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Giordano Bruno: temerario innovatore e teorico di infiniti mondi

Giordano Bruno è stato un innovatore assoluto della filosofia rinascimentale e un “visionario” della modernità. Spirito libero, ribelle ed anti-dogmatico, ha consacrato la propria vita allo studio e alla difesa della libertà di pensiero.

di Andrea Castelli

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Image credit: https://lamontemfowler.com

Nell’epoca dei telescopi spaziali CHEOPS e TESS, Giordano Bruno si sarebbe senz’altro trovato a suo agio. Lui, teorico di infiniti mondi, avrebbe avuto conferma delle sue straordinarie e ardite intuizioni: l’esistenza di svariati pianeti extrasolari, ormai giunti oltre quota 4000. Mondi diversi, alcuni dei quali potenzialmente abitabili, che solo la sua speculazione filosofica, volta ad approfondire alcuni problemi cardine della “filosofia naturale”, e la sua fervida immaginazione potevano arrivare a concepire oltre 400 anni fa, ancora in piena epoca prescientifica.
Filippo Bruno nasce a Nola, nei pressi di Napoli, nel 1548 e dimostra fin dalla tenera età un’acuta intelligenza e un amore per lo studio della filosofia e della teologia. A diciassette anni entra a far parte dell’ordine dei frati domenicani, assumendo il nome di Giordano. Molto presto, però, dopo aver conseguito il lettorato in teologia nel 1575, il suo temperamento irrequieto e la sua insofferenza verso i dogmi lo portano ad uno scontro aperto con le autorità religiose. Nel febbraio del 1576 abbandona l’ordine e inizia lunghe peregrinazioni nel nord Italia, facendo tappa a Genova, Savona, Bergamo, Brescia e Venezia, per poi proseguire in Svizzera, Francia e Inghilterra. Proprio a Venezia, è ospite del nobile Giovanni Mocenigo, il quale consegna poi Bruno nelle mani dell’Inquisizione per via delle sue posizioni in forte contrasto con la fede della Chiesa, rafforzate da un anticonformismo che lo aveva portato a valorizzare eccessivamente l’esperienza sensibile. Il Sant’Uffizio non gli darà tregua per quasi otto anni, fino alla sua morte sul rogo in Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio 1600, esattamente 420 anni fa.
Durante i soggiorni in Francia e Inghilterra, il nolano pubblica gli scritti che consentiranno la diffusione del suo pensiero filosofico. Bruno parte da una visione panteistica della natura, intesa come uniformità e unità: essa non è altro che Dio – essere trascendente, inconoscibile e principio immanente – nella sua grandiosità e infinita capacità creatrice. Da queste posizioni scaturisce un’idea di universo infinito, contrario alla visione aristotelica che al tempo regnava incontrastata. Se Dio è infinito e potente, non può non aver creato un mondo altrettanto infinito e pieno d’ogni forma di vita. A questo punto, pur non avvalendosi di alcun supporto fisico-matematico, il passo verso una visione cosmologica innovativa e rivoluzionaria è breve: l’universo è “aperto”, senza confini, e popolato da infiniti mondi; se la Terra ruota intorno al Sole, come vuole Copernico, le altre stelle del firmamento potrebbero essere altri soli al centro di altri mondi e l’uomo è solo un “dettaglio” tra gli infiniti dettagli opera di Dio. Bruno riconosce i limiti conoscitivi dell’uomo, ma sostiene che in lui prevalga un vero e proprio entusiasmo conoscitivo, capace di progressivi sforzi di comprensione del mondo.
Queste idee audaci e temerarie, che gli sono costate la vita, sono espressione di uno spirito veramente libero e fanno di Bruno un vero innovatore del pensiero rinascimentale, oltre che un precursore della moderna visione del mondo.

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