Siamo quasi alla fine della notte e ciò che manca è la consapevolezza di quello che stiamo perdendo. È possibile riconcettualizzare l’esperienza uomo-cielo notturno nell’era contemporanea analizzando le cause dei crescenti problemi ambientali?
di Müge Yürüten
“The cosmos is within us. We are made of star-stuff. We are a way for the universe to know itself.” — Carl Sagan
Il pianeta Terra è in continuo cambiamento da miliardi di anni, un cambiamento influenzato anche dagli esseri umani e che è aumentato drammaticamente a seguito dell’invasione della luce. Attraverso il cielo notturno le civiltà antiche sono state guidate all’osservazione dell’universo e hanno beneficiato delle stelle, isole di luce che si trovano distanti anni luce dalla Terra. Le profondità del cielo hanno da sempre costituito un’esperienza metaforica e hanno portato alla comprensione e alla definizione di molti aspetti dell’umanità, che oggi sono riconosciuti come importanti principi di scienze naturali, arti e cultura. In un’epoca in cui l’immaginazione umana era l’unico palcoscenico dove i racconti prendevano vita, i nostri primi antenati collegavano i punti nel cielo, gettando le fondamenta della civiltà all’inizio dell’era moderna.
L’arrivo della Regina della Notte, scenografia di Karl Friedrich Schinkel per l’opera Il flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart, 1815.
All’inizio dell’epoca contemporanea i progressi scientifici e tecnologici hanno portato a molti miglioramenti. Con la tecnologia, però, abbiamo via via rubato le stelle dalla notte e le abbiamo trasportate sulla terra sotto forma di luci artificiali. Durante gli ultimi vent’anni l’intensificazione dell’illuminazione artificiale ha portato, soprattutto nelle città, ad un inquinamento luminoso che impedendo la visione delle stelle mette in crisi la relazione tra uomo e cielo notturno. Nel 2016, un gruppo di scienziati ha presentato The World Atlas of the Artificial Night Sky Brightness, un rapporto pionieristico che dimostra come “Light pollution is a global issue. Most of the world is affected by this problem, and humanity has enveloped our planet in a luminous fog that prevents most of Earth’s population from having the opportunity to observe our galaxy. This has a consequent potential impact on culture that is of unprecedented magnitude of our humanity.” [1]
Siamo quasi alla fine della notte e ciò che manca è la consapevolezza di quello che stiamo perdendo. Paul Bogard, autore di The End of Night, durante la nostra breve intervista ha affermato: “Many people living today do not even consider the night sky part of their life. It has no relevance to them. I think this would change if we looked up and saw a real night sky at least some people would be inspired to think differently about their life.”[2] Abbiamo indiscutibilmente bisogno della presenza del cielo notturno nella nostra vita perché grazie ad esso alcuni principi di scienze naturali e arti hanno portato a massicce innovazioni nella società odierna. Il cielo notturno deve essere presente nella vita degli esseri umani per continuare a contribuire alla costante evoluzione della nostra società.
Nel 1928, nel suo libro One Way Street, Walter Benjamin tratta i nuovi elementi della città moderna. In uno degli articoli, intitolato “Zum Planetarium” (Al Planetario), Benjamin parla di come il concetto di cosmico sia mutato nella corso della storia e “propone un matrimonio tra il genere umano e la tecnologia.”[3] Mentre prima non c’era traccia di artificialità tra umanità e cosmo, con il passare del tempo la macchina si è frapposta tra queste due realtà. “Technology, regulating the relationship between humanity and nature.”[4] La tecnologia della quale parla Benjamin è responsabile del mutamento della definizione di esperienza comica, ma potrebbe anche rappresentare l’opportunità verso nuovi orizzonti.
Riflettendo sull’approccio di Benjamin, la tesi di Laurea in Architettura Night Terminal: Una Finestra sull’Universo cerca una risposta alla domanda: come riconnettere uomo e universo? La stessa tecnologia trattata in One Way Street, che ci separa dalla natura, potrebbe essere reinterpretata in modo da costituire una possibile risposta. La tesi riconcettualizza l’esperienza umana con il cielo notturno nell’era moderna, contrastando il costante aumento dell’inquinamento luminoso attraverso lo sviluppo di un servizio urbano innovativo, Night Terminal. Un luogo pensato per osservare la notte in tutta la sua magnificenza, riportando indietro l’esperienza umana fondamentale tramite l’interazione di architettura, ambiente e tecnologia.
Nel XX secolo la nostra esperienza personale con il cielo notturno si è trasformata in un’esperienza collettiva all’interno di uno spazio pubblico chiamato planetario, dove i protagonisti dell’universo, le stelle, i pianeti e le loro lune, incontrano la società. Sviluppando l’idea di planetario nei tempi moderni, Night Terminal è una nuova tipologia di servizio urbano che offre ai cittadini la possibilità di affacciarsi ad una finestra sull’universo. Le città sono intrappolate nella prigione dell’inquinamento luminoso, Night Terminal risponde a questa emergenza contemporanea ponendosi come un modo innovativo di vivere il cielo notturno. Uno spazio pubblico che grazie ad una tecnologia di proiezione live proveniente dai satelliti ci restituisce le stelle che ormai non riusciamo più a vedere.
All’interno del Night Terminal
Il primo progetto sperimentale di Night Terminal è un padiglione ipogeo liberamente accessibile da tutti, pensato per la città di Milano nel cuore del Parco Sempione. Il linguaggio architettonico mira a stimolare l’idea di terra vergine plasmando la morfologia del terreno. Il pavimento è costituito da collinette di dimensioni molto modeste, che uniscono la naturale sensazione del sedersi sulla roccia all’atto del guardare le stelle nel cielo notturno. Grazie a questa particolare conformazione, durante l’osservazione gli utenti possono decidere liberamente come disporsi nello spazio, stando in piedi, sdraiandosi o sedendosi. La proiezione in tempo reale avviene su display LED posti sul soffitto del padiglione ed è quella della volta celeste al di sopra di Milano, gestita attraverso la trasmissione da remoto di dati e immagini provenienti dai satelliti.
Sinistra: vista terra dall’alto. Destra:pianta tecnica
Armonia tra architettura e tecnologia, Night Terminal introduce un modo innovativo di vivere il cielo notturno e offre una finestra sull’universo a quei luoghi soffocati dall’inquinamento luminoso. Come Doug George, scrittore di Iroquois, ha detto a Paul Bogard: “We have the night so the earth can rest. We have the night so we can see the star path called the Milky Way and trace our beginnings to the Seven Dancers, the Pleiades. We have the night so some spirits may wonder about and sense the physical life from which they across space and time, to visit with other spirits and gain their advice. It is by night that we cross into other worlds, other times past and future. Our physical bodies need to dream, as this reality is only one of an infinity of realities, and only through dreaming are we able to make peace with this fact. We are never alone; nor are we restricted by the body.” [5]
Il dizionario descrive la parola “terminal” come “forming or situated at the end or extremity of something” [6] (formato o situato alla fine o all’estremità di qualcosa). Come riflette la ricerca alla base di Night Terminal, siamo quasi alla fine della notte e abbiamo bisogno di innovazioni capaci di ricollegare l’umanità alle stelle. Siamo una piccolissima parte di un universo che contiene miliardi di galassie, ognuna delle quali contiene miliardi di stelle, ma solamente 10.000 di esse sono visibili a occhio nudo dal nostro pianeta. Queste stelle che brillano nella notte oscura non rispondono a tutte le domande sull’ignoto, ma ci spronano ad una costante fame di conoscenza e di riflessione sugli aspetti fondamentali dell’esistenza. Perchè il cielo notturno è la nostra finestra sull’universo.
Confronto tra la visione all’interno del Night Terminal e il reale cielo notturno affetto dall’inquinamento luminoso.
Night Terminal: Una Finestra sull’Universo è la tesi di Laurea Magistrale in Architettura di Müge Yürüten, discussa il 15 aprile 2019 presso il Politecnico di Milano, con relatrice Matilde Cassani.
Note sull’Autore
Müge Yürüten, ha conseguito la Laurea Magistrale con Lode in Architecture presso il Politecnico di Milano. È fortemente interessata alla sperimentazione di nuove relazioni tra lo spazio fisico e la percezione umana. Dal 2020 è co-creator di Spazio-x https://spazio-x.com, collettivo che ricerca ed esperimenta architettura, design e visual research. In parallelo a questa attività lavora come architetto e designer freelance indipendente.
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[1] F. Falchi, P. Cinzano, D. Duriscoe, C. Kyba, C. Elvidge, K. Baugh, B. Portnov, N. Rybnikova, R. Furgoni, The New World Atlas of Artificial Night Sky Brightness, Science Advances, June 2016
[2] Paul Bogard, Personal Interview, March 22, 2019.
[3] Esther Leslie, Walter Benjamin: Overpowering Conformism (Modern European Thinkers), Pluto Press, 2000, p. 5.
[4] Ibid, p. 6.
[5] Paul Bogard, The End of Night: Searching for Natural Darkness in an Age of Artificial Light, Fourth Estate, United Kingdom, 2013, p. 165.
[6]“terminal”, Oxford University Press (OUP), Lexico.com, 2019. Retrieved from https://www.lexico.com/definition/terminal.