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Space is the Place, ovvero: come “suona” il viaggio nello spazio… e l’allunaggio

L’occasione speciale del 50esimo anniversario del primo allunaggio si è rivelata un’esplosione di creatività preziosa per gli appassionati dei viaggi spaziali. A pochi giorni dalla data fatidica del 20 luglio, altre nuove idee si sono concretizzate e hanno preso vita a beneficio del pubblico di tutto il pianeta.

di Marco Milano

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Space is the Place è un progetto inaugurato a ridosso dei festeggiamenti di luglio, con uno spirito particolarmente “interattivo”. La NASA – l’Agenzia Spaziale Americana, artefice dell’avventura dell’Apollo 11 – e l’ESA – Agenzia Spaziale Europea – hanno deciso insieme di raccogliere e riunire parte dei rispettivi archivi per farne uno speciale database audio che riuscisse a regalare ai visitatori il senso di un viaggio spaziale vero e proprio, con gli stessi occhi, anzi, per meglio dire, con le stesse orecchie di un astronauta.
Si tratta di 80 registrazioni audio, restaurate e remixate, una collezione che vuole provare appunto a risolvere la curiosità: che suono ha realmente un viaggio nello spazio?
La consultazione degli audio NASA e ESA è già di per sé un viaggio. Una viaggio a ritroso nel tempo, nella storia delle missioni spaziali. I documenti sonori sono stati rieditati per l’occasione da artisti esperti del suono. Per ciascuno audio, uno tra questi artisti scelti ne ha fornito una particolare interpretazione, allo scopo di arricchire la traccia, magari con della musica, e renderla ancora più evocativa e rappresentativa, soprattutto dove mancano voci umane o altri suoni più familiari e riconoscibili. Queste nuove versioni sono comunque presentate in coppia con gli audio originali, per non “snaturare” i documenti e per consentire a chi scopre “Space is the Place” di approfondire la ricerca con confronto critico e, in definitiva, per provare a stuzzicare la fantasia dei visitatori online. Come del resto si cerca di fare in un normale museo o in un planetario.
Si può cercare e scegliere un file audio tra 12 categorie, come “Project Mercury”, “Radio Transmission”, “Stars”, “Discovery” e naturalmente “Apollo Missions”.
“Interstellar plasma sounds”, della categoria “Voyager”, diventa “Plasma Trails” editato da Anthony Lyons; “Jupiter sounds” diventa “Wood Star” di Katharina Schmidt. In casi come questi, già gli stessi suoni originali si possono considerare in realtà delle “interpretazioni”, dal momento che sono stati realizzati dalla trasposizione sonora udibile di segnali di altro tipo, intercettati, rielaborati e trasmessi dalle sonde spaziali in missione. Non va infatti dimenticato che nello spazio non ci sono suoni veri e propri come siamo abituati a intenderli noi a Terra, dal momento che manca il mezzo attraverso cui le onde sonore possono propagarsi fino a noi, l’atmosfera.
Per chi punta direttamente all’avventura delle missioni spaziali, il piatto più gustoso sono inevitabilmente l’ascolto di documenti come “Sputnik, an historic beep” – “Sputnik farewell”; “Mercury 9 – Astronaut Cooper”, “Apollo 8 – Merry Christmas”, i mitici “We choose the Moon” dal discorso di John F. Kennedy del 1962, “Apollo11 – The Eagle has landed” del 20 luglio 1969 o “Apollo 13 – Houston, we have a problem”, reso ancora più popolare dal film diretto da Ron Howard del 1995 con Tom Hanks.

Con questo nuovo, originale progetto della NASA e dell’ESA, basta chiudere gli occhi e ascoltare per viaggiare nello spazio e per ricordare i primi passi dell’uomo sulla Luna.
“Space is the Place” è consultabile a questo indirizzo: http://citiesandmemory.com/space/ oppure “Introducing Space is the Place”.

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