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Il Cielo di Novembre 2020

Mese delle Leonidi, uno dei più bei sciami meteorici. Notti progressivamente più lunghe e pianeti protagonisti del cielo.

Di Davide Cenadelli.

In novembre Marte rimane grande protagonista. Anche se il pianeta, dopo l’opposizione dello scorso mese, si trova ormai in allontanamento dalla Terra e la sua luminosità diminuisce nel corso del tempo, domina ancora il cielo serale rendendosi ben visibile già dal tramonto e per buona parte della notte. Giove e Saturno sono ancora visibili, ma vanno via via tramontando prima; la sera del 19 novembre la falce lunare apparirà vicina ai due pianeti dando vita a una notevole configurazione astronomica. Giove e Saturno si avvicinano l’uno l’altro in vista della congiunzione che avverrà il prossimo 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
L’avvicinamento a tale data si traduce in un ulteriore accorciamento della durata del dì, che proprio al solstizio raggiungerà la durata minima. Il cielo, oltre allo spettacolo dei pianeti, ci mostra le costellazioni autunnali: il cavallo alato Pegaso, la principessa Andromeda, l’eroe Perseo, la regina Cassiopea, il re Cefeo, il mostro marino raffigurato nella costellazione della Balena, il Pesce Australe con la brillante stella Fomalhaut che sfiora l’orizzonte meridionale, il coppiere degli dei Ganimede rappresentato dalla costellazione zodiacale dell’Acquario, poi i Pesci, l’Ariete, il Triangolo e sì … guardando verso nordest, già di sera vediamo un gruppettino di stelle, le Pleiadi, il più famoso ammasso stellare del cielo. Le Pleiadi si trovano nella costellazione del Toro, che sorge col primo buio, e sono seguite della brillante stella Aldebaran, il cui nome d’origine araba significa proprio “l’inseguitrice” in quanto, a causa della rotazione terrestre, sembra muoversi in cielo inseguendo le Pleiadi.
Il Toro è una costellazione antichissima: era già nota ai Sumeri che vi vedevano il Toro del Cielo impegnato in una lotta con Gilgamesh, raffigurato nella vicina costellazione di Orione. Ma probabilmente il Toro è molto più antico: un dipinto rupestre nella Grotta di Lascaux, databile al 15.000 a.C. circa, raffigura un toro che sembra rappresentare la costellazione, in particolare grazie a un gruppetto di punti sulla sua groppa molto somigliante alle Pleiadi.
Le Pleiadi sono un ammasso aperto, ovvero un gruppo di stelle nate insieme non molto tempo fa. Non molto tempo fa significa in questo caso circa 100 milioni di anni, un tempo astronomicamente non lunghissimo, sufficientemente breve perché questo gruppo di stelle siano ancora unite; ma il loro destino, come quello degli ammassi aperti in generale, è di disperdersi. Entro due o trecento milioni di anni, questo meraviglioso gruppetto di stelle che oggi allieta le nostre notti autunnali e invernali non esisterà più: ognuna se ne sarà andata solitaria per la sua strada negli sterminati spazi della Galassia. Anche se a occhio nudo nelle Pleiadi si vedono tra sei e nove stelle, in realtà l’ammasso ne comprende un migliaio e a occhio nudo si vedono solo le più brillanti. La più luminosa di tutte è Alcyone, una stella multipla la cui componente principale è una gigante azzurra di classe B5 nove volte più grande del Sole ma ben 2.000 volte più luminosa grazie all’elevata temperatura superficiale di 12.000 °C. Si trova a 440 anni luce e questa è più o meno la distanza da noi dell’ammasso, che però si estende parecchio lungo la linea di vista. Ad esempio Maia e Merope, altra due stelle delle Pleiadi, si trovano a 380 anni luce, ben 60 anni luce “davanti” ad Alcyone. L’ammasso delle Pleiadi, che da Terra appare piuttosto compatto, è in realtà molto allungato proprio lungo la linea di vista: se lo guardassimo, per così dire, di lato, lo vedremmo molto più lungo e disperso.
Confinante col Toro, ormai ben visibile già di sera appare anche la costellazione dell’Auriga, riconoscibile dalla caratteristica figura pentagonale: dei vertici del pentagono, quattro sono identificati da stelle dell’Auriga, tra cui la più luminosa è Capella, sesta più brillante di tutto il cielo, e uno da una stella del Toro, Elnath, che costituisce la punta di una delle due corna dell’animale celeste. Dato che il Toro di corna ne ha due, ecco che l’altra punta è identificata dalla più debole stella Zeta Tauri, chiamata anche Tianguan, vicino alla quale si trova la celebre Nebulosa del Granchio, resto di una supernova avvistata nel 1.054. La vicinanza alla stella Zeta Tauri è solo prospettica, in quanto la stella dista 440 anni luce, mentre la nebulosa 6.500, e si trova addirittura in un altro braccio a spirale della Galassia, quello di Perseo, e non quello di Orione dove ci troviamo noi. Col passare delle ore, mentre l’Auriga e il Toro salgono a guadagnare la ribalta del firmamento, ecco sorgere Orione che sarà osservabile in orari più comodi nei prossimi mesi invernali.
Nel mese di novembre sono osservabili anche due sciami meteorici: le Tauridi nella prima metà del mese e le Leonidi con picco il giorno 17. La Luna è stata Piena il 31 ottobre e sarà nuova il 15 novembre, favorendo la visione delle Leonidi e in parte della Tauridi più tardive. Le Leonidi sono famose per generare delle vere e proprie piogge meteoriche allorquando la cometa da cui originano, la Tempel-Tuttle, passa al perielio. L’ultimo passaggio è stato nel 1998 e il prossimo sarà nel 2031, dunque non ci si aspetta che le Leonidi siano particolarmente spettacolari quest’anno.

LA STELLA DEL MESE: ALDEBARAN

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La stella del Mese: Aldebaran

Qual è il nome più bello che conoscete? Qual è la parola che vi rimesta l’animo e vi desta sensazioni straordinarie, oltre a quello della persona che amate? Ognuno ha il suo … per me i nomi delle stelle sono in cima alla lista: nomi di origine greca, come Arcturus (in italiano Arturo) o Antares, o di origine araba, come Betelgeuse, Altair, Fomalhaut, Shaula … e Aldebaran, il più bello di tutti, forse. Non potrò mai dimenticare la prima notte in cui, da ragazzo, con l’aiuto di una cartina del cielo trovai Orione in cielo e poi, muovendomi verso nordovest raggiunsi Aldebaran, l’occhio rossiccio del Toro, e per la prima volta identificai questa stella il cui nome mi affascinava da tempo.
Aldebaran è una stella gigante di colore arancio-rossastro, come testimoniato dalla sua classificazione spettrale K5 che riflette una temperatura superficiale di 3.900 K. Si tratta di una gigante 44 volte più grande del Sole e circa 500 volte più luminosa. Si trova a 65 anni luce da noi ed è la stella più grande e brillante entro tale distanza dal Sistema Solare, e anche un po’ più in là. È una stella evoluta che, esaurito l’idrogeno nelle regioni centrali, ha sviluppato una shell ove avviene la fusione dell’idrogeno esterna al nucleo di elio, e sta risalendo il ramo delle giganti oppure, dopo averlo raggiunto, si sta dirigendo verso il red clump sul diagramma H-R in seguito all’innesco della fusione dell’elio.
Dal punto di vista culturale, questa stella brillante ha rivestito un ruolo di primo piano presso molte culture. Per i Persiani era una delle quattro stelle regali, insieme a Regolo, Antares e Fomalhaut. La scelta di questa quattro stelle, che sono poste circa a 90° l’una dall’altra sulla sfera celeste, obbedisce probabilmente a un desiderio di “mettere ordine” nel cielo identificando delle stelle guida, ognuna di un quadrante del cielo. Perlopiù, intorno al 2-3.000 a.C. queste quattro stelle erano in congiunzione col Sole agli equinozi e ai solstizi (Aldebaran all’equinozio di primavera). In quei tempi, presso i Babilonesi Aldebaran veniva chiamata “la guida di tutte le stelle”. Particolarmente affascinante è poi una leggenda polinesiana, secondo cui Aldebaran è legata alla Pleiadi. Essa infatti racconta che le Pleiadi una volta erano una sola stella, la più brillante del cielo, che si vantava un po’ troppo della sua magnificenza, al punto che il dio Tana per punirla si avvalse della collaborazione delle stelle Mere, che sarebbe Sirio, e Aumea, che è la nostra Aldebaran. Sirio lanciò Aldebaran contro questa stella brillantissima, frantumandola e dando vita alle Pleiadi. Sirio ne fu felice, in quanto divenne la stella più brillante del cielo, e anche Aldebaran ebbe la soddisfazione di divenire la stella più luminosa della sua zona celeste, sovrastando in brillantezza le Pleiadi

Note sull’Autore
Davide Cenadelli, PhD, è ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) dove si occupa, tra le altre cose, di didattica e divulgazione. All’Osservatorio Astronomico, nel corso di serate prefissate, è possibile partecipare a visite guidate notturne durante le quali, in caso di bel tempo, è possibile osservare, sotto la guida di Davide o colleghi, il cielo a occhio nudo e col telescopio, compresi alcuni degli oggetti sopra menzionati, o altri, a seconda della stagione.
Per informazioni sull’Osservatorio Astronomico e per prenotare una visita guidata diurna o notturna: http://www.oavda.it

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