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Il Cielo di Agosto 2021

Tornano le Perseidi, lo sciame meteorico più seguito dell’anno

Di Davide Cenadelli.

Agosto, mese di tepori serali, di vacanze e di osservazioni del cielo, mese in cui le stelle scintillano vivide e ogni tanto cadono dal cielo … naturalmente, quello delle “stelle cadenti” è solo un modo di dire. Il loro nome corretto è meteore e, nelle notti che precedono il Ferragosto, tocca il suo apice uno sciame di meteore, non certo l’unico ma, complice le ragioni sopra addotte, il più noto e osservato, quello delle Perseidi. Ma cosa sono esattamente queste Perseidi? E perché si vedono proprio in quei giorni?
La storia comincia molto tempo fa, quando, alla nascita del Sistema Solare, la Natura decide di formare non solo una stella – il nostro Sole – e dei pianeti tra cui la nostra Terra, ma anche di lasciare un po’ di materiale sparso qua e là, piccoli corpi fatti di roccia e di ghiaccio, quasi non sapesse bene che farsene, e abbia deciso di lasciarli in giro a formare delle fasce asteroidali, e poi si vedrà. Molto tempo e molte perturbazioni gravitazionali dopo, uno di questi corpi, una piccola palla di neve sporcata da polveri e rocce qua e là, abituata al freddo e al buio dello spazio interplanetario, appena rischiarato da un Sole lontano, subisce una spinta, forse da parte della gravità di un pianeta, forse di una stella di passaggio non molto lontano dal Sistema Solare, e comincia a cadere.
Sì, cadere, sempre più velocemente, in una buca di potenziale gravitazionale, verso il Sole lontano che si fa sempre più vicino. La nostra palla di neve sporca si avvicina alla parte interna del sistema, passa vicino a pianeti che aveva visto fino a quel momento solo da lontano, tra cui un piccolo pianeta azzurro che non aveva mai visto bene se non come un puntino appena percettibile. E non una volta sola: da quel momento torna più volte a visitare queste zone per lei nuove, e capita talora che passi abbastanza vicino a quel pianeta azzurro. Se il suono si propagasse nello spazio vuoto, potrebbe sentire le voci degli esseri di una specie senziente e intelligente che vive su quel pianeta, lo chiama “Terra” e si autodefinisce “umanità”. E saprebbe che lei si chiama “cometa”.
Molto tempo e molti passaggi dopo, potrebbe notare due occhiuti rappresentanti di una categoria professionale nota come “astronomi” che la guardano senza sosta, ma la cosa non la infastidisce, anzi la lusinga. Questi due astronomi si chiamano Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle, e hanno deciso di darle il loro nome. Se li sentisse, saprebbe quindi di chiamarsi “Cometa Swift-Tuttle” e forse il suo nucleo ghiacciato si fonderebbe (gli astronomi direbbero “sublimerebbe”) per l’emozione … non fosse che ci sta già pensando il Sole. In effetti, tutto il calore che riceve quando si avvicina al Sole le fa piacere, dopo essere rimasta per tanto tempo oltre la “linea di ghiaccio” che divide il Sistema Solare interno da quello esterno, anche perché quel calore fa sublimare un po’ dei ghiacci di cui è composta, e questo le dona una magnifica chioma gassosa, e una o più code.
Si accorge però anche di lasciare dietro di sé una scia di detriti, granelli di polvere molto piccoli, e talora qualche frammento roccioso più grande, che espelle nello spazio sotto l’azione del calore solare, e che si vanno distribuendo lungo la sua orbita. Pazienza, pensa, sono fatta così, una palla di neve sporca, e ogni volta che passo vicino al Sole mi consumo un po’. Sarebbe però molto contenta se sapesse che la Terra, orbitando intorno al Sole, ogni anno interseca la sua scia di detriti, che vi cadono sopra, e a causa dell’altissima velocità, più o meno 200.000 km/h, per l’attrito con l’atmosfera terrestre succedono cose notevoli. Questi frammenti si scaldano e si vaporizzano, riscaldando anche le molecole dell’atmosfera al punto che gli atomi si ionizzano, e quando si ricombinano con gli elettroni emettono luce. Questa luce si accende e si spegne subitamente nell’atmosfera terrestre, e gli uomini ne vanno letteralmente pazzi!
Tutti gli anni, pochi giorni prima di quello che loro chiamano “Ferragosto”, si siedono all’aperto per vedere lo spettacolo che lei sta regalando da tempi immemorabili e regalerà ancora per un futuro lunghissimo. Sarebbe contenta di saperlo. Gli uomini chiamano addirittura “stelle cadenti” questi fenomeni, anche se con le stelle, che brillano lontane ed immense nel buio della Galassia, non c’entrano niente. Sono infatti causate da frammenti che, per la maggior parte, sono più piccoli di un millimetro. Gli astronomi, allora, dicono seriosi che non bisogna chiamarle così, ma “meteore”, questo è il termine corretto. I giorni dell’anno in cui questo fenomeno è meglio visibile sono quelli tra il 10 e il 15 agosto, con un picco, quest’anno, previsto per il giorno 12, ma qualche meteora è visibile già da fine luglio, e fino a fine agosto. In quei giorni, la Luna con la sua luce non darà troppo fastidio: essendo nuova l’8 agosto, si presenterà come un falce via via crescente, e la sua luce comincerà a divenire cospicua e a schiarire il cielo dopo il 12-13.
E gli uomini sono anche esseri pieni di fantasia e di desideri, e a volte la loro immaginazione lavora un po’ troppo e inventano storie strane, tipo che vedere una di queste meteore faccia avverare uno dei loro desideri. Certo, non è così, ma è bello che desiderino qualcosa, bisogna innanzitutto desiderare qualcosa se la si vuole realizzare. E poi c’è un caso in cui è vero, vedere una meteora fa effettivamente realizzare un desiderio: quando il desiderio è proprio quello di vedere una meteora.
Ci sono comete alle loro prime esperienze nel Sistema Solare interno, come la Neowise che la scorsa estate ha fatto la sua prima apparizione laggiù dopo essere rimasta in silenziosa attesa per 4 miliardi e mezzo di anni, e che ha fatto tanto parlare di sé. A questa novellina la cometa Swift-Tuttle, che ormai la sa lunga, potrebbe spiegare che, alla fine, ha capito quale sia la logica del suo peregrinare: disseminando lentamente granelli di polvere dal suo nucleo ghiacciato sta regalando gioia agli uomini, e li invita a spegnere le luci, sdraiarsi nel buio della notte e ammirare la grandezza di ciò che li circonda.

Restando nell’ambito del Sistema Solare, il cielo di agosto presenta atri notevoli motivi di interesse, in quanto si presenta molto favorevole alle osservazioni planetarie. Infatti Giove e Saturno, che ci hanno fatto un po’ penare nel mesi scorsi proponendosi alla vista solo piuttosto tardi di notte, sono finalmente in condizioni osservative ottimali, trovandosi entrambi in opposizione al Sole: Saturno il 2 agosto nella costellazione del Capricorno, e Giove il 19 nell’Acquario. Si leveranno pertanto nel crepuscolo serale e saranno osservabili per tutta la notte. Migliora ancora la visibilità di Venere, il corpo celeste più luminoso del cielo dopo il Sole e la Luna, che si vede un po’ più a lungo dopo il tramonto nella regione occidentale del cielo, basso sull’orizzonte.

E veniamo ora al cielo stellato. Appena sceso il buio, si vedono ancora bene Boote con la brillantissima Arturo, la Corona Boreale, Ercole, il Serpente, Ofiuco, lo Scorpione basso sull’orizzonte meridionale, a est del quale troviamo il Sagittario. Col passare delle ore il Triangolo Estivo, già alto al tramonto, occupa la zona zenitale. Esso è formato da tre stelle brillanti: Vega, nella costellazione della Lira, Altair nell’Aquila e Deneb nel Cigno, in ordine decrescente di luminosità apparente. Naturalmente la luminosità apparente non ci dice quale fra le tre stelle sia la più luminosa intrinsecamente, bisogna conoscere anche la distanza. Altair dista 17 anni luce, Vega 25 e Deneb ben 2.600. I calcoli suggeriscono quindi che le loro luminosità superino quella del Sole rispettivamente di 11, 40 e … 200.000 volte nel caso di Deneb, che rende questa stella una tra le intrinsecamente più brillanti visibili in tutto il cielo.
Le tre costellazioni cui appartengono queste tre stelle sono ricche di storia. Secondo la mitologia greca, la Lira rappresenta lo strumento musicale suonato da Orfeo, cantore e musico sublime capace di incantare uomini e animali. Sfortunatamente Orfeo perse la moglie Euridice, che fu morsa e uccisa da un serpente. Allora, inconsolabile, si recò nel regno dei morti – che i Greci immaginavano essere sottoterra – per ritrovarla. Raggiunti Ade, il dio di questo regno, e la moglie Persefone, li commosse suonando la lira e cantando il suo dolore per la perdita della moglie, al punto che essi permisero a Euridice di tornare nel mondo dei vivi. A un patto, però: che Orfeo si incamminasse davanti a lei, e non si voltasse mai a guardarla fino a che non fossero uscito dal regno dei morti. Orfeo ebbe cura di rispettare questo divieto ma, appena uscito dalla porta di tale regno, si voltò a guardare Euridice, senza pensare che ella, trovandosi un po’ indietro, non l’aveva ancora varcata. E così Euridice dovette ritornare indietro ed Orfeo la perse di nuovo. Come tutti i miti, anche questo ha dei significati, e forse il più ovvio è l’invito a non guardarsi troppo indietro, ma a guardare avanti. Il passato vive dentro di noi, ma non può più essere cambiato, mentre il futuro è ancora tutto da scrivere.
Il Cigno rappresenta invece l’animale in cui si trasformò Zeus per sedurre Leda, dall’unione con la quale nacque Polluce. Quella stessa notte, però, Leda si congiunse anche al marito Tindaro, e da questa unione nacque Castore. Polluce e Castore sono rappresentati nella costellazione dei Gemelli, invisibile in cielo in questo periodo. Secondo un’altra interpretazione, il Cigno rappresenterebbe invece Orfeo stesso, posto in cielo vicino alla sua amata Lira.
L’Aquila invece identifica l’animale simbolo di Zeus, che portava e riportava al dio il fulmine che egli scagliava. L’aquila rapì Ganimede, descritto da Omero come il più bello degli uomini, per trasportarlo sul Monte Olimpo ove divenne il coppiere degli dei, e a Ganimede è dedicata la vicina costellazione dell’Acquario.
Agosto è anche il mese in cui l’estate diviene matura e comincia a declinare, e ce lo ricordano le costellazioni autunnali, che si affacciano dall’orizzonte già dalle ore serali. Pegaso, Andromeda e Perseo ci ricordano che il cambio di stagione non è lontano. Quando, vero fine mese, le costellazioni della nuova stagione si mostreranno sempre più alte in cielo, alcuni penseranno con nostalgia all’estate che se ne va, altri con piacere all’autunno che si avvicina. Chi segue questa rubrica sa in quale schiera io mi identifichi; se non lo ricordate (e ammesso che la cosa vi interessi) andate a leggere l’incipit del cielo del mese di settembre 2020.

LA STELLA DEL MESE: DENEB

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Stella Deneb. Crediti immagine Wikipedia

Dopo avere trattato in passato come “stella del mese” sia Vega che Altair, è il turno adesso di Deneb, il terzo vertice del Triangolo Estivo, e delle tre la stella apparentemente più debole, ma comunque brillante, essendo la diciannovesima più luminosa del cielo notturno. In realtà, Deneb è molto più luminosa di Vega e Altair, ma è anche molto molto lontana. Quanto, esattamente, non è facile dire, in quanto misurare le distanze stellari diviene via via più complicato quanto più esse sono grandi, ma la migliore stima oggi disponibile dice circa 2.600 anni luce, il che la rende una delle stelle più lontane visibili a occhio nudo e la più lontana tra le 25 stelle più luminose del cielo, delle quali è anche quella intrinsecamente più luminosa dato che brilla 200.000 volte più del nostro Sole. Supera il Sole anche in temperatura superficiale, 8.500 K testimoniati dal suo colore bianco-azzurrino, e in dimensione, di ben 200 volte. Insomma, si tratta di una supergigante luminosa di tipo Ia, ovvero una stella che appartiene alla stretta elite delle stelle più cospicue della Galassia. Circa 20 volte più massiccia del Sole, nonostante un’età di soli 10 milioni di anni, ha già lasciato la sequenza principale ove brillava come una stella blu di classe O per espandere i suoi strati superficiali che si vanno raffreddando mentre si trasforma in una supergigante rossa (anche se non è esclusa l’ipotesi che sia già stata in tale fase e sia in fase di contrazione). Esploderà come supernova entro uno o due milioni di anni.
Il nome Deneb deriva dall’arabo “al Dhanab” a significare “la coda” in quanto rappresenta la coda del Cigno (sebbene gli Arabi la ritenessero la coda di una gallina), e non è l’unica stella a portare questo nome, dato che anche altri animali celesti hanno la coda indicata da una stella di nome Deneb, seguito però da un termine ulteriore che specifica l’animale in questione, come Deneb Algiedi che è la coda del Capricorno.
Tra i record di questa stella eccezionale ricordiamo infine questo: in luce visibile è la stella più brillante posta entro 3.000 anni luce dal Sistema Solare!

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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