Dicembre, mese del solstizio d’inverno e dello spettacolare sciame meteorico delle Geminidi.
di Davide Cenadelli
Il giorno 21 dicembre cade il solstizio d’inverno, il dì più corto dell’anno, ovvero la notte più lunga, sebbene a causa dell’eccentricità dell’orbita terrestre non si tratti del giorno in cui il Sole tramonta prima di ogni altro. Questo accade il 13 dicembre, il celebre giorno di Santa Lucia. Dal 13 al 21 il Sole comincia a ritardare il suo tramonto, sebbene all’alba si perda più luce di quanta se ne guadagni di pomeriggio, così che il solstizio, e non Santa Lucia, è effettivamente “la notte più lunga che ci sia”.
In dicembre, Giove sarà grande protagonista, in opposizione al Sole il giorno 7. Il pianeta gigante, sullo sfondo delle stelle del Toro, sarà già ben visibile di prima sera verso nordest e culminerà molto alto verso sud in piena notte, offrendosi all’osservazione in condizioni pressoché ideali. Nel Cancro si leverà più tardi Marte, rendendosi visibile in tarda serata, culminando nelle ore antelucane ormai molto luminoso, sebbene meno di Giove, in vista della non lontana opposizione di metà gennaio. Venere risulta ben visibile di sera, luminosissimo nelle luci del crepuscolo. Ancora osservabile Saturno, nell’Acquario: la sua visibilità è ormai ridotta al tardo pomeriggio e alla sera, dopodiché tramonta, ma si tratta di orari molto comodi per l’osservazione.
Restando nel Sistema Solare, si segnala lo sciame meteorico delle Geminidi, uno tra i più cospicui dell’anno. Esso è prodotto dai detriti lasciati dall’asteroide 3200 Phaethon e può mostrare, al picco di attività, fino a 120 meteore all’ora. Esse penetrano nell’atmosfera terrestre a velocità prossime ai 70 km/s, tra le più veloci, capaci dunque di regalare meteore luminose e spettacolari. Il picco di attività è previsto tra il 13 e il 14, con la Luna però quasi piena e il relativo disturbo.
Lasciamo ora il Sistema Solare e passiamo al cielo stellato. Levando lo sguardo alla regione dello zenit, verso l’ora di cena appare la costellazione di Andromeda con la celebre Galassia di Andromeda o M31, che con cielo terso e scuro è visibile a occhio nudo e, trovandosi nella regione zenitale, è nelle migliori condizioni possibili di osservazione. Conviene tentare l’osservazione nella prima parte del mese o dopo il 18-19, allorché di prima sera non c’è il disturbo dovuto alla luce lunare. La Galassia di Andromeda è in rotta di collisione con la nostra, ma non è il caso di preoccuparsi. Intanto, la collisione avverrà tra circa 3 miliardi di anni… inoltre, non bisogna pensare a scontri fisici tra stelle e pianeti, che sono praticamente impossibili, in quanto le galassie sono fatte principalmente di vuoto. Si tratterà di uno scontro gravitazionale, senza conseguenze per i singoli corpi celesti. In pratica le due galassie si attraverseranno, venendo deformate gravitazionalmente, per poi rimbalzare e ri-fondersi in un’unica galassia in un’epoca successiva.
Verso est-nordest già col primo buio vediamo le costellazioni dell’Auriga e del Toro, avanguardia delle costellazioni invernali, mentre intorno all’ora di cena va a sorgere Orione, che poi dominerà la ribalta celeste nel pieno della notte con i suoi cani, il Cane Maggiore e il Cane Minore. Orione è facilmente riconoscibile per le tre stelle della cintura, Mintaka, Alnilam e Alnitak, che nella tradizione popolare sono identificate in vari modi, tra cui i tre Re Magi. Giusto per restare in tema natalizio, nella costellazione del Cancro, che in questa stagione sorge in serata un po’ sul tardi ma è ben visibile in tarda notte, troviamo l’ammasso aperto del Presepe o M44, un ammasso di stelle posto a 610 anni luce da noi e visibile anche a occhio nudo come una debole macchiolina di luce. A est di Orione e anch’essa visibile un po’ sul tardi c’è la costellazione dell’Unicorno, non molto appariscente perché manca di stelle brillanti, ma, attraversata dalla Via Lattea, è molto ricca sul versante nebulare. Oltre alla celebre Nebulosa Rosetta, ospita al suo interno anche la Nebulosa Cono, uno dei soggetti preferiti dagli astrofotografi e vicino a lei si trova – tornando allo spirito natalizio – l’ammasso Albero di Natale. Entrambi sono situati a 2.600 – 2.700 anni luce di distanza.
LA STELLA DEL MESE: SAIPH
Saiph è la meno nota tra le stelle più note di Orione. Le stelle più note sono le 4 che formano il trapezio che delinea spalle e arti inferiori del personaggio e le 3 della cintura. Tra esse, Saiph occupa il vertice sudorientale (in basso a sinistra) del trapezio. Si tratta di una stella invero cospicua: appare di seconda magnitudine per la notevole distanza di 650 anni luce, ma è una supergigante blu di classe spettrale B0,5, quindi caldissima con temperatura superficiale di 26.000 K e, come tutte le stelle di questa categoria, di altissima luminosità, pari a 60 mila soli. Supera il Sole in dimensione di quasi 15 volte. Se si trovasse alla distanza di Sirio, che in cielo splende non lontana da lei, ci apparirebbe circa di magnitudine -8, ma se potessimo vedere l’ultravioletto, che questa stella emette più della luce visibile, di magnitudine intorno a -10, diciamo come una falce di Luna, ma con tutta la luce concentrata in un punto brillantissimo. Sembra che Saiph appartenga all’associazione Orion OB1, cui appartiene anche Rigel. In effetti Rigel, la stella più luminosa di Orione, si trova un po’ più distante, a 860 anni luce, ma non molto di più, tanto che è plausibile che le due stelle siano nate in una stessa nebulosa. Anche le due masse risultano comparabili, intorno alla ventina di masse solari. Rigel ci appare nettamente più luminosa, nonostante la maggiore distanza, per due ragioni: è effettivamente più brillante, diciamo il doppio, ma anche appartiene alla classe spettrale B8, quindi è meno calda, il che fa sì che la sua emissione sia prevalentemente ultravioletta come per Saiph, ma più spostata verso il visibile; ovvero, in parole povere, noi la vediamo meglio. Il nome Saiph deriva dall’arabo e significa “la spada” anche se la stella identifica più che altro una gamba o piede del gigante (l’altro è Rigel), mentre la spada viene vista in corrispondenza della (non lontana) Nebulosa di Orione.
Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.