fbpx

14 marzo: la scienza in un giorno

Grandi scienziati come Stephen Hawking e Albert Einstein e la costante matematica “pi-greco” hanno tutti un profondo legame con un giorno speciale dedicato alla scienza: il 14 marzo.

di Andrea Castelli

14 marzo: la scienza in un giorno 14 marzo, Albert Einstein, Andrea Castelli, Associazione LOfficina, buchi neri, Civico Planetario Ulrico Hoepli, cosmologia, Gabriele Ghisellini, news LOfficina, Pi-day, Pi-greco, Stephen Hawking

Image credit: https://www.ilsettemezzo.com

Anche il destino, e non solo gli scienziati, sa lavorare bene con i numeri; e se poi con i numeri ci prende anche gusto, allora ne risulta un “mix esplosivo” che ti segna letteralmente la vita. Questo è proprio ciò che ha caratterizzato l’esistenza del più celebre scienziato moderno: Stephen Hawking. L’astrofisico e cosmologo britannico, che con i numeri e le equazioni ci sapeva decisamente fare, è nato l’8 gennaio 1942, trecento anni esatti dopo la morte di Galileo Galilei, e si è spento il 14 marzo dello scorso anno, proprio in occasione del centotrentanovesimo compleanno di Albert Einstein. E se poi aggiungiamo che il 14 marzo (3/14, terzo mese dell’anno e quattordicesimo giorno, secondo la notazione americana) è la giornata mondiale dedicata al “pi-greco”, la costante che vale 3,14 e che esprime il rapporto tra circonferenza e diametro di un cerchio, sembra quasi che non si tratti più di curiose coincidenze, ma di un destino realmente segnato dai numeri.
Non ha avuto una vita facile, Stephen Hawking: nel 1963, a poco più di vent’anni, gli viene diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia degenerativa che progressivamente lo costringe all’immobilità su una sedia a rotelle e lo obbliga a comunicare grazie ad un sintetizzatore vocale. Rassegnazione e sconforto non hanno però mai preso il sopravvento: il giovane fisico non solo riesce a portare a termine gli studi, nonostante i medici gli abbiano dato due soli anni di vita, ma apre molto presto la strada a pionieristici lavori teorici sui buchi neri e sull’origine dell’universo. L’ascesa all’”Olimpo della fisica” è rapida quanto il peggioramento delle sue condizioni di salute: nel 1974, a soli trentadue anni, raggiunge il suo più grande traguardo scientifico, ovvero la formulazione teorica del meccanismo di evaporazione dei buchi neri. Il maggior riconoscimento accademico – che, curiosamente, non è il premio Nobel – lo ottiene nel 1979, quando ricopre il ruolo di professore lucasiano di matematica presso l’Università di Cambridge, proprio come Paul Dirac e Isaac Newton. Dieci anni dopo, nel 1989, consegue un altro primato: la pubblicazione di “A Brief History of Time”, uno dei libri di divulgazione scientifica più celebri e più venduti di sempre. Ed è proprio in quegli anni che Hawking diventa un fenomeno di massa e una vera e propria icona pop: compare in episodi de “I Simpson” e di “Star Trek”, presta la sua voce per i brani Keep Talking e Talkin’ Hawkin’ dei Pink Floyd e, nel 2015, canta Galaxy Song insieme ai Monty Python. Nel frattempo, la malattia avanza inesorabilmente fino a stroncarlo definitivamente il 14 marzo 2018, a 76 anni d’età. La sua grande eredità scientifica però sopravvive: i buchi neri, emettendo una forma di radiazione elettromagnetica, non sono poi così “neri” e, in un tempo estremamente lungo, dovrebbero addirittura “evaporare”.

Associazione LOfficina, proprio il 14 marzo, ospiterà presso il Planetario di Milano Gabriele Ghisellini (INAF Osservatorio Astronomico di Brera), che ci svelerà i misteri dei buchi neri e ci illustrerà la grande eredità scientifica di Stephen Hawking

Translate »