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Il Cielo di Febbraio 2024

In febbraio sono ancora le costellazioni invernali a essere protagoniste della notte.

di Davide Cenadelli

Dato che, per ogni mese che passa, il cielo si presenta col medesimo aspetto due ore prima, le costellazioni invernali, che in gennaio raggiungevano la culminazione dopo cena e fino in tarda serata, in febbraio anticipano di un paio d’ore e culminano verso sud tra le sette e le dieci di sera, rendendo quindi particolarmente agevole la loro osservazione.
Le più appariscenti tra esse sono Orione, il Toro, l’Auriga, i Gemelli, il Cane Maggiore e il Cane Minore, ricchissime di stelle brillanti tra cui Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno. Sirio appare così brillante perché è effettivamente 25 volte più luminosa del nostro Sole, ma anche piuttosto vicina: dista solo 8,6 anni luce, poco più di 80 mila miliardi di km, e ovviamente per “vicina” si intende vicina in senso astronomico. Molte stelle del cielo invernale sono in realtà molto più brillanti ma anche molto più lontane. Basti pensare, in Orione, a Rigel (distanza 860 anni luce, luminosità 120-200 mila volte il Sole) e le tre stelle della cintura tra cui quella centrale, Alnilam (d = 1.500-2.000 anni luce, L = 500-800 mila); nella vicina costellazione della Lepre ad Arneb (d = 2.200 anni luce, L = 32.000); nel Cane Maggiore a Wezen (d = 1.600 anni luce, L = 82.000), e Aludra (d = 2.000 anni luce, L = 105.000).
Quando in una zona di cielo si assembrano molte stelle di altissima luminosità, si può stare certi che da quelle parti sono presenti zone nebulari. Infatti le stelle di alta luminosità hanno una grande massa (tra 10 e 40 volte quelle del Sole per le stelle menzionate), e tali stelle hanno tempi di vita più brevi di quelle di piccola massa, dato che brillano di una luminosità eccezionale e danno fondo alle proprie riserve energetiche più velocemente. La vita di queste stelle è di milioni o decine di milioni di anni, non miliardi come il Sole o migliaia di miliardi come le meno massicce tra le nane rosse. Quindi, le stelle di altissima luminosità non hanno mai tempo di allontanarsi molto dal luogo dove sono nate prima di terminare il loro ciclo vitale, per cui in loro prossimità si trovano le zone nebulari dove si sono formate.
Tra le molte nebulose presenti in queste zone di cielo, la più spettacolare è la Nebulosa di Orione o M42, a 1.350 anni luce da noi, di cui si riesce a vedere la parte centrale a occhio nudo con cielo terso e scuro, e che al telescopio mostra una complessa struttura. Le volute di gas di cui è costituita sono materia grezza che nel tempo forma nuove stelle, tra cui quelle visibili al suo interno a formare un piccolo trapezio, che insieme ad altre componenti più deboli formano l’Ammasso del Trapezio, costituito da stelle davvero nascenti: la loro età è stata stimata in soli 300 mila anni. La Nebulosa, se fosse interamente visibile a occhio nudo, apparirebbe più grande della Luna. Se si considera quanto dista, deve trattarsi di un oggetto davvero grande: infatti il suo diametro è di circa 25 anni luce. Significa che è enormemente più grande delle distanze tipiche del Sistema Solare. Se fossimo sul suo bordo, e volessimo lanciare una sonda per esplorarla, alla velocità delle sonde attuali ci vorrebbe mezzo milione di anni per attraversarla.
Tra tanto splendore che adorna le notti invernali, merita di essere menzionata anche una costellazione che non è molto appariscente, comprendendo solo stelle piuttosto deboli, ma contiene nebulose famose come la Nebulosa Rosetta e la Nebulosa Cono. Per la gioia delle giovani lettrici, si tratta della costellazione dell’Unicorno. Di tarda sera e in piena notte, invece, cominciano a mostrarsi le costellazioni primaverili come il Leone, che sorge già in prima serata, e poi Boote e la Vergine, con l’Orsa Maggiore che diviene col passare delle ore sempre più alta in cielo.
Per quanto riguarda i pianeti, dopo un lungo periodo di visibilità perdiamo Saturno, che ormai scompare di sera nelle luci del crepuscolo: ancora brevemente visibile basso verso sudovest dopo il tramonto a inizio mese, diviene poi invisibile allorché si avvicina alla congiunzione col Sole che avviene il giorno 28. Resta invece bene visibile Giove, nell’Ariete, per la prima parte della notte. Venere si va avvicinando al Sole e quindi riduce sempre più la sua visibilità mattutina mentre Marte tende ad aumentarla, pur restando vicino prospetticamente all’astro del giorno. I due pianeti sono brevemente visibili prima dell’alba e la mattina del 22 danno vita a una congiunzione stretta, con distanza angolare inferiore a mezzo grado. Facile distinguerli: Venere è enormemente più brillante (magnitudine apparente -3,8 contro +1,3 per il Pianeta Rosso).

LA STELLA DEL MESE: ASELLUS BOREALIS E ASELLUS AUSTRALIS

La costellazione del Cancro è piuttosto debole, ma guardandola con cielo terso e buio si nota un fiocchetto di luce al suo interno, l’ammasso M44, detto dell’Alveare o del Presepe. Al binocolo o telescopio il fiocchetto si divide in molte stelle, che a occhio nudo non si riescono a distinguere separate. In sua prossimità in cielo appaiono due stelle abbastanza deboli: la tradizione vede in esse due asinelli che si pascono a un greppia rappresentata dall’ammasso stesso. Da qui derivano i nomi Asellus Borealis (magnitudine 4,7) e Asellus Australis (3,9), l’asinello boreale (quella più a nord) e quello australe (quella più a sud). Si tratterebbe dei due asini che aiutarono Dioniso e Sileno nella battaglia contro i Titani.
Asellus Borealis (Gamma Cancri) dista circa 180 anni luce ed è una subgigante di colore bianco azzurro (classe spettrale A1), due volte e mezzo più grande del Sole e 36 volte più luminosa. Asellus Australis (Delta Cancri) è posta a circa 130 anni luce ed è una stella tripla la cui componente principale è una gigante arancione (classe spettrale K0) 11 volte più grande del Sole e 52 volte più luminosa. Come stella, è molto simile a Polluce, la più luminosa dei Gemelli, che si trova non lontana in cielo, ma che appare molto più brillante data la sua distanza di soli 34 anni luce. Proprio da Polluce e Castore, i gemelli celesti, si può partire per individuare la debole costellazione del Cancro con i suoi asinelli. Se si osserva di sera, diciamo intorno alle 22, i Gemelli appaiono verso sud altissimi, non lontani dalle regioni zenitali, e il Cancro appare, sempre molto alto, spostato un po’ in basso a sinistra rispetto a loro. In alternativa, si possono utilizzare anche le stelle anteriori del trapezio del Leone, Regolo e Algieba, a quell’ora a mezza altezza verso sudest, e collocare il Cancro circa a mezza strada tra esse e i Gemelli.
Quanto alla greppia, l’ammasso M44, esso si trova prospetticamente in cielo vicino agli asinelli, ma in realtà è molto più lontano da noi, posto com’è a 610 anni luce, 4-500 oltre gli asinelli. C’è un bel po’ di strada che questi devono fare per nutrirsi …

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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