La ricerca della vita su Marte costituisce una delle avventure scientifiche più importanti e stimolanti di tutta la scienza umana. Le osservazioni da Milano di Schiaparelli del 1877 fecero nascere il mito dei canali, ripreso alla grande in America da Percival Lowell, che fece costruire a scopo ‘marziano’ a sue spese il massimo rifrattore del tempo. I primi veloci sorvoli spaziali della seconda metà degli anni ’60 (Mariner 4, 6, 7) mostrarono però un Marte non dissimile dalla Luna, ingenerando una delusione profonda in chi pensava a qualche forma di vita marziana. Ma le cose cambiarono alla fine del 1971, quando la NASA mise per la prima volta in orbita marziana una navicella (il Mariner 9) che ne esplorò l’intera superficie per un anno intero, producendo due scoperte fondamentali: la presenza di grandi vulcani geologicamente giovani e centinaia di tracciati di fiumi estinti. Fu questo lo stimolo primario che convinse la NASA a tentare, nel 1976, la prima discesa su Marte di lander automatici dotati di veri e propri laboratori biologici (Viking 1 e 2). Quelle dei Vikings furono due missioni formidabili sui cui risultati si discute ancora oggi dopo più di 40 anni.
Cesare Guaita:
laurea in Chimica con specializzazione in Chimica organica e Chimica macromolecolare. Esperto di Cosmochimica e Planetologia, ha pubblicato, su riviste divulgative e professionali, centinaia di articoli su questi temi, con particolare riferimento alle connessioni chimico-geologiche di una moltitudine di fenomeni planetari ed astrofisici. Collabora con giornali e riviste e reti televisive pubbliche e private. È Presidente e fondatore (anno 1974) del G.A.T., (Gruppo Astronomico Tradatese) e da oltre 25 anni è conferenziere del Planetario di Milano. È autore del libro L’esplorazione delle comete edito da Hoepli.