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Terza toccata e fuga interstellare

La mattina del 1° luglio 2025 un telescopio del progetto ATLAS in Cile ha individuato un oggetto interstellare che sta attraversando il sistema solare.

di Andrea Castelli

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La cometa interstellare 3I/Atlas (nel cerchio rosso) immersa nel ricco campo stellare della costellazione del Sagittario la notte del 2 luglio 2025. Credit: Albino Carbognani e Manuel Barbetta.

Tutte le strade (o quasi) portano… al sistema solare. Un “viandante cosmico” proveniente dagli spazi interstellari ha infatti deciso di attraversare fugacemente il nostro quartiere celeste per poi proseguire la sua folle corsa verso chissà dove. Grazie ad ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), un sistema di sorveglianza astronomica progettato per scoprire asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta, lo scorso 1° luglio è stato individuato nella costellazione del Sagittario un oggetto “alieno” ufficialmente denominato 3I/ATLAS o C/2025 N1 (ATLAS). Inizialmente ritenuto un asteroide, si è pian piano compreso che si tratta invece di una cometa interstellare tra i 10 e i 30 Km di diametro che mostra un’attività cometaria marginale, vista la coda molto corta; è quasi certamente un corpo ghiacciato con debole rilascio di polveri. Non è comunque una cometa qualsiasi: proviene dall’esterno del sistema solare ed è il terzo corpo celeste che non fa capo al Sole a venire a farci visita, dopo l’asteroide 1I/ʻOumuamua nel 2017 e la cometa 2I/Borisov nel 2019. Infatti, “3I” sta proprio a significare “terzo oggetto interstellare”. Sono proprio i suoi parametri orbitali a darci forti indizi che provenga da molto lontano: per prima cosa, l’orbita che sta percorrendo non è ellittica e perciò chiusa, come quella di tutti gli oggetti legati gravitazionalmente al Sole, ma iperbolica e dunque aperta. È stato possibile affermarlo dopo aver recuperato osservazioni precedenti, risalenti fino al 14 giugno, effettuate sia dai telescopi ATLAS che dalla Zwicky Transient Facility. Tracciare un’orbita iperbolica significa avere un’eccentricità – il valore numerico che indica quanto la forma di un’orbita si discosta da quella di una circonferenza perfetta – superiore a 1. Nel caso di 3I/ATLAS, questo valore è addirittura di 6,15, enormemente superiore al limite di legame gravitazionale alla nostra stella. Il secondo dato interessante è la velocità residua, ovvero quella che un oggetto avrebbe se si trovasse a distanza infinita dal Sole: questa cometa viaggia a circa 60 Km/s, una velocità praticamente impossibile da ottenere per un oggetto nato nel sistema solare dal momento che, descrivendo un’orbita ellittica perché soggetto all’attrazione gravitazionale del Sole, ha velocità residua nulla. Pertanto, per non finire a orbitargli attorno, la velocità residua di un corpo esterno che transita nei pressi del Sole deve essere positiva. La provenienza di 3I/ATLAS da regioni remote ha spinto a considerare l’ipotesi che potesse arrivare dalla fascia di Kuiper o dall’ancora più lontana nube di Oort, ma le simulazioni numeriche effettuate la escludono, dal momento che le perturbazioni gravitazionali esercitate da Giove, ad esempio, non sono sufficienti a giustificare una velocità residua così elevata e nessuna configurazione orbitale “interna” potrebbe spiegare un’eccentricità superiore a 6. C’è infine un altro indizio che fa propendere per un’origine non autoctona di questa cometa, ovvero l’inclinazione di 175° rispetto al piano dell’eclittica che sembra suggerire una provenienza dell’oggetto dal sottile disco galattico. Attualmente la cometa si trova poco all’interno dell’orbita di Giove, a 4,4 unità astronomiche dal Sole e 3,4 UA dalla Terra, ma il prossimo 29 ottobre si troverà a passare al perielio. Studiare il suo comportamento in prossimità della nostra stella consentirà di confrontare i suoi composti con quelli delle comete “nostrane”. 3I/ATLAS rappresenta così un’occasione più unica che rara per esplorare materiale proveniente dall’esterno del nostro sistema planetario. Successive analisi porteranno sperabilmente alla determinazione del suo periodo di rotazione, della composizione chimica – andando a verificare l’eventuale presenza di composti volatili, minerali e molecole organiche – la massa e la struttura di questo visitatore alieno; tutti dati fondamentali per confrontarlo con i due precedenti oggetti interstellari noti e per comprendere meglio i processi di formazione planetaria in stelle lontane.

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