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Il cielo di Gennaio 2025

Gennaio, nel cuore dell’inverno, ricco di stelle brillanti, è uno dei cieli più belli dell’anno.

di Davide Cenadelli

Gennaio è il primo mese interamente compreso nell’inverno astronomico e quello di mezzo tra i tre dell’inverno meteorologico, che comprende per convenzione dicembre, gennaio e febbraio. Insomma, siamo in pieno inverno e nessuna sorpresa che le costellazioni invernali dominino il cielo. Dopo un precoce tramonto in cui le costellazioni autunnali fanno ancora una fugace apparizione, ecco salire alla ribalta Orione, il Toro, l’Auriga, i Gemelli e poi i cani di Orione, il Maggiore e il Minore, insieme ad altre costellazioni meno appariscenti come Eridano e l’Unicorno.
Mese di stelle, gennaio. Nel cuore dell’inverno possiamo vedere più stelle brillanti che in qualsiasi altra stagione: appaiono infatti Sirio, la stella più brillante del cielo notturno, Capella, la sesta, Rigel, la settima, Procione, l’ottava, Betelgeuse, la decima e Aldebaran, la quattordicesima, per citare solo quelle più brillanti della magnitudine 1. E le costellazioni che contengono questi gioielli celesti sono tra le più spettacolari e fascinose. Si tratta di costellazioni antichissime, come Orione e il Toro, già usate dai Sumeri che vi vedevano Gilgamesh che combatte il Toro celeste. Secondo i Greci, invece, Orione era un gigantesco cacciatore dell’Isola di Chio, il più grande e il più bello tra gli uomini, che andava a caccia coi suoi cani, rappresentati nelle costellazioni del Cane Maggiore, ove sfolgora Sirio, e Minore, ove fa bella mostra di sé Procione. Orione con i suoi cani cacciava la Lepre, rappresentata da una costellazione sotto i piedi del gigante e di fianco al Cane Maggiore e un giorno si imbatté nelle Pleiadi, sette sorelle bellissime, di cui si innamorò. Tale amore però non era corrisposto e, perché potessero sfuggire alla corta indesiderata, gli dei le trasformarono in colombe e le Pleiadi volarono in cielo, dove divennero stelle. Orione si dovette accontentare di dedicarsi all’arte venatoria, in cui eccelleva. Un giorno, però, si vantò di essere capace di uccidere qualsiasi animale sulla Terra, al che Gea, la dea della Terra, si indignò e fece uscire dal terreno uno Scorpione che punse il gigante a morte. (Esistono in verità varianti di questo mito, che coinvolgono altri personaggi, come Artemide, la dea della caccia, ma la storia non è molto differente).
Alla fine Orione fu ammesso tra le costellazioni del cielo e lo stesso destino toccò ai suoi cani e alla lepre, nonché allo Scorpione, che fu però posto in cielo in posizione opposta a Orione, dati i trascorsi non amichevoli tra i due, così da stare a distanza di sicurezza. Anzi, per la precisione, Orione e lo Scorpione non sono esattamente opposti. In posizione opposta a Orione c’è Ofiuco e lo Scorpione è un po’ spostato a sud rispetto a quest’ultimo. Se infatti le due costellazioni fossero opposte, l’una sorgerebbe mentre l’altra tramonta e, seppur fugacemente, si vedrebbero. Grazie al fatto che lo Scorpione è un po’ più a sud, una delle due costellazioni comincia a sorgere solo dopo che l’altra è tramontana e i due personaggi non si vedono nemmeno di striscio. (Dalle medie latitudini australi, invece, Orione e lo Scorpione sono per breve tempo entrambi visibili, ma i Greci, pur ottimi navigatori, non arrivarono a vedere il cielo da quelle parti. Chiaramente, i due personaggi si vedono insieme dallo spazio, ma anche lì i Greci non sono andati.)
E le Pleiadi? Sono in cielo anche loro. Essendo poste a nord-ovest di Orione, a causa della rotazione terrestre sembrano scappare, mentre Orione sembra inseguirle anche in cielo, con la sagoma del Toro sbuffante che si para in mezzo e sembra proteggerle. Similmente la lepre, posta a ovest del Cane Maggiore, sembra fuggire e il cane braccarla, senza prenderla mai.
Sul fronte planetario, in gennaio volge al termine il lungo periodo di buona visibilità di Saturno, nell’Acquario, ormai osservabile solo di prima sera, sempre più basso verso sudovest. Prima di lasciarci, Saturno ci offre un grande spettacolo venendo occultato dalla Luna il giorno 4, più o meno tra le sei e mezzo e le sette e mezzo di sera (l’orario esatto dipende dalla località). Giove è invece ben visibile già dopo il tramonto tra le corna del Toro e poi per quasi tutta la notte, tramontando poco prima dell’alba. Marte, inizialmente nel Cancro, si muove di moto retrogrado e verso metà mese entra nei Gemelli. In gennaio raggiunge l’opposizione al Sole il giorno 16, allorché appare prospetticamente vicino alle brillanti stelle Castore e Polluce e raggiunge la magnitudine -1,44, circa la stessa di Sirio, la stella più brillante del cielo notturno. Si tratta di un’opposizione afelica, col pianeta sì brillante, ma decisamente meno delle molto più favorevoli opposizioni perieliche. A proposito di afeli e perieli, ricordiamo che a inizio mese, il giorno 4, la Terra raggiunge il perielio nella sua orbita intorno al Sole.
Visibile verso sud-ovest dopo il tramonto Venere: la sua elongazione dal Sole è ormai tale che il pianeta appare non solo nel cielo crepuscolare, ma anche nel cielo buio intorno all’ora di cena, ove sfolgora con la sua eccezionale luminosità. In gennaio si può anche tentare di osservare Mercurio, visibile all’inizio del mese sullo sfondo dell’aurora poco prima dell’alba.

LA STELLA DEL MESE: CURSA

Pochi gradi a nord-ovest (in alto a destra) della sfolgorante Rigel appare una stella di terza magnitudine, Cursa, nella costellazione di Eridano. Appare molto meno brillante di Rigel, ma non perché sia più lontana, anzi è decisamente più vicina, a 90 anni luce contro gli 860 di Rigel. Ne segue che, rispetto a Rigel, è molto meno brillante intrinsecamente e questo non è strano: sono pochissime le stelle che superano Rigel, la cui luminosità è superiore alle 100.000 (altre misure dicono le 200.000) luminosità solari. Insomma, apparire deboli rispetto a Rigel ci può stare. E’ come se una persona dicesse di essere più bassa del suo amico alto due metri: la cosa vale per tutti o quasi.
Cursa è una stella di classe A3, quindi di colore bianco azzurrino con la sua temperatura superficiale di 8.400 K, grande due volte e mezzo il Sole e 25 volte più luminosa. E’ molto simile come luminosità e colore a Sirio, che appare come la stella più brillante del cielo notturno perché posta a soli 8,6 anni luce. Se fosse a tale distanza, anche Cursa brillerebbe in maniera tanto spettacolare. Si tratta di una stella classificata come gigante nonostante abbia un diametro pari a soli 2,4 volte il Sole: un po’ poco per una gigante! In realtà, la cosa va intesa in senso evolutivo: avendo esaurito l’idrogeno nel suo nucleo, sta cominciando a risalire il ramo delle giganti. Al momento è ancora di colore azzurrino, ma evolverà via via in una gigante gialla, arancione e rossa. La sua massa doppia di quella solare fa pensare che diventerà una gigante rossa molto imponente.
Una curiosità riguardo a Cursa è che somiglia molto fisicamente alle stelle del Grande Carro che hanno un’origine comune e appartengono all’associazione dell’Orsa Maggiore – Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alcor – così come ad altre stelle appartenenti a tale associazione più disperse in cielo, come Alphecca nella Corona Boreale e Menkalinan nell’Auriga. Potrebbe trattarsi di un membro di tale associazione che pure si è un po’ disperso e appare in cielo lontano dall’Orsa Maggiore, anche se la cosa non è certa.

Davide Cenadelli è un astrofisico PhD che ha svolto per anni attività di ricerca all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA), dove si è anche occupato di didattica e divulgazione.

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