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Ultime notizie dal pianeta rosso

Annunciato qualche giorno fa il rinvio a settembre 2022 della seconda fase della missione ExoMars, che porterà sul pianeta rosso il rover Rosalind Franklin.

di Andrea Castelli

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NASA’s Curiosity highest-resolution panorama of the Martian surface. Image credit: https://www.nasa.gov

La pandemia causata dal virus SARS-CoV-2 sembra aver coinvolto anche Marte: ESA, l’agenzia spaziale europea, e Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, hanno infatti annunciato lo slittamento a settembre 2022 della seconda fase della missione ExoMars, che prevedeva l’invio di un rover su Marte il prossimo luglio.
L’attuale contesto sanitario, con il conseguente richiamo in patria degli esperti europei e russi, ha contribuito ad aggravare uno scenario già di per sé difficile: valutare la necessità di dilatare i tempi per garantire alla missione maggiori probabilità di successo per quanto riguarda la discesa sulla superficie marziana e il suo studio. A tal fine, per non rischiare di compromettere la buona riuscita del programma, è stato deciso di impiegare più tempo per i controlli del modulo di discesa e del rover e verificare altri elementi critici della missione, apportando eventuali migliorie. La meccanica celeste impone però di rimandare tutto di ben due anni, fino a settembre 2022: infatti, poiché le orbite dei pianeti sono ellittiche e la Terra e Marte viaggiano a velocità differenti, la distanza relativa tra i due pianeti varia continuamente e notevolmente. Pertanto, le finestre di lancio delle sonde devono tener conto del fatto che i due pianeti si “avvicinano” ogni 780 giorni.
Sarà dunque necessario attendere parecchio tempo per poter vedere al lavoro il rover di ExoMars, denominato ora Rosalind Franklin, in onore della celebre scienziata britannica. Jan Woerner, direttore generale dell’ESA, spiega così la scelta del nome: “la scienza fa parte del nostro DNA e di tutto ciò che facciamo qui all’ESA. Il rover Rosalind incarna questo spirito e ci invita a spingerci sempre più avanti nell’esplorazione dello spazio.” Infatti, così come la biochimica inglese contribuì a comprendere che il DNA – l’insieme delle informazioni genetiche necessarie al funzionamento e allo sviluppo della maggior parte degli organismi viventi – ha una struttura a doppia elica, il compito del rover che porta il suo nome sarà quello di andare alla ricerca dei “mattoni” della vita su Marte. Sarà il primo robot di questo tipo che, oltre a spostarsi sulla superficie di Marte, potrà anche perforarne il suolo fino a due metri di profondità per estrarre campioni da studiare.
Altri rover però sono attualmente operativi sul suolo marziano. Curiosity, arrivato sul pianeta rosso il 6 agosto 2012, ha recentemente immortalato un panorama ad altissima risoluzione della superficie marziana. Composto da oltre 1.000 immagini scattate tra il 24 novembre e il 1 dicembre 2019 e accuratamente assemblate nei mesi successivi, il panorama contiene 1,8 miliardi di pixel del sito Glen Torridon, la regione di Marte vicina a Mount Sharp, nel cratere Gale, che Curiosity sta esplorando. Si tratta dell’immagine marziana a più alta risoluzione mai ottenuta fino a oggi. Per ottenere questo notevole risultato, il rover è restato fermo nello stesso punto per ore e per diversi giorni consecutivi.
Un “collega” di Curiosity, il lander della missione InSight arrivato su Marte nella regione vulcanica di Elysium Planitia il 26 novembre 2018, si è reso ultimamente protagonista fornendo interessanti dati sul campo magnetico di Marte in prossimità del luogo dove si trova la sonda. Contrariamente a quanto ipotizzato dai planetologi, l’intensità del campo magnetico rilevata sarebbe circa dieci volte superiore a quanto previsto. Prima delle misurazioni eseguite dal magnetometro a bordo di InSight, il campo magnetico marziano era stato analizzato solamente da sonde in orbita attorno al pianeta che hanno fornito una stima dei valori relativi ad aree del raggio di oltre 150 chilometri, ma non di piccole aree del pianeta. Inoltre, InSight ha rilevato fluttuazioni del valore del campo magnetico locale tra il giorno e la notte, con addirittura pulsazioni attorno alla mezzanotte. Questi fenomeni sono molto probabilmente dovuti all’interazione tra il vento solare e le particelle dell’atmosfera superiore di Marte. Il campo magnetico del pianeta rosso è scomparso oltre 4 miliardi di anni fa; dal momento che la maggior parte delle rocce sulla superficie è troppo recente per esser stata magnetizzata da quell’antico campo, gli scienziati ritengono che i segnali rilevati dagli strumenti di InSight debbano provenire dal sottosuolo.
Dopo solo un anno e mezzo circa di lavoro, la missione ha già prodotto risultati apprezzabili e continuerà ad esplorare il pianeta rosso per un altro anno, proprio nell’attesa dell’arrivo del nuovo rover Rosalind Franklin.

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