fbpx

Il Cielo di Febbraio 2025

In febbraio sono ancora le costellazioni invernali ad essere protagoniste.

di Davide Cenadelli

Dato che, per ogni mese che passa, il cielo si presenta col medesimo aspetto due ore prima, le costellazioni invernali, che in gennaio raggiungevano la culminazione dopo cena e fino in tarda serata, in febbraio anticipano di un paio d’ore e culminano verso sud tra le sette e le dieci di sera, rendendo quindi particolarmente agevole la loro osservazione.
Le più appariscenti tra esse sono Orione, il Toro, l’Auriga, i Gemelli, il Cane Maggiore e il Cane Minore, ricchissime di stelle brillanti tra cui Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno. Sirio appare così brillante perché è effettivamente 25 volte più luminosa del nostro Sole, ma anche piuttosto vicina: dista solo 8,6 anni luce, poco più di 80 mila miliardi di km, e ovviamente per “vicina” si intende vicina in senso astronomico. Molte stelle del cielo invernale sono in realtà molto più brillanti ma anche molto più lontane. Basti pensare, in Orione, a Rigel (distanza 860 anni luce, luminosità 120-200 mila volte il Sole) e le tre stelle della cintura tra cui quella centrale, Alnilam (d = 1.500-2.000 anni luce, L = 500-800 mila); nella vicina costellazione della Lepre ad Arneb (d = 2.200 anni luce, L = 30.500); nel Cane Maggiore a Wezen (d = 1.600 anni luce, L = 82.000), e Aludra (d = 2.000 anni luce, L = 105.000).
Quando in una zona di cielo si assembrano molte stelle di altissima luminosità, si può stare certi che da quelle parti sono presenti zone nebulari. Infatti le stelle di alta luminosità hanno una grande massa (tra 10 e 40 volte quelle del Sole per le stelle menzionate), ed esse hanno tempi di vita più brevi di quelle di piccola massa, dato che brillano di una luminosità eccezionale e danno fondo alle proprie riserve energetiche più velocemente. La vita di queste stelle è di milioni o decine di milioni di anni, non miliardi come il Sole o migliaia di miliardi come le meno massicce tra le nane rosse. Quindi, le stelle di altissima luminosità non hanno mai tempo di allontanarsi molto dal luogo dove sono nate prima di terminare il loro ciclo vitale, per cui in loro prossimità si trovano le zone nebulari dove si sono formate.
Tra le molte nebulose presenti in queste zone di cielo, la più spettacolare è la Nebulosa di Orione o M42, a 1.350 anni luce da noi, di cui si riesce a vedere la parte centrale a occhio nudo con cielo terso e scuro, e che al telescopio mostra una complessa struttura. Le volute di gas di cui è costituita sono materia grezza che nel tempo forma nuove stelle, tra cui quelle visibili al suo interno a formare un piccolo trapezio, che insieme ad altre componenti più deboli formano l’Ammasso del Trapezio, costituito da stelle davvero nascenti: la loro età è stata stimata in soli 300 mila anni. La Nebulosa, se fosse interamente visibile a occhio nudo, apparirebbe più grande della Luna. Se si considera quanto dista, deve trattarsi di un oggetto davvero grande: infatti il suo diametro è di circa 25 anni luce. Significa che è enormemente più grande delle distanze tipiche del Sistema Solare. Se fossimo sul suo bordo, e volessimo lanciare una sonda per esplorarla, alla velocità delle sonde attuali ci vorrebbe mezzo milione di anni per attraversarla.
Tra tanto splendore che adorna le notti invernali, merita di essere menzionata anche una costellazione che non è molto appariscente, comprendendo solo stelle piuttosto deboli, ma contiene nebulose famose come la Nebulosa Rosetta e la Nebulosa Cono. Per la gioia delle giovani lettrici, si tratta della costellazione dell’Unicorno. Di tarda sera e in piena notte, invece, cominciano a mostrarsi le costellazioni primaverili come il Leone, che sorge già in prima serata, e poi Boote e la Vergine, con l’Orsa Maggiore che diviene col passare delle ore sempre più alta in cielo.
Per quanto riguarda i pianeti, dopo un lungo periodo di visibilità, perdiamo Saturno, che ormai scompare di sera nelle luci del crepuscolo: ancora brevemente visibile basso verso sudovest dopo il tramonto a inizio mese, diviene poi praticamente invisibile allorché si avvicina alla congiunzione col Sole che avverrà il 12 marzo. Resta invece ben visibile Giove, nel Toro, per la prima parte e fino alle ore centrali della notte. Venere è sempre ben visibile di sera dopo il tramonto, soprattutto nella prima parte del mese, dato che si sta avvicinando prospetticamente al Sole e quindi riduce sempre più la sua visibilità serale; il prossimo 22 marzo sarà in congiunzione con l’astro del giorno. Le condizioni di osservazione sono invece ottimali per Marte che è stato in opposizione lo scorso 16 gennaio ed è visibile praticamente per tutta la notte, prospetticamente non lontano da Castore e Polluce, le due stelle principali dei Gemelli.
Verso fine mese saranno visibili tutti i pianeti dopo il tramonto, ma di questi Mercurio, Saturno e Nettuno in via più teorica che pratica, trovandosi molto vicini prospetticamente al Sole.

LA STELLA DEL MESE: ARNEB

Sotto i piedi di Orione si trova la costellazione della Lepre, che rappresenta la preda che Orione cacciava coi suoi cani, il Cane Maggiore e il Cane Minore. La stella più brillante della Lepre è Arneb, di magnitudine apparente 2,6. Si tratta di una stella lontana e luminosissima: è una delle numerose supergiganti poste in questa regione di cielo a 2.200 anni luce ed è 30.500 volte più brillante del Sole. Arneb è una supergigante bianca, di classe spettrale F0 cui corrisponde una temperatura superficiale di 7.300 K. Il suo raggio è pari a 129 volte quello del Sole. Il nome deriva dall’arabo ‘arnab’ che significa proprio ‘lepre’.
Le supergiganti bianche sono piuttosto rare; un esempio di stella simile – sebbene classificata piuttosto come gigante luminosa che supergigante vera e propria – è Canopo, la seconda stella più brillante del cielo notturno dopo Sirio. Si tratta di stelle di grande massa – 14 volte il Sole nel nostro caso – che dopo avere lasciato la sequenza principale si stanno trasformando in supergiganti rosse, oppure che sono già state supergiganti rosse e si stanno contraendo e scaldando. Arneb appartiene a questa seconda categoria e, in futuro, tornerà ad espandersi per diventare di nuovo una supergigante rossa probabilmente di oltre 500 diametri solari. Se riuscirà a non perdere troppa massa durante tale fase, il suo destino sarà di esplodere come supernova e dar vita a una stella di neutroni.

Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.

Translate »