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Il cielo di Maggio 2025

In maggio due grandi costellazioni primaverili dominano la scena: Boote e la Vergine, entrambe ben visibili già dopo il tramonto.

di Davide Cenadelli

In maggio due grandi costellazioni primaverili dominano la scena: Boote e la Vergine. La prima, già alta dopo il tramonto, si avvicina alle regioni zenitali nella tarda serata. Boote è un termine di origine greca che significa Bifolco o Pastore, ed è facile trovarla: la sua stella più brillante è Arturo, che è anche la più brillante in assoluto dell’emisfero celeste boreale e quarta più brillante del cielo. Arturo si trova dietro la coda dell’Orsa Maggiore, sul prolungamento della curvatura suggerita dalle tre stelle del timone del Grande Carro che delineano appunto la coda del plantigrado celeste. Il nome Arturo è la versione italiana del nome tradizionale di questa stella, Arcturus, che deriva dal greco antico Ἀρκτοῦρος, a significare “il guardiano dell’orsa”, data la sua vicinanza all’Orsa Maggiore.
Se Arturo è la stella più luminosa dell’emisfero boreale, la seconda è Vega, una stella estiva, e la terza Capella, una stella invernale. Vega e Capella hanno una declinazione molto boreale (ovvero sono molto a nord dell’equatore celeste e Capella è addirittura circumpolare dalle regioni italiane più settentrionali), cosicché nelle serate di maggio, pur non essendo stelle “di stagione”, si riesce comunque a vederle basse sull’orizzonte: Capella a nordovest e Vega a nordest, con Arturo altissima verso sud. È questo il migliore periodo dell’anno per vedere contemporaneamente le tre stelle più brillanti dell’emisfero boreale.
A sudovest di Boote, più bassa verso sud e ben visibile nella prima parte della notte, si trova la costellazione della Vergine. Nella Vergine i Greci identificavano Demetra, dea delle messi e della fertilità della Terra (per i Romani corrisponde a Cerere). La stella più luminosa della costellazione si chiama Spica, dal latino Spica Virginis, nel senso di spiga di grano della Vergine (il nome in italiano diviene Spiga). Secondo il mito greco, Demetra aveva una figlia, Persefone, rapita da Ade, fratello di Zeus e dio dell’oltretomba greco, che la portò nel suo regno sotterraneo. Demetra, non trovando più la figlia, si infuriò e per la rabbia decise che la terra non avrebbe dato più frutti. Allora gli uomini, che rischiavano di morire di fame, pregarono Zeus di intervenire e il re degli dei si recò da Ade chiedendogli di liberare Persefone. Quest’ultima, però, nel regno di Ade aveva mangiato sei semi di melograno e le leggi del Fato stabilivano che per ogni seme bisognasse passarvi un mese all’anno, quindi Persefone dovette stare sei mesi all’anno con Ade, mentre gli altri sei poté tornare sulla terra. Allora Demetra decise che la terra avrebbe dato frutto solo in quei mesi e sarebbe inaridita negli altri. Facile capire di quali mesi si tratti: quelli in cui Persefone è sulla terra sono la primavera e l’estate, mentre l’autunno e l’inverno sono quelli in cui deve tornare nel regno sotterraneo di Ade.
Non è strano trovare un mito di questo tipo legato a una costellazione primaverile. Dobbiamo pensare quale posto potesse occupare la primavera nell’immaginario di un uomo antico, appartenente a una società agricola che nella bontà dei raccolti vedeva il viatico a una stagione di prosperità. Perlopiù, in epoca greco-romana, a causa del movimento di precessione degli equinozi, la Vergine si mostrava circa un mese prima di quanto faccia oggi, risultando ben visibile di sera già all’inizio della primavera e annunziando questo fondamentale tempo del ciclo annuale. Lo stesso può dirsi per altri periodi topici dell’anno agricolo, come la vendemmia. Nella Vergine c’è anche una stella chiamata Vindemiatrix, che duemila anni fa sorgeva prima del Sole tra fine estate e inizio autunno (oggi circa un mese dopo), annunziando il tempo della vendemmia.
Dal punto di vista astronomico, il cielo primaverile è ricchissimo di galassie. In particolare, proprio nella costellazione della Vergine si proietta prospetticamente il centro dell’Ammasso di Galassie della Vergine, posto a 54 milioni di anni luce da noi. Questo ammasso comprende tra mille e duemila galassie ed è la struttura più importante all’interno del Superammasso della Vergine cui appartiene anche il Gruppo Locale, il gruppo di galassie che comprende anche la nostra. La gravità esercitata dall’Ammasso della Vergine attira a sé il Gruppo Locale, così che, quando nelle sere di primavera guardiamo le stelle della Vergine, sappiamo che molto al di là di esse, oltre spazi sterminati, questa enorme struttura regna sulla nostra porzione di universo. E c’è di più: il Superammasso della Vergine è a sua volta parte di un superammasso ancora più grande, che si chiama Laniakea, comprendente centomila galassie ed esteso per mezzo miliardo di anni luce, al cui centro gravitazionale si trova una enorme e misteriosa concentrazione di massa chiamata Grande Attrattore.
Quanta strada ha fatto la conoscenza scientifica dall’antichità! Eppure, sia cha ripensiamo al mito di Demetra che all’Ammasso della Vergine o al Grande Attrattore, è così diverso il senso di meraviglia che proviamo?
Sul fronte planetario, il mese di maggio si presta a osservare Giove, nel Toro, solo per il primo scorcio della serata, dopodiché tramonta. Marte è inizialmente nel Cancro ove passa prospetticamente in prossimità dell’ammasso aperto del Presepe (M44) nella prima decade di maggio. Nel corso del mese passa nel Leone. Resta osservabile per tutta la prima parte della notte. Venere è invece sempre meglio visibile prima dell’alba, nel cielo rischiarato dall’aurora. Sempre prima dell’alba si può tentare di rintracciare Saturno che si allontana angolarmente dal Sole dopo la congiunzione di marzo.

LA STELLA DEL MESE: MUFRID

Mufrid è una stella di magnitudine 2,68 nella costellazione di Boote, posta pochi gradi a ovest (destra) di Arturo, la stella più brillante del cielo primaverile e di tutto l’emisfero celeste boreale. Normalmente, stelle che appaiono affiancate in cielo non sono realmente vicine, ma sono poste a distanza diverse da noi. In questo caso abbiamo un’eccezione, dato che sia Mufrid che Arturo distano 37 anni luce dal Sistema Solare. Ne consegue che le due stelle sono realmente vicine nello spazio: solo 3,24 anni luce intercorrono tra esse e ognuna delle due appare brillantissima nel cielo dell’altra. Da Mufrid, Arturo brilla addirittura di magnitudine -5,2, ovvero più luminosa di Venere nel nostro cielo, mentre Mufrid appare di magnitudine -2,4 (circa come Giove nel nostro cielo) dai dintorni di Arturo.
Mufrid è una subgigante, ovvero una stella che, terminata la fase di fusione dell’idrogeno, si sta avviando a risalire il ramo delle giganti. Con la sua massa 1,7 volte superiore a quella del Sole, ci si aspetta che diventi una gigante rossa molto cospicua nel giro di un centinaio di milioni di anni (più o meno). Al momento, il suo raggio supera quello del Sole di 2,7 volte e la luminosità di quasi 9 volte quella della nostra stella. Ha una stella compagna più debole e alcune misure indicano che possa esservi una terza componente del sistema. Dalla regione di Mufrid, il Sole apparirebbe come una stella di quinta magnitudine, nella direzione della costellazione della Balena che peraltro, da là, apparirebbe un po’ deformata rispetto a come la vediamo da Terra.

Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.

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