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Il cielo di Marzo 2025 - LOfficina del Planetario

Il cielo di Marzo 2025

In marzo, nelle prime ore di buio, sono ancora ben visibili le costellazioni invernali che, nel corso della notte, lasceranno il posto a quelle tipicamente primaverili.

di Davide Cenadelli

In marzo, l’inverno astronomico termina con l’equinozio di primavera, che quest’anno cade il giorno 20. Comincerà allora la primavera astronomica, mentre la cosiddetta primavera meteorologica inizia convenzionalmente il primo del mese. Il giorno dell’equinozio, il Sole attraversa l’equatore celeste e su tutta la Terra il dì e la notte hanno la stessa durata, 12 ore l’uno. In realtà, a causa degli effetti di rifrazione dell’atmosfera terrestre – che permette di vedere il Sole già poco prima che si sia affacciato all’orizzonte all’alba o dopo che è sparito al tramonto – all’equinozio il dì dura pochissimo in più della notte e la durata pari per entrambi si verifica qualche giorno prima, nel giorno detto equilux (qualche giorno dopo nel caso dell’equinozio d’autunno in settembre).
In corrispondenza degli equinozi, l’eclittica – ovvero la traiettoria apparente del Sole in cielo dovuta in realtà alla rivoluzione terrestre – ha la massima inclinazione rispetto all’equatore celeste, verso nord all’equinozio di primavera e verso sud a quello d’autunno. Questo significa che in marzo il Sole fa il massimo spostamento verso nord sulla sfera celeste (in settembre verso sud), il che implica che in marzo è massimo l’allungamento delle ore di luce (in settembre la loro diminuzione). Attenzione: non sono massime le ore di luce, questo avviene ai solstizi, ma è massimo il guadagno di ore di luce, ovvero le giornate si allungano più che in qualsiasi altro mese. Poi, in aprile, maggio e in giugno fino al solstizio continueranno ad allungarsi, ma sempre più lentamente. A questo aggiungiamo che nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo entrerà in vigore l’ora legale, che ci farà guadagnare ex abrupto un’ora di luce in più la sera (perdendola al mattino).
Mi sembra di percepire il piacere di molti lettori a questa notizia. Si guadagnerà molta luce, arriveranno i primi tepori e fioriranno gli alberi. D’accordo, le fioriture sono belle, ma per il resto – ahimè – non condivido questo piacere. Amo i tramonti precoci e il buio della notte… ne riparliamo in settembre.
In cielo, nelle prime ore della notte si vedono ancora bene le costellazioni invernali, che culminano intorno all’ora di cena. Marzo è pertanto un mese molto favorevole per vederle, in quanto sono alte col primo buio, in orari molto comodi per le osservazioni. In particolare, oltre alle costellazioni ricchissime di stelle brillanti di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, in serata si vede il Cancro che, pur privo di stelle luminose, mostra un fiocchetto di luce già visibile a occhio nudo con cielo terso e scuro: l’ammasso aperto M44, un ammasso di stelle posto a circa 600 anni luce da noi e la cui età è stimata in 600-700 milioni di anni. Se guardiamo verso est, vediamo che il Leone è già sorto e in tarda serata culmina verso sud e col passare delle ore il Grande Carro dell’Orsa Maggiore si alza sempre più a nordest, fino a raggiungere le regioni zenitali intorno alla mezzanotte. Dietro al Carro, ecco apparire, visibile già in tarda serata e via via più alta col passare delle ore, la stella primaverile per antonomasia, Arturo, quarta stella più brillante del cielo e prima dell’emisfero boreale. La primavera comincia a farsi vedere non solo sulla Terra, con i primi profumi e tepori, ma anche in cielo.
Man mano che il cielo invernale passa il testimone a quello primaverile, notiamo anche che all’abbondanza di stelle del primo, in particolare di stelle brillanti, fa da contraltare la relativa povertà del secondo. Infatti, quando guardiamo il cielo invernale osserviamo la fascia della Via Lattea, ovvero stiamo guardando la nostra galassia sul piano del disco, ovvero lungo le direzioni ove è massimo il suo spessore e, quindi, vediamo moltissime stelle. In primavera, invece, lo sguardo si sposta verso direzioni via via più discoste da esso, verso latitudini galattiche via via più alte, ossia in direzioni sempre più vicine alla perpendicolare al piano della Galassia, ove troviamo il polo nord galattico nella costellazione primaverile della Chioma di Berenice, posta dietro la coda del Leone e visibile in marzo in tarda serata. Ecco che, attraversando uno spessore via via minore del disco galattico, il nostro sguardo intercetta sempre meno stelle.
Dal punto di vista dei pianeti, si vede ancora Giove nel cielo serale: molto alto di prima sera, nella costellazione del Toro, va poi a tramontare in piena notte. Marte, nei Gemelli, appare ancora abbastanza luminoso. Molto alto in serata, va poi calando fino a tramontare nelle ore antelucane. Venere, ancora ben visibile dopo il crepuscolo a inizio mese, va poi scomparendo per l’avvicinamento prospettico al Sole (è in congiunzione inferiore il giorno 25). Invisibile Saturno.
Curiosamente, in marzo sono visibili due eclissi, una di Luna e una di Sole, che però passeranno sostanzialmente inosservate. Quella di Luna avverrà il 14 marzo verso l’alba e dall’Italia sarà visibile l’ingresso della Luna nella penombra terrestre (una piccola diminuzione di luminosità poco avvertibile) mentre all’ingresso nell’ombra il nostro satellite sarà già tramontato o starà per farlo (dipende dal punto esatto di osservazione, sono favorite le regioni del sud). Quella di Sole sarà parziale e avverrà il giorno 29. Dall’Italia la Luna coprirà una piccola parte del disco solare. Al nord il disco solare sarà “mangiato” leggermente di più dal disco lunare, al sud poco o nulla. Si tratterà comunque di un fenomeno poco avvertibile. Se la si vuole osservare, onde evitare danni alla vista, munirsi di filtri adatti allo scopo, ovvero appositamente realizzati per permettere la visione in sicurezza della luminosissima superficie solare (evitare le soluzioni fatte in casa).

LA STELLA DEL MESE: ALKAID

Alkaid è la terza stella più luminosa del Grande Carro: con la sua magnitudine apparente pari a 1,86, è superata di poco da Alioth (1,76) e Dubhe (1,79; ricordiamo che più bassa è la magnitudine di una stella, maggiore è la sua luminosità). Tra le stelle del Carro è la più orientale, ovvero l’ultima tra le tre del timone ed è anche quella intrinsecamente più luminosa, quasi 600 volte il Sole (Dubhe circa 340 volte). La cosa potrebbe sembrare strana se si considera che Dubhe appare più brillante ed è più lontana, 123 anni luce contro i 104 di Alkaid, ma il mistero si svela se si considera che Alkaid è una stella caldissima: la sua classe spettrale è B3 e la temperatura superficiale 15.500 K; emette quindi molta energia nell’ultravioletto, che noi non vediamo, ma che entra nel computo della luminosità. Si tratta di una stella nana, ovvero come il Sole in fase di fusione idrogeno-elio, circa 3 volte e mezzo più grande del nostro luminare.
Il suo nome deriva dalla frase araba “Ka’id Banat al Na’ash”, a significare “la principale delle ragazze in lutto” che partecipano a un corteo funebre: le altre ragazze sono Mizar e Alioth, mentre le quattro stelle del corpo del Carro rappresentano il catafalco. Evidentemente la lenta rotazione in cielo dovuta alla rotazione terrestre, con le stelle del timone del Carro che sembrano seguire le altre quattro, ha suggerito questa interpretazione. Dalla medesima frase araba deriva anche il nome alternativo Benetnasch per questa stelle, sebbene non ufficiale. Insieme a Dubhe, Alkaid è una delle due stelle del Grande Carro a non far parte dell’Associazione dell’Orsa Maggiore cui invece appartengono le altre cinque.

Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.

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