Come ben noto, Giove è il massimo pianeta del sistema Solare sia come dimensioni (il suo diametro è 11 volte maggiore di quello della Terra) sia come massa (‘pesa’ infatti 318 volte la Terra). La sua composizione è simile a quella di una stella (sostanzialmente idrogeno ed elio) senza una superficie solida su cui appoggiarsi, ma per comportarsi come una stella vera e propria dovrebbe avere una massa almeno 100 volte maggiore. Nonostante questa composizione gassosa, Giove possiede un potentissimo campo magnetico dipolare la cui origine è a dir poco misteriosa: si parla di un nucleo profondo costituito da idrogeno talmente compresso da comportarsi come un metallo. Una conseguenza del campo magnetico è l’esistenza sui poli di aurore gigantesche e persistenti, prodotte dalla cattura di particelle solari e anche di materiale ionizzato proveniente dai satelliti maggiori. In ogni caso, vale la regola che è la massa a determinare l’entità del calore interno primordiale: da questo punto di vista Giove, a causa della sua massa enorme, deve possedere una immensa quantità di calore interno che, risalendo ‘facilmente’ attraverso la matrice gassosa soprastante e combinandosi con la veloce rotazione di circa 9,5 ore, induce una grande quantità di vortici. Questi ultimi, fondendosi reciprocamente, danno luogo a cicloni di dimensioni imparagonabili a livello terrestre (la famosa Macchia Rossa conterrebbe 2-3 volte la Terra!). Da queste brevi note è facile rendersi conto che i grandi misteri di questo gigante gassoso risiedono in due siti principali, purtroppo entrambi inaccessibili: il nucleo interno e le regioni polari (invisibili da Terra perché l’asse di rotazione di Giove è inclinato di soli 3°). Così le visite spaziali dei passati decenni (Pioneer 10 nel 1973, Pioneer 11 nel 1974, Voyager 1 e 2 nel 1979, sonda orbitale Galileo dal 1995 al 2003) hanno visualizzato moltissimi dettagli della coltre nuvolosa esterna battuta da cicloni di ogni dimensioni, ma non ne hanno capito a fondo l’origine e l’evoluzione. Tutto però è cambiato a partire dal 4 Luglio 2016, quando è stata inserita per la prima volta una sonda spaziale (JUNO) in un’orbita polare molto eccentrica (4000 km x 8 milioni di km) percorsa in 53 giorni. Le 35 orbite percorse finora dalla JUNO hanno completamente cambiato le nostre conoscenze su Giove, inviandoci immagini incredibili di quanto sta succedendo sui poli e facendoci anche intuire, con una strumentazione analitica dedicata, com’è fatto il nucleo interno.
Cesare Guaita:
laurea in Chimica con specializzazione in Chimica organica e Chimica macromolecolare. Esperto di Cosmochimica e Planetologia, ha pubblicato, su riviste divulgative e professionali, centinaia di articoli su questi temi, con particolare riferimento alle connessioni chimico-geologiche di una moltitudine di fenomeni planetari ed astrofisici. Collabora con giornali e riviste e reti televisive pubbliche e private. È Presidente e fondatore (anno 1974) del G.A.T., (Gruppo Astronomico Tradatese) e da oltre 25 anni è conferenziere del Planetario di Milano. È autore del libro L’esplorazione delle comete edito da Hoepli.