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Il cacciatore di comete Charles Messier e la storia del suo famoso catalogo astronomico

Il 26 Giugno 1730 nacque Charles Messier, cacciatore di comete ed autore del celebre catalogo di oggetti celesti non stellari che porta il suo nome.

di Andrea Castelli

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M1 “Nebulosa Granchio” immortalata dal telescopio spaziale Hubble. Image credit: https://www.nasa.gov/feature/goddard/2017/messier-1-the-crab-nebula

Vi siete mai chiesti perché molti degli oggetti celesti che magari osservate attraverso il vostro telescopio o binocolo abbiano nomi decisamente particolari? Che significheranno mai, infatti, sigle come M31, NGC1277 o IC2 attribuite a galassie, ammassi stellari e nebulose? Bene, si tratta di sigle che fanno riferimento al nome di uno dei tanti cataloghi astronomici dove le immagini di determinati oggetti del profondo cielo sono state pubblicate per la prima volta. Ecco allora che “M” identifica il catalogo di Charles Messier, tra i più antichi e forse il più conosciuto, “NGC” sta per “New General Catalog of Nebulae and Clusters of Stars” redatto da J.L.E. Dreyer e risalente al 1888 e “IC”, compilato sempre da Dreyer, si riferisce all’”Index Catalog”, la cui prima edizione venne pubblicata tra il 1888 e il 1894. Se sei un astrofilo, quasi certamente conoscerai più di ogni altro il catalogo di Messier e probabilmente avrai già osservato molti dei 110 oggetti in esso contenuti, ma forse non ti è molto nota la storia del catalogo stesso e del suo autore. In occasione del duecentonovantesimo anniversario della nascita, proviamo allora a raccontare qualcosa su Messier e sul suo enorme lavoro di scoperta e catalogazione.
Charles Messier nacque a Badonviller, piccolo comune del Nord-Est della Francia, il 26 giugno 1730 e fu il decimo dei dodici figli di Nicolas Messier, impiegato e usciere di corte del Principe di Salm, e di Francoise B. Grandblaise. A soli undici anni restò orfano di padre e il ruolo di uomo di casa venne assunto dal maggiore dei suoi fratelli, Hyacinthe, appena ventiquattrenne. Questi si prese anche cura dell’istruzione di Charles per ben otto anni, poiché il futuro giovane astronomo un giorno si ruppe una gamba cadendo da una finestra mentre giocava; il recupero fu lungo e Charles dovette ritirarsi da scuola. Sotto la guida di Hyacinthe, il giovane imparò alcuni rudimenti di contabilità, ma soprattutto ebbe modo di sviluppare uno spiccato senso per la precisione e la cura dei dettagli, doti molto importanti per la sua futura attività. Già a quest’età iniziò ad osservare le stelle e a subire il fascino del cielo notturno. L’interesse di Charles per l’astronomia crebbe ancora di più verso i quattordici anni, quando ebbe modo di osservare una grande cometa a sei code, ufficialmente denominata C/1743 X1 e scoperta da Dirk Klinkenberg. Inoltre, il suo interesse per i fenomeni celesti venne ulteriormente stimolato dall’osservazione di un’eclissi anulare di Sole visibile dalla sua città natale il 25 luglio 1748. Nel 1751, all’età di ventun anni, Charles decise di trovarsi un lavoro e così un amico di famiglia, l’Abate Thélosen, gli procurò un posto a Parigi come segretario presso l’astronomo della Marina Joseph Nicolas Delisle. Charles Messier partì da Badonviller il 23 settembre 1751 alla volta di Parigi, dove arrivò il 2 ottobre.
Il primo lavoro assegnato al giovane Messier fu la copia di una grande mappa della Cina, ma ben presto venne istruito nell’uso degli strumenti astronomici dal segretario e assistente di Delisle, Libour. Quest’uomo incaricò Charles di tenere un’accurata documentazione di tutte le sue osservazioni. La prima osservazione documentata di Charles Messier fu quella del transito di Mercurio del 6 maggio 1753, ma la sua vera passione furono le comete. Infatti, nel 1757 osservò il passaggio della cometa di Halley e il 14 agosto dell’anno seguente ebbe modo di seguire un’altra cometa, C/1758 K1 De la Nux, scoperta il 26 maggio 1758 appunto da De la Nux. Durante queste osservazioni, Messier notò un oggetto simile a una cometa nella costellazione del Toro che però non si muoveva e, di conseguenza, non poteva essere una cometa: era infatti una nebulosa. Misurò la sua posizione il 12 settembre 1758 e la battezzò “Messier 1”, abbreviato in M1. Questo oggetto sarebbe diventato di lì a poco il primo del suo famoso catalogo. In seguito si scoprì che M1, ora comunemente chiamata “Nebulosa Granchio”, è un’enorme nube di gas in espansione creata dall’esplosione in supernova di una massiccia stella, osservata nell’anno 1054. Questa inaspettata scoperta di una nebulosa che appariva simile a una cometa spinse il giovane Messier ad “inventare” una nuova disciplina astronomica, la caccia sistematica alle comete, ma soprattutto lo stimolò a continuare a compilare il suo catalogo di oggetti celesti che avrebbero potuto essere confusi con le comete. Nel settembre del 1760 Messier individuò M2, un ammasso globulare nella costellazione dell’Aquario precedentemente scoperto dall’astronomo italiano Giovanni Domenico Maraldi, e ben presto giunse alla sua prima scoperta del tutto originale: M3, un altro ammasso globulare visibile nella costellazione dei Cani da caccia, fra i più belli del cielo. In sei anni di ricerche e osservazioni, alla fine del 1764, catalogò gli oggetti fino a M40, collezionando diciannove scoperte originali. Si tenne poi in corrispondenza con i maggiori astronomi in Inghilterra, Germania e Russia e fu nominato membro dell’Accademia di Harlem (Olanda), membro straniero della Royal Society di Londra, nonché delle Accademie di Auxerre e di Bologna. All’inizio del 1765 individuò e catalogò M41, noto anche come “Piccolo Alveare”, un ammasso aperto visibile nella costellazione del Cane Maggiore.
Quattro anni dopo, all’inizio del 1769, Messier si convinse di pubblicare una prima versione del suo catalogo contenente tutti gli oggetti da lui scoperti fino ad allora, compresi i più recenti, ovvero da M42, la celebre Nebulosa di Orione, a M45, le bellissime Pleiadi. L’8 agosto di quell’anno, Messier scoprì una nuova cometa (1769 Messier) e, grazie a questa scoperta, fu nominato membro dell’Accademia delle Scienze di Berlino, riconoscimento che andò ad aggiungersi a quello guadagnato nel mese di aprile come membro della Royal Academy of Sweden di Stoccolma. Nel 1770 fu anche eletto membro dell’Académie Royale des Sciences di Parigi.
La prima edizione del Catalogo di Messier, presentata nel 1771, apparve nel “Mémoires de l’Academie” e venne pubblicata nel 1774. Sempre nel 1771 continuò senza sosta la sua ricerca, identificando gli oggetti fino a M49. Negli anni immediatamente successivi ridusse un po’ l’attività di ricerca e catalogazione, anche se scoprì un paio di altre comete e gli oggetti M50, M51 e M52; poi, fino al 1777, non registrò più nulla. Quell’anno catalogò M53, un ammasso globulare visibile nella costellazione della Chioma di Berenice, scoperto indipendentemente da Johann Elert Bode due anni prima. Dal 1778 al 1780 riprese a pieno la sua attività osservando altri otto oggetti (da M54 a M61), alcuni dei quali scoperti da Johann Gottfried Koehler a Dresda e Barnaba Oriani a Milano. Fu poi la volta di M62, M63 (scoperto in realtà da Pierre Méchain), M64 e, quasi per caso, di M65 e M66 nel marzo del 1780. Il mese successivo Messier scoprì altri due oggetti, M67 e M68, e sospese le sue osservazioni per dar vita ad una seconda versione del catalogo, pubblicata nel 1780, e contenente gli oggetti fino, appunto, a M68. Le ricerche ripresero qualche tempo dopo in collaborazione con Pierre Méchain e, alla fine del 1780, Messier raccolse le voci fino a M79. Nell’aprile del 1781 gli oggetti arrivarono a quota cento e, a ruota, altri tre oggetti osservati da Méchain (da M101 a M103) furono aggiunti, senza convalida personale di Messier, alla bozza per l’edizione finale dell’ormai corposo catalogo, avvenuta nel 1781 e stampata su “Connaissance des Temps” nel 1784.
La versione giunta a noi del Catalogo di Messier è stata in realtà corretta e ampliata fino a M110 nel corso del XX secolo e ancora oggi gode di grande popolarità nell’ambito dell’astronomia amatoriale, tanto che sono divenute celebri le “Maratone di Messier”, competizioni tra astrofili che prevedono di osservare (annotandone i dettagli) tutti gli oggetti del catalogo in una sola notte. Pur essendo tutti contenuti nell’emisfero boreale, gli oggetti del catalogo non sono distribuiti uniformemente sulla sfera celeste e, di conseguenza, solo in un breve periodo dell’anno è possibile coglierli tutti nell’arco di una sola notte. Tipicamente, le date consigliate per sfidarsi in questa ardua impresa sono le notti di luna nuova del mese di marzo; ecco quindi che si deve resistere anche al freddo e al sonno, oltre che alla fatica.
Se, invece, amate la tranquillità e la comodità, potete esplorare con il vostro PC l’intero catalogo sul sito web della NASA e ammirare le strabilianti immagini scattate ad ognuno dei 110 oggetti dal telescopio spaziale Hubble.

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