Definito un risultato rivoluzionario quello che è stato annunciato ieri pomeriggio in sei conferenze stampa in Europa, Usa, Cile, Cina e Giappone. L’immagine mostrata a tutto il mondo rivela il buco nero al centro di Messier 87, un’enorme galassia situata nel vicino ammasso della Vergine.
Image credit: Media Inaf
L’annuncio di ieri 10 Aprile 2019 è frutto di decenni di lavoro osservativo, tecnico e teorico. Un lavoro di squadra globale che ha richiesto una stretta collaborazione da parte di 200 ricercatori di tutto il mondo. Tredici istituzioni partner hanno lavorato insieme per creare l’EHT (Event Horizon Telescope), un gruppo di otto radiotelescopi dislocati in diverse aree del globo terrestre: Europa, Stati Uniti e Hawaii, America Centrale e del Sud, Africa e Asia. I telescopi che ne fanno parte sono ALMA, APEX, IRAM, il James Clerk Maxwell Telescope, il Large Millimeter Telescope Alfonso Serrano, il Submillimeter Array, il Submillimeter Telescope e il South Pole Telescope. Tutti questi strumenti hanno lavorato in modo coordinato, così da costituire un unico strumento di dimensioni globali con sensibilità e risoluzione senza precedenti, creando così un nuovo modo di studiare gli oggetti più estremi dell’universo, come i buchi neri. L’enorme quantità di dati grezzi – misurabile in petabyte, ovvero milioni di gigabyte – ottenuta dai telescopi è stata poi ricombinata da supercomputer altamente specializzati ospitati dal Max Planck Institute for Radio Astronomy e dal Mit Haystack Observatory.
Image credit: https://achael.github.io
Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di fisica teorica di Francoforte e membro del comitato scientifico che ha realizzato la foto storica, commenta così il risultato: “Oggi si apre la prima pagina di un libro incredibile, nel quale è possibile realizzare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti previsti un secolo fa da Albert Einstein”.
In effetti, quello che fino a ieri era considerato un concetto matematico, diventa oggi un oggetto fisico reale. L’immagine del primo buco nero mostrata ieri rappresenta quindi un’ulteriore conferma della Teoria della Relatività Generale.
L’oggetto celeste osservato dall’EHT è il buco nero supermassiccio M87, al centro della galassia ellittica Messier 87, a 50 milioni di anni luce da noi e con una massa circa 6,5 miliardi di volte quella del sole.
Ciò che è stato immortalato in realtà non è il buco nero, che per sua stessa definizione è invisibile, ma l’orizzonte degli eventi, ovvero il limite causalmente connesso dello spazio-tempo, quella regione dalla quale non possiamo ricevere informazioni e da cui né la materia né la radiazione possono sfuggire.
In prossimità dell’orizzonte degli eventi c’è una regione luminosa che nell’immagine di M87 appare come un anello di luce asimmetrico, di forma quasi circolare e che racchiude una regione centrale oscura, l’ombra del buco nero, ovvero la manifestazione dell’ultima regione dello spazio-tempo in cui la materia va a cadere. Quest’ombra ci fornisce le caratteristiche dinamiche e morfologiche del buco nero.
Il risultato ottenuto dall’EHT non solo regala la prima immagine di uno degli oggetti più estremi dell’universo, ma ci fornisce anche una prova diretta della presenza di buchi neri supermassicci al centro delle galassie e del motore centrale dei nuclei galattici attivi.
Associazione LOfficina, in occasione di questo risultato rivoluzionario, il giorno 3 Maggio alle ore 21.00 dedicherà una serata: LA FOTO DEL SECOLO E LA RICERCA DI BUCHI NERI.
Sarà il Prof. Massimo Dotti dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, considerato uno dei grandi esperti nazionali e internazionali nel campo dei buchi neri, ad aiutarci a comprendere non solo l’immagine storica ma anche il nuovo approccio sperimentale per osservare questi oggetti estremi dell’universo.