Mese delle Leonidi e Tauridi, gli sciami meteorici d’autunno. Notti progressivamente più lunghe e pianeti protagonisti del cielo.
di Davide Cenadelli
In novembre, i pianeti del Sistema Solare sono protagonisti, in particolare Giove, che si avvicina all’opposizione al Sole, che raggiungerà all’inizio di dicembre, il giorno 7. Questo implica che il pianeta gigante sarà visibile per quasi tutta la notte, tranne lo scorcio iniziale. Sorgerà intorno all’ora di cena a nord est per culminare in piena notte altissimo verso sud, trovandosi tra le corna del Toro. Un po’ più tardi diviene visibile Marte, nel Cancro ma non lontano dalle brillanti Castore e Polluce nei Gemelli. Il Pianeta Rosso sale in cielo in tarda serata per culminare, molto alto verso sud, nelle ore antelucane. Ancora ben osservabile anche Saturno, che, sullo sfondo delle stelle dell’Acquario, è visibile dal tramonto alla tarda serata, quando tramonta. Buone e in ulteriore miglioramento le condizioni di osservabilità di Venere che brilla luminosissimo nel cielo del crepuscolo serale, man mano che il pianeta aumenta l’elongazione dal Sole, tra le costellazioni dell’Ofiuco e del Sagittario.
Oltre ai pianeti, un corpo del Sistema Solare che ha fatto parlare di sé è la cometa Tsuchishan-Atlas. Dopo il pregevole spettacolo offerto in ottobre, la cometa è in allontanamento dalla Terra e sarà osservabile di prima sera tra le costellazioni di Ofiuco e del Serpente, ma servirà un buon binocolo o, soprattutto nella seconda metà del mese, un telescopio, in quanto non più visibile a occhio nudo e via via più debole.
Per quanto riguarda il cielo stellato, possiamo osservare in maniera ottimale le costellazioni autunnali: il cavallo alato Pegaso, la principessa Andromeda, l’eroe Perseo, la regina Cassiopea, il re Cefeo, il mostro marino raffigurato nella costellazione della Balena, il Pesce Australe con la brillante stella Fomalhaut che sfiora l’orizzonte meridionale, il coppiere degli dei Ganimede rappresentato dalla costellazione zodiacale dell’Acquario poi i Pesci, l’Ariete, il Triangolo e sì … guardando verso nordest, già di sera vediamo un gruppettino di stelle, le Pleiadi, il più famoso ammasso stellare del cielo. Le Pleiadi si trovano nella costellazione del Toro, che sorge col primo buio e sono seguite dalla brillante stella Aldebaran, il cui nome d’origine araba significa proprio “l’inseguitrice” in quanto, a causa della rotazione terrestre, sembra muoversi in cielo inseguendo le Pleiadi.
Il Toro è una costellazione antichissima: era già nota ai Sumeri che vi vedevano il Toro del Cielo impegnato in una lotta con Gilgamesh, raffigurato nella vicina costellazione di Orione. Ma probabilmente è molto più antico: un dipinto rupestre nella Grotta di Lascaux, databile al 15.000 a.C. circa, raffigura un toro che sembra rappresentare la costellazione, in particolare grazie a un gruppetto di punti sulla sua groppa molto somigliante alle Pleiadi.
Le Pleiadi sono un ammasso aperto, ovvero un gruppo di stelle nate insieme non molto tempo fa. Non molto tempo fa significa in questo caso circa 100 milioni di anni, un tempo astronomicamente non lunghissimo, sufficientemente breve perché questo gruppo di stelle sia ancora unito; ma il loro destino, come quello degli ammassi aperti in generale, è di disperdersi. Entro due o trecento milioni di anni questo meraviglioso gruppetto di stelle che oggi allieta le nostre notti autunnali e invernali non esisterà più: ognuna se ne sarà andata per la sua strada negli sterminati spazi della Galassia. Anche se a occhio nudo nelle Pleiadi si vedono tra sei e nove stelle, in realtà l’ammasso ne comprende un migliaio e a occhio nudo si vedono solo le più brillanti. La più luminosa di tutte è Alcyone, una stella multipla la cui componente principale è una gigante azzurra di classe B5 nove volte più grande del Sole ma ben 2.000 volte più luminosa grazie all’elevata temperatura superficiale di 12.000 °C. Si trova a 440 anni luce e questa è più o meno la distanza da noi dell’ammasso, che però si estende parecchio lungo la linea di vista. Ad esempio Maia e Merope, altra due stelle delle Pleiadi, si trovano a 380 anni luce, ben 60 anni luce “davanti” ad Alcyone. L’ammasso delle Pleiadi, che da Terra appare piuttosto compatto, è in realtà molto allungato proprio lungo la linea di vista: se lo guardassimo, per così dire, di lato, lo vedremmo molto più lungo e disperso.
Confinante col Toro, ormai ben visibile già di sera appare anche la costellazione dell’Auriga, riconoscibile dalla caratteristica figura pentagonale: dei vertici del pentagono, quattro sono identificati da stelle dell’Auriga, tra cui la più luminosa è Capella, sesta più brillante di tutto il cielo e uno da una stella del Toro, Elnath, che costituisce la punta di una delle due corna dell’animale celeste. Dato che il Toro di corna ne ha due, ecco che l’altra punta è identificata dalla più debole stella Zeta Tauri, chiamata anche Tianguan, vicino alla quale si trova la celebre Nebulosa del Granchio, resto di una supernova avvistata nel 1.054. La vicinanza alla stella Zeta Tauri è solo prospettica, in quanto la stella dista 440 anni luce, mentre la nebulosa 6.500 e si trova addirittura in un altro braccio a spirale della Galassia, quello di Perseo, e non quello di Orione dove ci troviamo noi. Col passare delle ore, mentre l’Auriga e il Toro salgono a guadagnare la ribalta del firmamento, ecco sorgere Orione che sarà osservabile in orari più comodi nei prossimi mesi invernali.
Nel mese di novembre sono osservabili anche due sciami meteorici: le Tauridi nella prima metà del mese e le Leonidi con picco nella notte tra il giorno 16 e il 17 verso il mattino, però col disturbo dovuto alla luce della Luna che avrà da poco passato la fase di piena e sarà visibile nelle ore antimeridiane. Le Leonidi sono famose per generare delle vere e proprie piogge meteoriche allorquando la cometa da cui originano, la Tempel-Tuttle, passa al perielio. L’ultimo passaggio è stato nel 1998 e il prossimo sarà nel 2031, dunque non ci si aspetta che le Leonidi siano particolarmente spettacolari quest’anno.
LA STELLA DEL MESE:SHERATAN
Sheratan (Beta Arietis), di magnitudine 2,7, è la seconda stella più brillante della costellazione dell’Ariete, dopo Hamal (Alfa Arietis). Si tratta di una doppia spettroscopica posta a 58 anni luce di distanza da noi. La componente principale è una nana di colore bianco-azzurro (classe spettrale A3) due volte più grande e 21 volte più luminosa del Sole; abbastanza simile a Sirio, se vogliamo, sebbene quest’ultima sia leggermente più calda e brillante. La secondaria è invece una stella praticamente identica al Sole (nana di classe spettrale G2). L’orbita delle due componenti è molto eccentrica, con la distanza minima inferiore a un decimo di UA e la distanza massima invece di 1,2 UA. Sostanzialmente, prendete Sirio e il Sole, formateci un sistema binario e otterrete Sheratan. Da questa stella, il Sole apparirebbe di sesta magnitudine, quindi al limite della visibilità a occhio nudo, mentre Sirio apparirebbe circa di terza, quindi ben visibile ma non particolarmente brillante. La stella Hamal dista da Sheratan solo 8 anni luce e da là appare come la stella più luminosa del cielo con una magnitudine -2,5, diciamo come Giove nel cielo terrestre.
Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.