siete d’accordo?)
Di norma tale ruolo spetta a Shaula, sul pungiglione dell’aracnide celeste, di magnitudine 1,6, mentre Dschubba è poco più debole della 2. Ma non negli ultimi due decenni, allorché quest’ultima è aumentate significativamente di luminosità fino a raggiungere (nel 2003) la magnitudine 1,5, per poi variare un po’. Al momento, quale delle due prevale? Due o tre sere fa, osservando lo Scorpione nel cielo tersissimo dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Dschubba appariva nettamente più luminosa di Acrab (magnitudine 2,5 circa) e paragonabile a Shaula (a occhio era impossibile stabilire quale fosse la più luminosa delle due). Una cosa è certa: dalla mia adolescenza, la figura dello Scorpione è cambiata.

Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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