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La NASA riapre la sala che sorvegliava e guidava l’Apollo 11

Una delle ragioni di successo della corsa allo spazio e dell’allunaggio nel 1969, furono le straordinarie innovazioni tecnologiche sviluppate a Terra, indispensabili per raggiungere quegli storici risultati.

di Marco Milano

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Una delle ragioni di successo della corsa allo spazio e dell’allunaggio nel 1969, furono le straordinarie innovazioni tecnologiche sviluppate a Terra, indispensabili per raggiungere quegli storici risultati. Molte di queste invenzioni le usiamo ancora oggi, anche nel nostro quotidiano, come i microchip dei circuiti integrati o gli utensili a batteria. E alla NASA continuano a sfruttare le rigorose procedure di controllo messe a punto negli anni ’60 dalla squadra di tecnici che da Houston in Texas, proprio in questi giorni 50 anni fa, monitorava e proteggeva senza sosta gli astronauti in orbita: il “Centro di controllo missione”. Si tratta proprio di quella sala resa celebre da diverse ricostruzioni hollywoodiane, dove decine di operatori in maniche di camicia si appostavano dietro le file di consolle verde-acqua alloggianti i computer, oggi magari un po’ obsoleti, con lo sguardo fisso ai grandi monitor sul fondo. Come se ci fossero stati degli invisibili fili che le controllavano, era da questa sala che dipendeva il successo delle missioni e, in sostanza, la vita e la morte degli astronauti Apollo.
Dopo un minuzioso lavoro di recupero durato tre anni, con un investimento di 5 milioni di dollari, a inizio luglio la NASA ha riaperto al pubblico l’”Apollo Mission Control Center”. A tagliare il nastro è stato Gene Kranz, storico direttore di volo delle missioni Apollo – i cinefili più accaniti lo ricorderanno interpretato da Ed Harris in “Apollo 13” di Ron Howard, del 1995 – che dal giorno del suo ritiro si è dedicato all’attività di “cicerone” al Johnson Space Center di Houston. Chi meglio di Kranz, del resto, un testimone d’eccezione nonché direttore primo responsabile a Terra delle missioni spaziali NASA, coronate con l’allunaggio del 20 luglio 1969, tra incidenti, anche tragici, e successi galvanizzanti. Solo un occhio così attento e affidabile avrebbe potuto seguire un lavoro di recupero di questa portata. Prima di questo progetto, la mitica sala di controllo missione era infatti in stato di grave abbandono, da quando, nel 1992, tutto venne trasferito in un edificio più moderno. Rimasta comunque accessibile ai dipendenti del centro, accompagnati a volte da qualche visitatore occasionale, e senza nessuna cura particolare, la sala in tutti questi anni ha perso la sua aurea, assomigliando piuttosto sempre di più a un grande ripostiglio maleodorante. Poteva capitare spesso che gli ormai abituali passanti curiosi, con noncuranza, abbandonassero anche cartacce e rifiuti vari. Ancora più grave, diversi piccoli oggetti, come alcuni pulsanti originali delle consolle, sono stati poco alla volta trafugati, proprio come succede in certi siti archeologici abbandonati. Tutto ciò nonostante il Mission Control Center sia stato dichiarato sito di interesse storico nazionale nel 1985.
La situazione era ben nota a tutti gli interni dello Space Center, ma è stato l’avvicinarsi del 50esimo anniversario che si festeggia in questi giorni a rendere possibile il recupero concreto della sala. Un lavoro certosino di ricerca e restauro – una sintesi dei lavori è visionabile qui sul canale youtube della NASA – ha riportato in vita la Control Room esattamente com’era, un risultato sbalorditivo. Le consolle sono di nuovo funzionanti, su di esse si possono vedere gli oggetti originali usati in quei giorni, dalle cartellette con matite e i manuali di volo alle lattine di coca cola o tazze di caffè e i pacchetti di (molte) sigarette fumate. Sui maxi schermi sono segnate le vere posizioni in orbita di qualcuna delle storiche missioni. Sono state recuperate persino delle mattonelle d’epoca e alcune vernici originali per ritinteggiare pareti e consolle. Con una ricerca meticolosa per rispettare tutti i dettagli, alcune copie di oggetti non più presenti al Centro spaziale sono state rintracciate e acquistate da privati su Ebay, e quelli ormai impossibile da rintracciare sono stati ricostruiti ex novo, ma comunque identici agli originali.
Arredamento, suppellettili e, soprattutto, tecnologie di una semplicità per noi ai limiti del rudimentale che trasmettono forte il senso di epicità di quella impresa straordinaria.

I tour guidati di questa nuova attrazione sono iniziati il 1 luglio di quest’anno, un mese speciale e, in qualche modo, “magico” vista la ricorrenza che si festeggia. “Non potevo credere ai miei occhi” ha dichiarato Gene Kranz al NY Times; “È stato abbagliante rientrare in quella sala, come ringiovanire di 50 anni. Mi è venuta voglia di ricominciare a lavorare”.

Le visite sono prenotabili sul sito dell’Apollo Mission Control Center. Per i molti che non possono essere a Houston, c’è comunque sempre modo di rivivere le suggestioni della Mission Control Room. Gli utenti di piattaforme streaming possono per esempio gustare Mission control: gli sconosciuti dell’Apollo, documentario del 2017 diretto da David Fairhead. Oppure si può seguire da qui, come se si fosse nella Control Room, la “diretta” della missione Apollo 11 in volo verso la Luna in questi giorni… 50 anni fa.

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