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Il cielo di Dicembre 2025

Dicembre, mese del solstizio d’inverno il giorno 21 e dello spettacolare sciame meteorico delle Geminidi.

di Davide Cenadelli

Il giorno 21 dicembre cade il solstizio d’inverno, il dì più corto dell’anno, ovvero la notte più lunga, sebbene a causa dell’eccentricità dell’orbita terrestre non si tratta del giorno in cui il Sole tramonta prima di ogni altro. Questo è il 13 dicembre, il celebre giorno di Santa Lucia. Dal 13 al 21 il Sole comincia a ritardare il suo tramonto, sebbene all’alba si perda più luce di quanta se ne guadagni di pomeriggio, così che il solstizio, e non Santa Lucia, è effettivamente “la notte più lunga che ci sia”.
In dicembre, levando lo sguardo alla regione dello zenit, verso l’ora di cena appare la costellazione di Andromeda con la celebre Galassia di Andromeda o M31, che con cielo terso e scuro è visibile a occhio nudo e, trovandosi nella regione zenitale, è nelle migliori condizioni possibili di osservazione. Conviene tentare l’osservazione dal 12-13 dicembre a Natale, allorché di prima sera non c’è il disturbo dovuto alla luce lunare. La Galassia di Andromeda è in rotta di collisione con la nostra, ma non è il caso di preoccuparsi. Intanto, la collisione avverrà tra 3-4 miliardi di anni; inoltre, non bisogna pensare a scontri fisici tra stelle e pianeti, che sono praticamente impossibili, in quanto le galassie sono fatte principalmente di vuoto. Si tratterà di uno scontro gravitazionale, senza conseguenze per i singoli corpi celesti. In pratica, le due galassie si attraverseranno, venendo deformate gravitazionalmente per poi rimbalzare e ri-fondersi in un’unica galassia in un’epoca successiva.
Verso est-nordest già col primo buio vediamo le costellazioni dell’Auriga e del Toro, avanguardia delle costellazioni invernali, mentre intorno all’ora di cena va a sorgere Orione, che poi dominerà la ribalta celeste nel pieno della notte con i suoi cani, il Cane Maggiore e il Cane Minore. Orione è facilmente riconoscibile per le tre stelle della cintura, Mintaka, Alnilam e Alnitak, che nella tradizione popolare sono identificate in vari modi, tra cui i tre Re Magi. Giusto per restare in tema natalizio, nella costellazione del Cancro, che in questa stagione sorge in serata un po’ sul tardi ma è ben visibile in tarda notte, troviamo l’ammasso aperto del Presepe o M44, un ammasso di stelle posto a 610 anni luce da noi e visibile anche a occhio nudo come una debole macchiolina di luce. A est di Orione, e anch’essa visibile un po’ sul tardi, c’è la costellazione dell’Unicorno, non molto appariscente perché manca di stelle brillanti, ma, attraversata dalla Via Lattea, è molto ricca sul versante nebulare. Oltre alla celebre Nebulosa Rosetta, ospita al suo interno anche la Nebulosa Cono, uno dei soggetti preferiti dagli astrofotografi, e vicino a lei si trova – tornando allo spirito natalizio – l’ammasso Albero di Natale. Entrambi sono situati a 2.600 – 2.700 anni luce di distanza.
Sul fronte planetario, dicembre si presta bene sia all’osservazione di Saturno che di Giove. Il primo è visibile nella prima parte della notte e si trova a media altezza verso sud col primo buio, nella costellazione dell’Acquario, vicino al confine con quella dei Pesci. Il secondo invece è visibile per gran parte della notte, nella costellazione dei Gemelli, tranne le primissime ore di buio e culmina altissimo verso sud dopo la mezzanotte. Venere e Marte sono invece sostanzialmente inosservabili perché si trovano a percorrere un tratto della loro orbita che, dal punto di vista della Terra, li porta a passare dietro il Sole. Per una volta, Mercurio sarà meglio osservabile di Venere e si può provare a cercarlo nelle luci dell’aurora mattutina nei giorni intorno all’8 dicembre, guardando verso sud-est intorno alle sette del mattino.
In dicembre si segnala anche lo sciame meteorico delle Geminidi, uno tra i più cospicui dell’anno. Esso è prodotto dai detriti lasciati dall’asteroide 3200 Phaethon e può mostrare, al picco di attività, fino a 120 meteore all’ora. Esse penetrano nell’atmosfera terrestre a velocità prossime ai 70 km/s, tra le più veloci, capaci dunque di regalare meteore luminose e spettacolari. Il picco di attività è previsto tra il 13 e il 14, con la Luna all’ultimo quarto, che quindi potrà disturbare nelle ore antelucane, ma non quanto nella fase di piena.

LA STELLA DEL MESE: MEISSA

La costellazione di Orione è così ricca di stelle spettacolari che alcune di loro, pur notevoli, sono relegate un po’ in secondo piano. Tre stelle vicine identificano la testa del cacciatore celeste, ma non sono certo note quanto le stelle della Cintura. La più luminosa delle tre, ma comunque apparentemente non molto brillante con la sua magnitudine 3,3, è Meissa. È, guarda caso, una stella blu a circa 1.300 anni luce di distanza da noi, come molte altre stelle di Orione, ad esempio Mintaka e Alnitak nella Cintura. Non è un caso, ovviamente: la presenza di diffuse regioni nebulari in zona è responsabile della presenza di molte stelle blu di alta luminosità e breve tempo di vita che in tali regioni sono nate.
Meissa è una stella doppia, con componente principale una gigante 10 volte più grande del Sole e di classe O9, che risulta essere una delle pochissime stelle di classe O (la classe che comprende le stelle con la più alta temperatura superficiale) visibili a occhio nudo in cielo. Con una temperatura superficiale di 36.000 K, è in assoluto una delle stelle più calde (e quindi più blu) di tutto il cielo. Come tipico per le stelle di questa classe, è luminosissima, 200.000 volte più del Sole, ma la gran parte di questa energia viene emessa nell’ultravioletto che noi non vediamo. Se lo vedessimo, ci apparirebbe luminosa quasi come Rigel che, sempre in Orione, è la settima stella più brillante del cielo. La componente secondaria è una pur cospicua nana di classe B, quindi anch’essa calda (temperatura superficiale di 25.400 K) e bluastra, 4 volte più grande e 6.300 volte più luminosa del Sole. Da là, il Sole apparirebbe come una stellina di tredicesima magnitudine e ci vorrebbe un telescopio di buona potenza per riuscire a scorgerlo.

Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.

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