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Il Cielo di Gennaio 2024

Ricco di stelle brillanti, il cielo di Gennaio è uno dei più belli dell’anno. Ecco una breve guida per gustarselo al meglio.

di Davide Cenadelli

Gennaio è il primo mese interamente compreso nell’inverno astronomico e il mese di mezzo tra i tre dell’inverno meteorologico, che comprende per convenzione dicembre, gennaio e febbraio. Insomma, siamo in pieno inverno e nessuna sorpresa che le costellazioni invernali dominino il cielo. Dopo un precoce tramonto in cui le costellazioni autunnali fanno ancora una fugace apparizione, ecco salire alla ribalta Orione, il Toro, l’Auriga, i Gemelli e poi i cani di Orione, il Maggiore e il Minore, insieme ad altre costellazioni meno appariscenti come Eridano e l’Unicorno.
Mese di stelle, gennaio. Nel cuore dell’inverno possiamo vedere più stelle brillanti che in qualsiasi altra stagione: appaiono infatti Sirio, la stella più brillante del cielo notturno, Capella, la sesta, Rigel, la settima, Procione, l’ottava, Betelgeuse, la decima, e Aldebaran, la quattordicesima, per citare solo quelle più brillanti della magnitudine 1. E le costellazioni che contengono questi gioielli celesti sono tra le più spettacolari e fascinose. Si tratta di costellazioni antichissime, come Orione e il Toro, già usate dai Sumeri che vi vedevano Gilgamesh che combatte il Toro celeste. Secondo i Greci, invece, Orione era un gigantesco cacciatore dell’Isola di Chio, il più grande e il più bello tra gli uomini, che andava a caccia coi suoi cani, rappresentati nelle costellazioni del Cane Maggiore, ove sfolgora Sirio, e Minore, ove fa bella mostra di sé Procione. Orione con i suoi cani cacciava la Lepre, rappresentata da una costellazione sotto i piedi del gigante e di fianco al Cane Maggiore, e un giorno si imbatté nelle Pleiadi, sette sorelle bellissime, di cui si innamorò. Tale amore però non era corrisposto e, perché potessero sfuggire alla corta indesiderata, gli dei le trasformarono in colombe e le Pleiadi volarono in cielo, dove divennero stelle. Orione si dovette accontentare di dedicarsi all’arte venatoria, in cui eccelleva. Un giorno, però, si vantò di essere capace di uccidere qualsiasi animale sulla Terra, al che Gea, la dea della Terra, si indignò e fece uscire dalla Terra uno scorpione che punse il gigante a morte. (Esistono in verità varianti di questo mito, che coinvolgono altri personaggi, come Artemide, la dea della caccia, ma la storia non è molto differente.)
Alla fine Orione fu ammesso tra le costellazioni del cielo e lo stesso destino toccò ai suoi cani e alla lepre, nonché allo scorpione, che fu però posto in cielo in posizione opposta a Orione, dati i trascorsi non amichevoli tra i due, così da stare a distanza di sicurezza. Anzi, per la precisione, Orione e lo Scorpione non sono esattamente opposti. In posizione opposta a Orione c’è Ofiuco, e lo Scorpione è un po’ spostato a sud rispetto a quest’ultimo. Se infatti le due costellazioni fossero opposte, l’una sorgerebbe mentre l’altra tramonta e, seppur fugacemente, si vedrebbero. Grazie al fatto che lo Scorpione è un po’ più a sud, una delle due costellazioni comincia a sorgere solo dopo che l’altra è tramontana e i due personaggi non si vedono nemmeno di striscio. (Dalle medie latitudini australi, invece, Orione e lo Scorpione sono per breve tempo entrambi visibili, ma i Greci, pur ottimi navigatori, non arrivarono a vedere il cielo da quelle parti. Chiaramente, i due personaggi si vedono insieme dallo spazio, ma anche lì i Greci non sono andati.)
E le Pleiadi? Sono in cielo anche loro. Essendo poste a nordovest di Orione, a causa della rotazione terrestre sembrano scappare, mentre Orione sembra inseguirle anche in cielo, con la sagoma del Toro sbuffante che si para in mezzo e sembra proteggerle. Similmente, la lepre, posta a ovest del Cane Maggiore, sembra fuggire e il cane braccarla, senza prenderla mai.
Sul fronte planetario, in gennaio volge al termine il lungo periodo di buona visibilità di Saturno, nell’Acquario, ormai osservabile solo di prima sera, sempre più basso verso sudovest. Giove è invece ben visibile già dopo il tramonto, nella costellazione dell’Ariete, e poi per tutta la prima parte della notte. Visibile verso sudest poco prima dell’alba Venere, che lentamente si avvicina prospetticamente al Sole riducendo via via il suo intervallo di osservabilità, ma allietando ancora il cielo dell’aurora nel corso del mese.

LA STELLA DEL MESE: ELNATH

Le due corna del Toro sono identificate, in cielo, dalle stelle Elnath – abbastanza brillante, con la sua magnitudine 1,65 – e Zeta Tauri, quest’ultima decisamente più debole, di terza magnitudine. Si tratta di una stella poco appariscente e più che altro nota per rappresentare, appunto, una delle due corna del Toro, e perché vicino a lei in cielo si trova (vicino in senso prospettico, si intende) la celebre Nebulosa del Granchio.
La più luminosa delle due, Elnath, è anche un vertice del pentagono dell’Auriga e portava il nome Gamma Aurigae, insieme a Beta Tauri (che porta ancora), finché non fu necessario assegnarla a una costellazione soltanto, e prevalse il Toro. Si tratta di una situazione simile a quella della stella Alpheratz, inizialmente “in comproprietà” tra Andromeda e Pegaso, poi assegnata alla prima soltanto, sebbene il nome derivi da una frase araba che significa “l’ombelico del cavallo”! Il termine Elnath (nome ufficiale, talora scritto anche non ufficialmente come Alnath) significa, sempre dall’arabo, “il colpo di corna”, riferendosi appunto al Toro.
Elnath è una gigante di colore azzurro (classe spettrale B7, temperatura superficiale 13.800 K) posta a 134 anni luce da noi, 4,2 volte più grande e 700 volte più luminosa del Sole. Somiglia ad alcune tra le stelle più brillanti delle Pleiadi, in particolare Maia, di cui appare assai più brillante perché molto più vicina a noi (Maia dista 380 anni luce). Posta lungo la Via Lattea, questa stella si trova più o meno verso l’anticentro galattico, ovvero la direzione opposta al centro della nostra galassia. Questo significa anche che, dalla sua posizione, il Sole apparirebbe posto non lontano dalla direzione del centro galattico, anche se non risulterebbe visibile a occhio nudo, essendo, da tale distanza, di ottava magnitudine.

Note sull’Autore

Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.

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