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Il cielo di Giugno 2022

Il mese del solstizio d’estate e delle giornate più lunghe dell’anno é iniziato.

di Davide Cenadelli

In giugno cominciano sia l’estate astronomica che quella meteorologica. La prima comincia il giorno 21, col solstizio d’estate: quel giorno, l’emisfero boreale della Terra riceverà la massima insolazione, con il dì più lungo e la notte più corta dell’anno. Tanta luce, insomma, anche di sera. Ci sono persone (molte) a cui questo fa piacere, mentre ad altre (poche, io sono tre queste) no. Se, come me, appartenete alla seconda categoria, pensate che, dopo il 21 giugno, le giornate cominceranno ad accorciarsi. In realtà, all’inizio di pochissimo, come avviene anche in prossimità del solstizio d’inverno, quando le parti tra notte e dì sono invertite, e il secondo comincia ad allungarsi dopo il solstizio, ma inizialmente il processo è assai lento, e prende poi slancio solo dopo qualche settimana.
Tra il solstizio d’inverno e quello d’estate, però, c’è un’ulteriore differenza: il primo avviene in prossimità del perielio dell’orbita terrestre, ovvero il punto di massima vicinanza al Sole, il secondo dell’afelio (che cadrà il prossimo 4 di luglio), quando la Terra è alla massima distanza dal Sole e il moto di rivoluzione è più lento, così che i cambiamenti nella durata del dì e della notte sono davvero lentissimi. Insomma, nelle settimane immediatamente successive al solstizio d’estate la diminuzione di ore di luce è piccola e poco significativa. Ma ci accontentiamo. L’estate meteorologica, invece, convenzionalmente, inizia il primo giugno, un giorno importante, in quanto anniversario della pubblicazione di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, il capolavoro dei Beatles.
Col primo buio, vediamo ancora bene il cielo primaverile: il Grande Carro e Boote altissimi, la Vergine più bassa verso sud e il Leone che ormai va a calare a occidente. Rispetto ai mesi passati, però, vediamo meglio le costellazioni che potremmo definire tardo-primaverili o di inizio estate, quali la piccola ma affascinante Corona Boreale, la grande costellazione di Ercole, in verità poco appariscente, la Testa del Serpente, più a sud la Bilancia, poi Ofiuco, con cui entriamo più francamente nel cielo estivo.
La Corona Boreale è una costellazione davvero affascinante, e che torna utile tutte le volte che, facendo vedere le costellazioni a un amico, questo osserva come esse somiglino assai poco a quanto vorrebbero rappresentare. Allora, se visibile, gli si può mostrare la Corona Boreale, un perfetto semicerchio di stelle, la cui forma ricorda una corona di gemme. Secondo il mito, è la corona che Dioniso donò ad Arianna dopo che questa fu abbandonata sull’isola di Nasso da Teseo, che, con lo stratagemma del filo, Arianna aveva aiutato a uscire dal labirinto di Creta. Il contraltare alla Corona Boreale nel cielo autunnale è la costellazione del Triangolo: se il vostro amico in autunno osserva che Andromeda non somiglia a una ragazza e Cassiopea a una regina (la prossima volta lo lasciamo a casa e invitiamo un amico con più fantasia), fategli vedere il Triangolo.
La stella più brillante della Corona Boreale, di seconda magnitudine, porta il nome latino di Gemma, cui si affianca quello arabo di Alphecca. È una nana di classe A0, di colore bianco-azzurro, 74 volte più luminosa del Sole e posta a 75 anni luce di distanza. Ha una stella compagna di classe G poco meno brillante del Sole, in orbita stretta, con cui costituisce una variabile ad eclisse. Se si considera la classe spettrale della componente principale e la sua distanza da Terra, si nota una somiglianza con le 5 stelle del Grande Carro (tutte tranne Dubhe ad Alkaid) che fanno parte dell’Associazione dell’Orsa Maggiore, cui in effetti si pensa appartenga anche questa stella, seppure un po’ discosta dal Grande Carro in cielo.
Nella costellazione di Ercole si osserva invece l’ammasso globulare M13, il più luminoso dell’emisfero celeste boreale. Posto al limite della visibilità ad occhio nudo, al telescopio mostra un magnifico “groviglio” di stelle. Complessivamente, contiene parecchie centinaia di migliaia di stelle, di età stimata tra i 12 e 14 miliardi di anni, quindi poco meno vecchie dell’Universo stesso. Le stime di distanza lo collocano tra i 22.000 e i 25.000 anni luce.
Molto più bassa in cielo, a sud di Ofiuco, sorge lentamente lo Scorpione che incede mantenendosi bassa sull’orizzonte meridionale. Lo Scorpione è una delle più costellazioni più spettacolari del cielo. Tre stelle ne identificano la testa: si tratta di Acrab, Dschubba e Fang. Da queste si diparte una lunga serie di stelle che identificano il corpo dell’aracnide, col brillante cuore identificato dalla stella più luminosa della costellazione, Antares, e il pungiglione sollevato disegnato in cielo dalle stelle Shaula (la seconda più brillante della costellazione) e Lesath. Le due chele sono identificate da altre due stelle, chiamate Zubenelgenubi e Zubeneschamali (dall’arabo medievale “la chela meridionale” e “la chela settentrionale”) che sono però state poi “staccate” allo Scorpione per andare a costituire le due stelle principali della Bilancia.
Lo Scorpione è ricchissimo di stelle blu, e in singolare contrasto con esse la sua stella più luminosa, Antares, è una supergigante rossa. Antares dista 550 anni luce e, in generale, si può osservare come, oltre alla rossa Antares, diverse stelle blu nello Scorpione, ad esempio Acrab, così come altre nelle vicine costellazioni australi del Lupo, Centauro e Croce del Sud (che però sono parzialmente o del tutto invisibili perché troppo australi), si trovano tutte a distanze simili, dell’ordine del 4-500 anni luce.
Queste stelle formano un’associazione stellare, l’associazione OB Scorpius-Centaurus. Oltre ad Antares, ad essa probabilmente appartengono anche altre stelle molto brillanti come Hadar nel Centauro e Acrux e Mimosa nella Croce del Sud. Le associazioni OB sono gruppi di stelle di grande massa, di colore blu (delle classi spettrali O e B, da cui il nome) e di altissima luminosità intrinseca, la cui età tipicamente non eccede i pochi milioni o al più decine di milioni di anni, dato che le stelle di grande massa hanno tempi di vita di quest’ordine di grandezza.
Per quanto riguarda i pianeti, continua il “balletto” nelle ore antelucane cui ci siamo abituati nei mesi scorsi. Verso l’alba, appaiono in fila in cielo Giove, Marte, Urano, Venere e, intorno al 15-20 del mese, anche Mercurio, quest’ultimo però molto difficile da vedere. La Luna, in fase calante, “spazza” questa zona, avvicinandosi prospetticamente ora a un pianeta, ora all’altro, tra il 22 e il 27 giugno. Saturno, invece, comincia già a mostrarsi un po’ prima, rendendosi visibile per tutta la seconda metà della notte.

LA STELLA DEL MESE: RAS ALGETHI

La costellazione di Ercole rappresenta l’eroe inginocchiato, col piede che poggia sulla testa della costellazione del Dragone, che faceva la guardia al Giardino delle Epseridi e che Ercole uccise. Nonostante l’importanza di Ercole nella mitologia greca, la costellazione che lo rappresenta non contiene stelle brillanti. La più luminosa è Kornephoros (β Herculis), di magnitudine 2,8, quindi non brillantissima, mentre Ras Algethi (α Herculis) si deve accontentare della magnitudine 3,5 (in media, in quanto oscilla più o meno tra le magnitudini 3 e 4). Il nome Ras Algethi, di origine araba, significa “la testa dell’inginocchiato” e la stella si trova nella parte meridionale della costellazione, ovvero nella parte inferiore della figura dell’eroe per chi osserva dalle nostre latitudini, in quanto Ercole, oltre che inginocchiato, è rappresentato anche capovolto.
Ras Algethi è invero di una stella notevole. Per cominciare, è una stella multipla, risolvibile in due componenti al telescopio. La componente principale è una stella di classe spettrale (addirittura) M5, quindi una delle stelle più fredde tra tutte quelle visibili a occhio nudo. Più fredda di lei, con classe spettrale M7, mi viene in mente solo Mira, nella costellazione della Balena. È vero che esistono innumerevoli nane rosse fredde quanto queste, ma nessuna di loro è visibile a occhio nudo, proprio perché nane, mentre Ras Algethi e Mira sono stelle giganti.
Ras Algethi è 2-3 volte più massiccia del Sole, 300 volte più grande e 8.000 volte più luminosa, e le viene assegnata la classe di luminosità II, ovvero la classe delle giganti luminose (viene talora classificata Ib, ovvero la classe di luminosità superiore alla II, quella delle supergiganti meno luminose). Si tratta, come Mira, di una stella AGB, ovvero una gigante sul ramo asintotico, che sta percorrendo come ultima fase della sua vita e, come Mira, è una stella variabile, sebbene la variazione in luminosità sia molto meno estrema rispetto a Mira stessa, che passa dalla visibilità alla completa invisibilità a occhio nudo, mentre Ras Algethi si vede sempre. Posta a 360 anni luce, è la seconda stella AGB più vicina dopo Mira stessa, che invece è posta intorno ai 300 anni luce da noi.
La componente secondaria, molto meno luminosa, è una stella doppia a sua volta, e altre due deboli stelle nelle vicinanze fanno pure parte del sistema, che è in definitiva quintuplo.

Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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