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Buon compleanno Sputnik

61 anni fa l’Unione Sovietica dava ufficialmente inizio all’era spaziale. Ripercorriamo uno dei giorni che hanno cambiato la storia dell’umanità.

di Alessia Cassetti

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Il 4 ottobre 1957 alle 23.00, ora italiana, Radio Mosca annunciava a tutto il mondo che l’Unione Sovietica aveva lanciato dal cosmodromo di Baikonur, a bordo di un razzo R-7, il primo satellite artificiale nello spazio: lo Sputnik 1. Era una sfera cromata di circa 80 kg dotata di 4 lunghe antenne, con il compito di trasmettere segnali radio ricevibili da qualsiasi radio sulla Terra. Il celebre “beep beep” dello Sputnik, infatti, venne ascoltato da radioamatori di tutto il mondo per circa 22 giorni, fino al 26 ottobre del 1957, autonomia massima consentita dalle sue batterie, quando divenne muto e continuò a orbitare silenziosamente. Il 4 gennaio 1958, lo Sputnik 1 si polverizzò rientrando nell’atmosfera terrestre, dopo avere completato 1367 orbite e avere viaggiato nello spazio per circa 70 milioni di chilometri. Ogni 96 minuti, lo “Sputnik 1” era in grado di effettuare un giro completo attorno alla Terra con una velocità media di circa 28000 km orari.
L’impresa, tecnologicamente epica, doveva mostrare al mondo la superiorità sovietica nel campo dell’astronautica e aveva obiettivi pratici e semplici: raccogliere dati sulle temperature lungo la traiettoria e in orbita. Riuscì, infatti, a fornire informazioni sulla temperatura, la composizione e la densità dell’atmosfera nella regione della ionosfera estesa tra 200 e 320 km.
Il successo della missione Sputnik 1 diede quindi l’avvio alla conquista dello spazio. Per gli scienziati e i funzionari americani quell’evento fu uno shock. Le implicazioni strategico-militari dell’impresa erano evidenti: se nello spazio giravano i satelliti sovietici, allora avrebbero potuto girare anche i missili a testata nucleare. Solo il 31 gennaio 1958 gli americani riuscirono a mandare in orbita il loro primo satellite: l’Explorer 1.
Fino al 4 ottobre 1957 l’umanità non era riuscita ad allontanarsi più di cento chilometri dalla superficie del pianeta; meno di dodici anni dopo, il primo uomo posava il piede sul suolo della Luna.
Entro i prossimi dieci anni gli astronauti passeranno dalle orbite basse della Stazione Spaziale Internazionale a quelle cislunari, orbite che disegnano un “otto” tra la Terra e la Luna, un passo fondamentale per arrivare all’esplorazione di Marte.

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