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Il Cielo di Marzo 2024

In arrivo la primavera astronomica che sancisce la fine dell’inverno.

di Davide Cenadelli

In marzo, l’inverno astronomico termina con l’equinozio di primavera che quest’anno cade il giorno 20. Comincerà allora la primavera astronomica, mentre la cosiddetta primavera meteorologica è già cominciata all’inizio del mese. Il giorno dell’equinozio, il Sole attraversa l’equatore celeste e su tutta la Terra il dì e la notte hanno la stessa durata, 12 ore l’uno. In realtà, a causa degli effetti di rifrazione dell’atmosfera terrestre che permette di vedere il Sole già poco prima che si sia affacciato all’orizzonte all’alba, o dopo che è sparito al tramonto, all’equinozio il dì dura pochissimo in più della notte, e la durata pari per entrambi si verifica qualche giorno prima, nel giorno detto equilux (qualche giorno dopo nel caso dell’equinozio d’autunno in settembre).
In corrispondenza degli equinozi, l’eclittica – ovvero la traiettoria apparente del Sole in cielo dovuta in realtà alla rivoluzione terrestre – ha la massima inclinazione rispetto all’equatore celeste, verso nord all’equinozio di primavera e verso sud a quello d’autunno. Questo significa che in marzo il Sole fa il massimo spostamento verso nord sulla sfera celeste (in settembre verso sud), il che implica che in marzo è massimo l’allungamento delle ore di luce (in settembre la loro diminuzione). Attenzione: non sono massime le ore di luce, questo avviene ai solstizi, ma è massimo il guadagno di ore di luce, ovvero le giornate si allungano più che in qualsiasi altro mese. Poi, in aprile e maggio e in giugno fino al solstizio continueranno ad allungarsi, ma sempre più lentamente. A questo aggiungiamo che nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo entrerà in vigore l’ora legale, che ci farà guadagnare ex abrupto un’ora di luce in più la sera (perdendola al mattino).
Mi sembra di percepire il piacere di molti lettori a questa notizia. Si guadagnerà molta luce, arriveranno i primi tepori e fioriranno gli alberi. OK, le fioriture sono belle, ma per il resto – ahimè – non condivido questo piacere. Amo i tramonti precoci e il buio della notte … ne riparliamo in settembre.
In cielo, nelle prime ore della notte si vedono ancora bene le costellazioni invernali, che culminano intorno all’ora di cena. Marzo è pertanto un mese molto favorevole per vederle, in quanto sono alte col primo buio, in orari molto comodi per le osservazioni. In particolare, oltre alle costellazioni ricchissime di stelle brillanti di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, in serata si vede il Cancro che, pur privo di stelle luminose, mostra un fiocchetto di luce già visibile a occhio nudo, l’ammasso aperto M44, un ammasso di stelle posto a circa 600 anni luce da noi e la cui età è stimata in 600-700 milioni di anni. Se guardiamo verso est, vediamo che il Leone è già sorto e in tarda serata culmina verso sud, e col passare delle ore il Grande Carro dell’Orsa Maggiore si alza sempre più a nordest fino a raggiungere le regioni zenitali intorno alla mezzanotte. Dietro al Carro, ecco apparire, visibile già in tarda serata e via via più alta col passare delle ore, la stella primaverile per antonomasia, Arturo, quarta stella più brillante del cielo e prima dell’emisfero boreale. La primavera comincia a farsi vedere non solo sulla Terra, con i primi profumi e tepori, ma anche in cielo.
Man mano che il cielo invernale passa il testimone a quello primaverile, notiamo anche che all’abbondanza di stelle del primo, in particolare di stelle brillanti, fa da contraltare la relativa povertà del secondo. Infatti, quando guardiamo il cielo invernale osserviamo la fascia della Via Lattea, ovvero stiamo guardando la nostra galassia sul piano del disco, ovvero lungo le direzioni ove è massimo il suo spessore, e quindi vediamo moltissime stelle. In primavera, invece, lo sguardo si sposta verso direzioni via via più discoste da esso, verso latitudini galattiche via via più alte, ossia in direzioni via via più vicine alla perpendicolare al piano della Galassia, ove troviamo il polo nord galattico, nella costellazione primaverile della Chioma di Berenice, posta dietro la coda del Leone e visibile in marzo in tarda serata. Ecco che, attraversando uno spessore via via minore del disco galattico, il nostro sguardo intercetta sempre meno stelle.
Dal punto di vista dei pianeti, si vede ancora Giove nel cielo serale, nella costellazione dell’Ariete, ma tramonta via via più presto, intorno alle 22:30 a inizio mese, un paio d’ora prima a fine mese (alle 20:30, che però diventano le 21:30 in quanto subentra l’ora legale). Venere a Marte sono visibili brevemente molto bassi prima dell’alba (il primo è molto più luminoso, ma si avvicina prospetticamente al Sole, mentre il secondo se ne allontana lentamente, migliorando quindi un pochino le sue condizioni di osservabilità nel corso del mese). Invisibile Saturno, che è stato in congiunzione col Sole lo scorso 29 febbraio. Verso fine mese c’è una buona occasione per vedere Mercurio, che apparirà nel crepuscolo serale; tramontando oltre un’ora dopo il Sole, offrirà la migliore occasione per vederlo del 2024 (la massima elongazione è il giorno 24 marzo; nel corso dell’ano capitano altri periodi favorevoli, ma questo è il migliore in orari serali perché Mercurio si sta “arrampicando” lungo il ramo ascendente dell’eclittica che in marzo appare più ascendente che mai al tramonto dall’emisfero boreale).

Infine, due parole sulla cometa 12P/Pons-Brook. Si tratta di una cometa periodica con periodo pari a 71 anni, che dovrebbe raggiungere la massima luminosità il 21 aprile, giorno del massimo avvicinamento al Sole, e la minima distanza da Terra il 2 giugno, quando passerà a 230 milioni di km da noi. Le stime dicono che in marzo potrebbe diventare visibile a occhio nudo. Con le comete, non si sa mai, le stime sono piuttosto orientative, in quanto è difficile prevedere l’esatta produzione di getti di gas e polveri da parte del nucleo cometario. Questa cometa in particolare, però, ha una certa tendenza a produrre bursts di materia, quindi potrebbe sorprenderci in senso positivo, il che potrebbe renderla non solo visibile a occhio nudo, ma anche ben luminosa! La cometa apparirà bassa sull’orizzonte occidentale, tra Andromeda (vi entrerà il giorno 11) e Ariete (il 15). Si possono privilegiare i giorni intorno al 10, quando la Luna sarà nuova, oppure aspettare verso fine mese, quando la Luna avrà passato la fase di piena e si sarà allontanata parecchio dalla regione di cielo ove si trova la cometa. Non ci resta che sperare in un bel burst luminoso e tenere d’occhio la cometa anche nei mesi a venire.

LA STELLA DEL MESE: DUBHE

Dubhe è una delle due stelle anteriori del Grande Carro, la parte più cospicua della grande costellazione dell’Orsa Maggiore. Stelle “anteriori” nel senso del moto apparente indotto dalla rotazione terrestre. Queste due stelle, una è appunto Dubhe e l’altra Merak, vengono dette i “puntatori del polo” perché muovendosi in cielo dalla seconda verso la prima e proseguendo oltre questa per circa 5 volte la distanza angolare tra le due, si giunge in prossimità della Stella Polare. Quest’ultima è la prima stella che si incontra lungo questa particolare “strada celeste” di luminosità comparabile alle due partenza, essendo leggermente meno luminosa di Dubhe, e leggermente più di Merak.
In effetti, Dubhe è la seconda stella più brillante dell’Orsa Maggiore: con la sua magnitudine apparente pari a 1,79, è superata di poco da Alioth (1,76; ricordiamo che più bassa è la magnitudine di una stella, maggiore è la sua luminosità). Tra le stelle del Grande Carro, è anche la più lontana, posta com’è a 123 anni luce. Lontana ma non lontanissima: rimane un nostro vicino di casa a livello galattico. Dubhe è una stella doppia spettroscopica, con la componente principale che è una gigante arancione (classe spettrale K0III) tra 17 e 23 volte più grande del Sole e tra le 165 e le 300 volte più luminosa (ci sono dievsre stime). È piuttosto simile a un’altra celebre e non lontana in cielo gigante arancione, la più brillante del cielo tra le stelle di questo tipo, ovvero Arturo, nella costellazione di Boote. Arturo è 25 volte il Sole come diametro e 170-180 volte il Sole in luminosità. La compagna di Dubhe è una stella nana biancastra (F0V) nettamente meno luminosa, ma comunque superiore al Sole di una quindicina di volte, con un periodo orbitale tra le due di 44 anni e mezzo. Un’altra stellina di settima magnitudine, a sua volta doppia spettroscopica, potrebbe fare parte del sistema. Il nome Dubhe deriva da una frase araba che significa “la schiena dell’orsa” (dove in effetti la nostra stella si trova) e in particolare dalla parola dubb (= orso).

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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