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#giornatadellamemoria #27gennaio #primolevi #buchi #giornatadellamemoria #27gennaio #primolevi #buchineri
#OPPORTUNITY Il 25 gennaio 2004, dopo sei mesi dal #OPPORTUNITY
Il 25 gennaio 2004, dopo sei mesi dalla data di lancio, Opportunity atterra sul pianeta rosso, in una piccola depressione chiamata Eagle Crater. Dopo Spirit , arrivato solo tre settimane prima , è il secondo dei Mars Exploration Rover della Nasa a sbarcare su Marte.

Opportunity ha smesso di comunicare con il centro di controllo a Terra dal 10 giugno 2018, dopo essere stato travolto da una violenta tempesta di sabbia, fra le peggiori osservate su Marte negli ultimi anni.
Sono stati oltre un migliaio i tentativi di ristabilire una comunicazione da parte del Jet Propulsion Laboratory (Jlp) della Nasa, responsabile della missione, tutti purtroppo inutili.

Il rover detiene due primati: quello di longevità su terra marziana,  5335 sols, ovvero 5482 giorni terrestri , e quello dei Km percorsi su una superficie non terrestre: più di 45 chilometri.
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#marte #rincorrilaricorrenza #spirit #lofficina #NASA #25gennaio
Quest'immagine oggi compie 93 anni. L'autore di qu Quest'immagine oggi compie 93 anni. L'autore di questa foto è  l'astronomo Clyde Tombaugh, dal Lowell Observatory di Flagstaff (in Arizona). 
Il 23 Gennaio del 1930, quando era ancora un giovane astronomo, Tombaugh otteneva la prima di una serie di lastre fotografiche, che gli permisero di scoprire quello che poi sarebbe diventato il nono pianeta, Plutone. 
Per più di 70 anni Plutone rimase classificato come un pianeta, in seguito, nel 2006, l' UAI lo declassò a pianeta nano.
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#plutone #pluto #nonopianeta #ClydeTombaugh #23gennaio1930 #lofficina #rincorrilaricorrenza
Edwin Eugene “Buzz” Aldrin, l’unico astronau Edwin Eugene “Buzz” Aldrin, l’unico astronauta ancora in vita della missione Apollo 11, festeggia oggi il suo 93° compleanno. Eugene Cernan fu l’ultimo a lasciare la Luna, Neil Armstrong il primo a scendervi e lui l’eterno secondo. Fino alla metà del marzo 1969, Aldrin nutriva ancora la speranza di sbarcare per primo sul suolo lunare, dal momento che le attività extraveicolari, nelle precedenti missioni Gemini, non erano svolte dal comandante. Un mese dopo però, il 14 aprile 1969, le sue ambizioni di gloria svanirono per sempre: sarebbe stato Armstrong, un civile, a uscire per primo dal LEM. Sarà forse per questo che Buzz, quando si trovò tra le mani la fotocamera Hasselblad, non inquadrò praticamente mai Neil sulla Luna?! Al di là di tutto quanto si disse per giustificare la scelta, la verità è che la NASA preferiva che fosse Armstrong a compiere quel “grande balzo” per primo perché era una persona posata, pacifica e gentile e non arrogante, presuntuosa e saccente (ma molto competente) come Buzz. Aldrin però detiene un primato tutto suo, del quale ancora oggi va orgoglioso: è stato il primo uomo a fare pipì su un altro mondo.
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Per la nostra rassegna che racconta i dettagli e l Per la nostra rassegna che racconta i dettagli e le meraviglie nascoste nel nostro Planetario, oggi abbiamo aperto per voi le meravigliose finestre dell'atrio progettato, come tutto l'edificio, da Piero Portaluppi. I finestroni sono realizzati in alabastro, ottimo per proteggere dagli agenti atmosferici e lasciare comunque entrare una certa quantità di luce negli spazi. La tradizione di realizzare finestre in alabastro era utilizzata anticamente per rendere atmosfere raccolte, quasi di penombra, che donassero agli ambienti una luce opaca e soffusa. Era questa, infatti, la sensazione che doveva avvolgere chi entrava dai giardini nell'atrio del Planetario, quella di chi si prepara ad entrare nella notte nera di Milano lasciandosi rapire dalla sola luce delle stelle. "[…] il pubblico appena immesso deve trovare nell'atrio una sosta necessaria affinché il suo occhio incominci ad acquistare nella luce smorzata quella sensibilità che raggiungerà completa nel buio della ala di proiezione; […] e quanto più è possibile da rendere il visitatore... disposto a salire alle stelle." Piero Portaluppi. 
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Sei anni fa l’umanità perdeva un altro moonwalk Sei anni fa l’umanità perdeva un altro moonwalker. Il 16 gennaio 2017 Eugene Andrew Cernan si spense a Houston all’età di 82 anni. Classe 1934, “Gene” era un osso duro, intrepido e spericolato, con una grande personalità, ma anche umile, affabile e naturalmente orgoglioso della sua meravigliosa carriera, culminata diventando il comandante della missione Apollo 17. L’ultimo umano nella storia ad abbandonare il nostro satellite naturale scelse di onorare quel momento solenne, forse tanto quanto quello compiuto da Armstrong solo tre anni prima, tracciando sul suolo lunare le iniziali del nome di sua figlia, TDC (Teresa Dawn Cernan). Un gesto molto umano che volle consegnare per sempre alla storia, ma anche un segno su un altro mondo di quell’impressionante abilità, la scrittura, che ha reso l’uomo ciò che è oggi.
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«Il giorno 13 dapprima furono da me viste quattro «Il giorno 13 dapprima furono da me viste quattro stelline in questa disposizione relativamente a Giove:

 ∗  O ∗*∗

erano tre occidentali e una orientale […]. Tutte le stelle mostravano la medesima grandezza, e per quanto piccole, erano tuttavia lucentissime e molto più splendenti delle fisse della medesima grandezza […].»

Così scriveva Galileo Galilei nel “Sidereus Nuncius”, annotando ciò che vide tramite il suo cannocchiale nei giorni successivi al 7 gennaio, quando scoprì tre dei quattro satelliti medicei di Giove. Il 13 gennaio 1610 fu la volta del quarto, Callisto. Questo mondo lontano composto da roccia e ghiacci è la terza luna più grande nel Sistema solare dopo Ganimede e Titano, avendo dimensioni praticamente uguali a quelle del pianeta Mercurio.
#galileogalieli #Galilei #giove #SidereusNuncius #lunegiove
Nella sua celebre commedia “Sogno di una notte d Nella sua celebre commedia “Sogno di una notte di mezza estate”, William Shakespeare chiamò Titania e Oberon il re e la regina delle Fate. Circa due secoli più tardi, l’11 gennaio 1787, William Herschel scoprì i due più grandi satelliti di Urano ai quali, parecchi anni dopo, suo figlio John diede proprio il nome dei due innamorati shakespeariani. Tutti e 27 i satelliti ad oggi noti di Urano, scoperto anch’esso da Herschel padre nel 1781, portano il nome di personaggi ideati da Shakespeare o dal poeta Alexander Pope.
Titania è uno strano e piccolo mondo (circa 1600 Km di diametro) costituito da ghiaccio e roccia caratterizzato da numerosi crateri da impatto, canyon e valli, oltre che dalla possibile presenza di acqua liquida tra nucleo e mantello. Oberon è leggermente più piccolo (circa 1500 Km di diametro) ed è il più lontano dei cinque satelliti maggiori di Urano. Entrambi sono stati visitati unicamente dalla sonda Voyager 2 nel gennaio 1986, 199 anni dopo essere stati scoperti.
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«Il giorno 7 gennaio del corrente anno 1610, alla «Il giorno 7 gennaio del corrente anno 1610, alla prima ora della notte seguente, mentre guardavo gli astri celesti col cannocchiale, mi si presentò Giove; e poiché m’ero preparato uno strumento proprio eccellente, m’accorsi […] che gli stavano accanto tre stelline, piccole invero, ma pur lucentissime […].»
Così scriveva Galileo Galilei nel “Sidereus Nuncius”, dichiarando al mondo che in “quel lavoro” questo “era l’argomento più importante”. Quella notte aveva scoperto tre dei quattro satelliti medicei di Giove, portando una forte argomentazione per convincere coloro che accettavano la rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, ma erano talmente turbati dal moto della Luna intorno alla Terra da ritenere errata questa struttura dell’universo. Ora Galileo aveva addirittura scoperto quattro “pianetini” che girano intorno a un altro pianeta, mentre tutti insieme, con periodo di dodici anni, compiono un’orbita attorno alla nostra stella.
Quel “Sidereus Nuncius”, opera di un genio senza tempo scomparso l’8 gennaio di 381 anni fa, fu il nostro biglietto d’ingresso nell’astronomia moderna.
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