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Il Cielo di Novembre 2022

Mese delle Leonidi, uno dei più bei sciami meteorici. Notti progressivamente più lunghe e pianeti protagonisti del cielo

Di Davide Cenadelli.

In novembre, Giove e Saturno sono ancora ben visibili di sera, ma tramontano sempre prima: mentre il primo rimane visibile fin nel cuore della notte, il secondo limita ormai la sua visibilità alle ore serali. Di converso, migliorano le condizioni di visibilità di Marte, che ormai si mostra – sempre più luminoso – per quasi tutta la notte, ad eccezione della parte iniziale. Dopo cena, i tre pianeti sono visibili contemporaneamente, con Saturno basso verso sudovest, Giove più alto a sud, e Marte basso a nordest. Il Pianeta Rosso diviene poi altissimo in cielo a notte fonda, sullo sfondo delle corna del Toro, in moto retrogrado in vista della vicina opposizione dell’8 dicembre.
Oltre allo spettacolo dei pianeti, il cielo ci mostra le costellazioni autunnali: il cavallo alato Pegaso, la principessa Andromeda, l’eroe Perseo, la regina Cassiopea, il re Cefeo, il mostro marino raffigurato nella costellazione della Balena, il Pesce Australe con la brillante stella Fomalhaut che sfiora l’orizzonte meridionale, il coppiere degli dei Ganimede rappresentato dalla costellazione zodiacale dell’Acquario, poi i Pesci, l’Ariete, il Triangolo e sì … guardando verso nordest, già di sera vediamo un gruppettino di stelle, le Pleiadi, il più famoso ammasso stellare del cielo. Le Pleiadi si trovano nella costellazione del Toro, che sorge col primo buio, e sono seguite della brillante stella Aldebaran, il cui nome d’origine araba significa proprio “l’inseguitrice” in quanto, a causa della rotazione terrestre, sembra muoversi in cielo inseguendo le Pleiadi.
Il Toro è una costellazione antichissima: era già nota ai Sumeri che vi vedevano il Toro del Cielo impegnato in una lotta con Gilgamesh, raffigurato nella vicina costellazione di Orione. Ma probabilmente è molto più antico: un dipinto rupestre nella Grotta di Lascaux, databile al 15.000 a.C. circa, raffigura un toro che sembra proprio rappresentare la costellazione, in particolare grazie a un gruppetto di punti sulla sua groppa molto somigliante alle Pleiadi.
Le Pleiadi sono un ammasso aperto, ovvero un gruppo di stelle nate insieme non molto tempo fa. Non molto tempo fa significa in questo caso circa 100 milioni di anni, un tempo astronomicamente non lunghissimo, sufficientemente breve perché questo gruppo di stelle siano ancora unite; ma il loro destino, come quello degli ammassi aperti in generale, è di disperdersi. Entro due o trecento milioni di anni, questo meraviglioso gruppetto di stelle che oggi allieta le nostre notti autunnali e invernali non esisterà più: ognuna se ne sarà andata solitaria per la sua strada negli sterminati spazi della Galassia. Anche se a occhio nudo nelle Pleiadi si vedono tra sei e nove stelle, in realtà l’ammasso ne comprende un migliaio e a occhio nudo si vedono solo le più brillanti. La più luminosa di tutte è Alcyone, una stella multipla la cui componente principale è una gigante azzurra di classe B5 nove volte più grande del Sole ma ben 2.000 volte più luminosa grazie all’elevata temperatura superficiale di 12.000 °C. Si trova a 440 anni luce e questa è più o meno la distanza da noi dell’ammasso, che però si estende parecchio lungo la linea di vista. Ad esempio Maia e Merope, altra due stelle delle Pleiadi, si trovano a 380 anni luce, ben 60 anni luce “davanti” ad Alcyone. L’ammasso delle Pleiadi, che da Terra appare piuttosto compatto, è in realtà molto allungato proprio lungo la linea di vista: se lo guardassimo, per così dire, di lato, lo vedremmo molto più lungo e disperso.
Confinante col Toro, ormai ben visibile già di sera appare anche la costellazione dell’Auriga, riconoscibile dalla caratteristica figura pentagonale: dei vertici del pentagono, quattro sono identificati da stelle dell’Auriga, tra cui la più luminosa è Capella, sesta più brillante di tutto il cielo, e uno da una stella del Toro, Elnath, che costituisce la punta di una delle due corna dell’animale celeste. Dato che il Toro di corna ne ha due, ecco che l’altra punta è identificata dalla più debole stella Zeta Tauri, chiamata anche Tianguan, vicino alla quale si trova la celebre Nebulosa del Granchio, resto di una supernova avvistata nel 1.054. La vicinanza alla stella Zeta Tauri è solo prospettica, in quanto la stella dista 440 anni luce, mentre la nebulosa 6.500, e si trova addirittura in un altro braccio a spirale della Galassia, quello di Perseo, e non quello di Orione dove ci troviamo noi. Col passare delle ore, mentre l’Auriga e il Toro salgono a guadagnare la ribalta del firmamento, ecco sorgere Orione che sarà osservabile in orari più comodi nei prossimi mesi invernali.

LA STELLA DEL MESE: GAMMA CASSIOPEIAE

Gamma Cassiopeiae è la stella in mezzo alle cinque che formano la tipica “W” di Cassiopea, che brilla sopra la nostra testa nelle sere di novembre. La sua magnitudine media è intorno al valore 2,5, ma si tratta di una variabile eruttiva che può salire in luminosità fino alla magnitudine 1,6 – diventando così di gran lunga la più luminosa della costellazione – o scendere fino alla 3. È il prototipo delle stelle variabili che portano proprio il suo nome. Stranamente, pur essendo una stella ben visibile a occhio nudo e relativamente luminosa, non ha un nome tradizionale riconosciuto; a volte si usa il nome Navi o quello di origine cinese Tsih, ma sono nomi poco usati e non ufficiali.
Gamma Cas (Cas è l’abbreviazione abituale di Cassiopeiae) dista da noi 550 anni luce. Si tratta di una subgigante una decina di volte più grande del Sole, ma ben 65.000 volte più luminosa (contando anche la radiazione ultravioletta) a causa dell’altissima temperatura superficiale di circa 30.000 K, che la assegna alla classe spettrale B0.5 e le dona un colore blu profondo. Lo spettro della stella è peculiare perché vi compaiono le righe dell’idrogeno in emissione, dovute al disco di materia che la circonda, emesso dalla stella stessa. Curiosamente, quando Padre Angelo Secchi negli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento ideò la sua classificazione stellare – nella quale comprese circa 4.000 stelle, un numero senza precedenti per l’epoca – ideò una classe spettrale peculiare per stelle con righe in assorbimento, in cui inserì proprio la nostra Gamma Cas e Sheliak, nella Lira, altra stella con righe in emissione dovute a gas emesso nello spazio, sebbene l’emissione in questo caso sia dovuta agli effetti mareali presenti in un sistema binario stretto, mentre l’emissione di Gamma Cas è, per così dire, intrinseca e legata a instabilità tipiche della stella. Alcune evidenze suggeriscono peraltro che la nostra stella potrebbe avere una o due stelle compagne.

Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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