Ora è difficile, dalle nostre città, alzare gli occhi verso il cielo e renderci conto che oltre i tetti delle case esiste un manto stellato sopra le nostre teste. Ma sin dalle origini, per decine di migliaia di anni, gli uomini hanno cercato nel cielo punti d’orientamento, o forme divine, attirati dal mistero e dalla bellezza dell’Universo che si affaccia sopra noi. Mappare il cielo, e cercarne i messaggi attraverso l’astrologia, fu un’attività a cui tutte le culture antiche si dedicarono, a partire dai Babilonesi e dagli Egizi; ma il nostro cielo, quello delle costellazioni, fu creato dai Greci. Navigando verso la patria Ulisse si orientava sull’Orsa Maggiore, su Orione e le Pleiadi; a poco a poco, gli astronomi greci tracciarono le costellazioni, definirono lo zodiaco e diedero loro i nomi che ancora restano. Ma quello dei Greci fu anche un cielo mitico: ogni costellazione ha una storia, e i personaggi del mito popolavano anche i cieli degli antichi. Perché l’Orsa ha questo nome? E l’Ariete? E il Toro? La mitologia conduce attraverso la selva dei racconti all’itinerario celeste che è giunto sino a noi.
Giulio Guidorizzi:
studioso di mitologia classica e di antropologia del mondo antico, ha insegnato Letteratura greca all’Università degli Studi di Milano e di Torino. Ha curato, tra l’altro, le traduzioni commentate della Biblioteca di Apollodoro e dei Miti di Igino per Adelphi e i due volumi di Il mito greco per i “Meridiani” Mondadori. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Ai confini dell’anima (2010), Il compagno dell’anima (2013), I colori dell’anima (2017), riuniti nel cofanetto I Greci e l’anima (2023) e, con Silvia Romani, In viaggio con gli dei (2019), Il mare degli dei (2021) e La Sicilia degli dei (2022).