Alla fine del 1979 venne ritrovata in Antartide una roccia verdastra molto strana che fu poi denominata EETA79001. Sulla sua superficie esterna erano evidenti i segni di fusione per attrito durante il passaggio nell’atmosfera terrestre, ma l’interno era diverso dai normali meteoriti: roccia basaltica, testimonianza della provenienza da un corpo ben differenziato. Un po’ ovunque, erano visibili anche delle inclusioni vetrose scure, la cui genesi era attribuibile a un violento urto avvenuto 180 milioni di anni fa. Dallo studio di queste porzioni vetrose è arrivata la conferma che si trattava di un pezzo di basalto marziano, espulso dal pianeta rosso in conseguenza di un violento impatto superficiale. Fondamentale per la dimostrazione della provenienza marziana è stata la scoperta che in ogni zona vetrosa si trovano intrappolate delle miscele di gas inerti, i cui rapporti reciproci ed isotopici erano identici a quelli riscontrati su Marte dalle sonde Viking. Attualmente si conoscono circa 200 meteoriti marziani e tra questi ce ne sono alcuni decisamente interessanti dal punto di vista esobiologico.
Cesare Guaita:
laurea in Chimica con specializzazione in Chimica organica e Chimica macromolecolare. Esperto di Cosmochimica e Planetologia, ha pubblicato, su riviste divulgative e professionali, centinaia di articoli su questi temi, con particolare riferimento alle connessioni chimico-geologiche di una moltitudine di fenomeni planetari ed astrofisici. Collabora con giornali e riviste e reti televisive pubbliche e private. È Presidente e fondatore (anno 1974) del G.A.T., (Gruppo Astronomico Tradatese) e da oltre 25 anni è conferenziere del Planetario di Milano. È autore del libro L’esplorazione delle comete edito da Hoepli.