Giugno: il mese del solstizio d’estate e delle giornate più lunghe dell’anno é iniziato.
di Davide Cenadelli
In giugno cominciano sia l’estate astronomica che quella meteorologica. La prima comincia il giorno 20, col solstizio d’estate: quel giorno, l’emisfero boreale della Terra riceverà la massima insolazione, con il dì più lungo e la notte più corta dell’anno. Tanta luce, insomma, anche di sera. Ci sono persone (molte) a cui questo fa piacere, mentre ad altre (poche, io sono tre queste) no. Se, come me, appartenete alla seconda categoria, pensate che, dopo il 20 giugno, le giornate cominceranno ad accorciarsi. In realtà, all’inizio di pochissimo, come avviene anche in prossimità del solstizio d’inverno, quando le parti tra notte e dì sono invertite, e il secondo comincia ad allungarsi dopo il solstizio, ma inizialmente il processo è assai lento, e prende poi slancio dopo qualche settimana.
Tra il solstizio d’inverno e quello d’estate, però, c’è un’ulteriore differenza: il primo avviene in prossimità del perielio dell’orbita terrestre, ovvero il punto di massima vicinanza al Sole, il secondo dell’afelio (che cadrà il prossimo 4 di luglio), quando la Terra è alla massima distanza dal Sole e il moto di rivoluzione è più lento, così che i cambiamenti nella durata del dì e della notte sono davvero lentissimi. Insomma, nelle settimane immediatamente successive al solstizio d’estate la diminuzione di ore di luce è piccola e poco significativa. Ma ci accontentiamo.
L’estate meteorologica, invece, convenzionalmente, inizia il primo giugno. Se mi permettete una breve digressione non astronomica, quel giorno cade una ricorrenza importante. Il primo giugno del 1967 fu pubblicato l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, l’opus magnum psichedelico dei Beatles. E bisogna dire che di diamanti, nel cielo visibile nelle pur brevi notti di giugno ce ne sono parecchi.
Col primo buio, vediamo ancora bene il cielo primaverile: il Grande Carro e Boote altissimi, la Vergine più bassa verso sud e il Leone che ormai va a calare a occidente. Rispetto ai mesi passati, però, vediamo meglio le costellazioni che potremmo definire tardo-primaverili o di inizio estate, quali la piccola ma affascinante Corona Boreale, la grande costellazione di Ercole, la testa del Serpente, più a sud la Bilancia, poi Ofiuco, con cui entriamo più francamente nel cielo estivo.
La Corona Boreale è una costellazione davvero affascinante, e che torna utile tutte le volte che, facendo vedere le costellazioni a un amico, questo osserva come esse somiglino assai poco a quanto vorrebbero rappresentare. Allora, se visibile, gli si può mostrare la Corona Boreale, un perfetto semicerchio di stelle, la cui forma ricorda una corona di gemme. Secondo il mito, è la corona che Dioniso donò ad Arianna dopo che questa fu abbandonata sull’isola di Nasso da Teseo, dopo che, con lo stratagemma del filo, lo aveva aiutato a uscire dal labirinto di Creta. Il contraltare alla Corona Boreale nel cielo autunnale è la costellazione del Triangolo: se il vostro amico in autunno osserva che Andromeda non somiglia a una ragazza e Cassiopea a una regina (la prossima volta lo lasciamo a casa e invitiamo un amico con più fantasia), fategli vedere il Triangolo.
La stella più brillante della Corona Boreale, di seconda magnitudine, porta il nome latino di Gemma, cui si affianca quello arabo di Alphecca. È una nana di classe A0, di colore bianco-azzurro, 74 volte più luminosa del Sole e posta a 75 anni luce di distanza. Ha una stella compagna di classe G poco meno brillante del Sole, in orbita stretta, con cui costituisce una variabile ad eclisse. Se si considera la classe spettrale della componente principale e la sua distanza da Terra, si nota una somiglianza con le 5 stelle del Grande Carro (tutte tranne Dubhe ad Alkaid) che fanno parte dell’Associazione dell’Orsa Maggiore, cui in effetti si pensa appartenga anche questa stella, seppure un po’ discosta dal Grande Carro in cielo.
Nella costellazione di Ercole si osserva invece l’ammasso globulare M13, il più luminoso dell’emisfero celeste boreale. Posto al limite della visibilità ad occhio nudo, al telescopio mostra un magnifico “groviglio” di stelle. Complessivamente, contiene parecchie centinaia di migliaia di stelle, di età stimata tra i 12 e 14 miliardi di anni, quindi poco meno vecchie dell’universo stesso. Le stime di distanza lo collocano tra i 22.000 e i 25.000 anni luce.
Molto più bassa in cielo, a sud di Ofiuco, sorge lentamente lo Scorpione che incede mantenendosi bassa sull’orizzonte meridionale. Lo Scorpione è una delle più costellazioni più spettacolari del cielo. Tre stelle ne identificano la testa: si tratta di Acrab, Dschubba e Pi Scorpii. Da queste si diparte una lunga serie di stelle che identificano il corpo dell’aracnide, col il brillante cuore identificato dalla stella più luminosa della costellazione, Antares, e il pungiglione sollevato disegnato in cielo dalle stelle Shaula (la seconda più brillante della costellazione) e Lesath. Le due chele sono identificate da altre due stelle, chiamate Zubenelgenubi e Zubeneschamali (dall’arabo medievale “la chela meridionale” e “la chela settentrionale”) che sono però state poi “staccate” allo Scorpione per andare a costituire le due stelle principali della Bilancia.
Lo Scorpione è ricchissimo di stelle blu, e in singolare contrasto con esse la sua stella più luminosa, Antares, è una supergigante rossa, terza stella più grande tra tutte quelle visibili a occhio nudo, dopo Mu Cephei in Cefeo e Betelgeuse in Orione. E, per grande, si intende grande davvero! Il suo diametro è pari a circa 800 volte quello del Sole, e se fosse al posto della nostra stella la superficie di Antares arriverebbe tra le orbite di Marte e di Giove. Antares è una stella di grande massa, circa 15 volte quella del Sole, e le stelle di grande massa evolvono moto velocemente: pur avendo un’età di soli 15 milioni di anni, questa stella è già in una fase avanzata della propria evoluzione, ed entro un milione di nani, o giù di lì, esploderà come supernova, lasciando come residuo una stella di neutroni (la sua massa, ancorché cospicua, non sembra in grado di dare vita a un buco nero). Antares dista 550 anni luce e, in generale, si può osservare come, oltre alla rossa Antares, diverse stelle blu nello Scorpione, ad esempio Acrab, così come altre nelle vicine costellazioni australi del Lupo, Centauro e Croce del Sud (che però sono parzialmente o del tutto invisibili perché troppo australi), si trovano tutte a distanze simili, dell’ordine del 4-500 anni luce.
Queste stelle formano un’associazione stellare, l’associazione OB Scorpius-Centaurus. Oltre ad Antares, ad essa probabilmente appartengono anche altre stelle molto brillanti come Hadar nel Centauro e Acrux e Mimosa nella Croce del Sud. Le associazioni OB sono gruppi di stelle di grande massa, di colore blu (delle classi spettrali O e B, da cui il nome) e di altissima luminosità intrinseca, la cui età tipicamente non eccede i pochi milioni o al più decine di milioni di anni, dato che le stelle di grande massa hanno tempi di vita di quest’ordine di grandezza.
L’associazione OB Scorpius-Centaurus è la più vicina al Sistema Solare ed è costituita da tre successive “ondate” di formazione stellare che si sono susseguite negli ultimi 15-20 milioni di anni. Vediamo di delineare brevemente la storia di questa associazione, seppur con molti dubbi tuttora presenti circa la dinamica esatta. La regione ove si trovano queste stelle è una regione ricca di nebulose e sede di attivi processi di formazione stellare. Circa 20 milioni di anni fa, ha avuto luogo un intenso processo di formazione stellare, nella regione del Centauro non visibile da noi europei. Le stelle più massicce di quella generazione dopo pochi milioni di anni sono esplose come supernove, e l’onda d’urto creata da queste esplosioni si è propagata nello spazio, verso sud nella zona oggi identificata dalla Croce del Sud, e verso nord dallo Scorpione, dando vita, circa 15 milioni di anni fa, a una seconda generazione di stelle. Le più massicce di queste sono già esplose come supernove, mentre una tra le più massicce è evoluta nella fase di supergigante rossa ma non è ancora esplosa, sebbene stia per farlo (“stia per” in senso astronomico, entro un milione di anni o giù di lì), e questa stella è Antares. Nel frattempo, l’onda d’urto creata dalle stelle di questa seconda generazione già esplose, si è propagata verso la costellazione di Ofiuco e ha dato vita a una terza generazione di stelle, quella che vediamo nella Nebulosa di Rho Ophiuchi. Quando guardiamo questa regione di cielo, quindi, cosa stiamo guardando? Stiamo guardando il luogo più cool dei nostri dintorni galattici, il posto dove succedono le cose più interessanti: stelle nascono in generazioni successive, riempiendo il cielo di magnifiche stelle blu di altissima luminosità, con la rossa Antares a fare da ciliegina su questa torta cosmica. Scommetto che ora guarderete lo Scorpione con occhi diversi!
Per quanto riguarda i pianeti, questo mese non è particolarmente favorevole. Venere è ormai divenuto invisibile, in quanto a inizio mese è in congiunzione inferiore col Sole. Giove e Saturno anticipano un po’ la loro levata, ma rimangono ben visibili solo nella seconda parte della notte, piuttosto vicini in cielo (in dicembre saranno in congiunzione). Marte sorge ancora più tardi, ma la sua luminosità sta aumentando, man mano che si avvicina alla Terra in vista dell’opposizione che cadrà nel prossimo mese di ottobre.
LA STELLA DEL MESE: ACRAB
Quando conduco un’osservazione guidata del cielo, a occhio nudo e al telescopio, all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, chi partecipa capisce ben presto che, oltre a mostrare le stelle più brillanti, ho un debole per alcune stelle non brillantissime, che però sono importanti o significative per qualche motivo. Nel cielo estivo, insieme alle sfolgoranti Arturo (più tipicamente primaverile ma ancora visibile), Vega, Altair, Deneb ed Antares che attirano subito l’attenzione, c’è Acrab, una stella di magnitudine 2,6 nella testa dello Scorpione, bassa sull’orizzonte e non molto appariscente, che però indico e cerco sempre di mostrare al telescopio. Ogni tanto qualcuno crede che stia cercando di puntare la vicina Antares e mi sia sbagliato, invece no, voglio proprio Acrab. Superata la perplessità iniziale, chi guarda nel telescopio non è mai rimasto deluso. Acrab, che porta anche il nome β Scorpii e quello non ufficiale di Graffias, è una doppia visuale stupenda, con entrambe le componenti che brillano di un bel colore blu, con tonalità che mi sembrano leggermente diverse, una più oltremare mentre l’altra tende leggermente più al turchese. Spesso mostro al telescopio prima Antares per far capire cosa si intende per “stella rossa”, per poi passare in un attimo ad Acrab, così vicina in cielo e così blu!
Il sistema appartiene all’associazione OB Scorpius-Centaurus e la sua età è di circa 10 milioni di anni (o solo 5-6 milioni secondo altre stime). Le due componenti distano circa 20.000 UA, e il tempo orbitale è dell’ordine dei 15.000 anni o più, ma c’è un’ulteriore sorpresa. Una di esse è a sua volta tripla, e l’altra doppia o tripla, così che il sistema è complessivamente quintuplo o sestuplo, con almeno le quattro componenti più brillanti appartenenti alla classe B, ovvero blu e intrinsecamente luminosissime. In particolare, le tre componenti principali hanno temperature superficiali comprese tra i 24.000 e i 28.000 K della più calda e brillante, la cui classe spettrale è B0.5 o B1e la cui luminosità, comprendendo anche l’enorme quantità di ultravioletti emessi da una stella di questa temperatura, supera di oltre 30 mila volte quella del Sole. Tutte le componenti sono stelle di sequenza principale, anche se la più brillante potrebbe già essere nella fase evolutiva tra la sequenza principale allo stadio di subgigante, secondo tempi scala molto brevi come tipico per le stelle di grande massa.
Buona osservazione di Acrab, la signora del blu!
Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it