fbpx

Sette piccole sorelle celesti crescono… in numero

Il meraviglioso ammasso aperto delle Pleiadi è molto più vasto di quanto gli astronomi avessero mai immaginato. Un recente studio ha individuato il “Greater Pleiades Complex”, una struttura che si estende per quasi duemila anni luce.

di Andrea Castelli

Sette piccole sorelle celesti crescono… in numero ammasso aperto, Associazione LOfficina, cielo, Civico Planetario Ulrico Hoepli, M45, news LOfficina, pleiadi, sette sorelle, Stelle

Spettacolare immagine delle Pleiadi (M45) ripresa dal telescopio Schmidt dell’Osservatorio Palomar in California. Credits: NASA, ESA and AURA/Caltech.

“La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle”. Così Giovanni Pascoli, ne “Il gelsomino notturno”, descrisse più di un secolo fa l’ammasso stellare delle Pleiadi, le celebri Sette Sorelle che accompagnano l’umanità fin dalle sue prime osservazioni del cielo. Quel pigolio doveva essere decisamente assordante: un nuovo studio guidato da Andrew Boyle, Luke Bouma e Andrew Mann ha infatti mostrato che ciò che da sempre consideriamo un piccolo gruppo di giovani stelle compatte è soltanto il nucleo brillante di una gigantesca famiglia, una parte di una struttura molto più vasta e complessa di quanto gli astronomi avessero mai immaginato.
Le Pleiadi sono l’ammasso aperto più famoso e affascinante del cielo, situato a circa 440 anni luce di distanza nella costellazione zodiacale del Toro. Sono composte da alcune centinaia di stelle legate dalle reciproche interazioni gravitazionali e nate dalla stessa nube molecolare gigante circa 100 milioni di anni fa. Come accade spesso, però, le stelle generate insieme non restano unite per sempre: col passare del tempo, il vento stellare e le interazioni dinamiche disperdono il materiale residuo e i membri dell’ammasso cominciano lentamente a separarsi, finendo per confondersi con le altre stelle della Via Lattea. Dopo un centinaio di milioni di anni ricostruire la genealogia di queste famiglie stellari diventa estremamente difficile: molti astri hanno percorso orbite diverse e le tecniche tradizionali non sono abbastanza precise da collegarli con sicurezza al loro luogo di nascita.
Per superare questi limiti, i ricercatori dello studio citato hanno unito tre sorgenti di dati senza precedenti: le misure di rotazione stellare del telescopio spaziale TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA, le posizioni e i moti tridimensionali forniti dal satellite Gaia (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) dell’ESA e le composizioni chimiche rilevate dalle campagne spettroscopiche denominate SDSS (Sloan Digital Sky Survey), condotte grazie al telescopio ottico dell’osservatorio di Apache Point, nel New Mexico. L’idea alla base del metodo messo a punto dagli astronomi è semplice ma efficace: la velocità di rotazione di una stella diminuisce con l’età, fungendo da vero e proprio “orologio cosmico”. Se molte stelle condividono età, tipologia di moto nello spazio e impronta chimica, è probabile che siano nate tutte nella stessa nursery stellare. Applicando questo approccio alle Pleiadi, il quadro emerso è sorprendente. L’ammasso non è affatto un gruppo stellare isolato, ma il cuore compatto di un insieme circa venti volte più esteso che comprende almeno 3.000 stelle distribuite su quasi 2.000 anni luce. Gli autori hanno chiamato questa immensa struttura “Grande Complesso delle Pleiadi”. Al suo interno sono stati riconosciuti diversi gruppi stellari fino ad allora considerati indipendenti, ora invece individuati come frammenti della stessa nube molecolare originaria. Per confermare questa parentela cosmica, il team ha messo insieme tutti i tasselli: l’età coerente derivata dalle rotazioni misurate da TESS, il moto comune ricostruito grazie a Gaia, la composizione chimica simile determinata tramite SDSS e, infine, simulazioni che hanno permesso di “riavvolgere” le orbite delle stelle, mostrando che erano molto più vicine tra loro 100 milioni di anni fa. Solo integrando questi dati è stato possibile svelare l’architettura nascosta della famiglia delle Pleiadi.
La scoperta non ha risonanza soltanto nel mondo dell’astrofisica, ma anche in quello della cultura. Le Pleiadi compaiono nell’Antico Testamento, nel Talmud, nella mitologia greca, nelle tradizioni aborigene, nella poesia e persino nel logo della casa automobilistica Subaru. Il mito delle Sette Sorelle, sorprendentemente diffuso in tutto il mondo, potrebbe risalire a decine di migliaia di anni fa, quando la configurazione del gruppo rendeva sette stelle facilmente distinguibili anche a occhio nudo. Oggi ne vediamo ancora circa sette lassù, ma sappiamo che le sorelle sono in realtà diverse migliaia. Il nuovo metodo introdotto dai ricercatori promette di rivoluzionare il modo in cui ricostruiamo l’albero genealogico delle stelle della Via Lattea. Potrà essere applicato a centinaia di migliaia di astri, permettendo forse un giorno di individuare i fratelli perduti del Sole e di ricostruire il contesto in cui nacque il nostro sistema planetario.
Se il cacciatore Orione avesse saputo che le sorelle erano in realtà molte più di sette, forse non avrebbe mai smesso di inseguirle.

Translate »