#ilcieloinunbinocolo: consigli pratici per stare con il naso all’insù

Osservare il cielo stellato è un’esperienza meravigliosa già a occhio nudo, ma se abbiamo la possibilità di utilizzare anche solo un piccolo binocolo, lo spettacolo è garantito. Scopriamo insieme qualche curiosità su questo strumento spesso sottovalutato. di Andrea Castelli Fin dall’antichità l’uomo ha osservato il cielo e, oltre ad aver compreso molti fenomeni astronomici, ha anche dato vita a storie, miti e leggende che hanno come protagoniste proprio quelle figure misteriose, umane e divine, che si possono scorgere osservando tra le stelle: le costellazioni. Ammirare la volta stellata, specialmente in una notte limpida, è sempre un’esperienza affascinante, in grado di regalare soddisfazioni ed emozioni anche ad uno sguardo distratto. Quindi, anche solo ad occhio nudo, si possono già notare molteplici e suggestivi aspetti che caratterizzano la volta celeste. Per cogliere, però, particolari sempre più sfuggenti e vedere oggetti via via meno luminosi, è necessario dotarsi di strumenti ottici che consentano di amplificare la capacità di visione offerta dal nostro occhio. La principale limitazione dell’occhio umano è costituita dal ridotto diametro della pupilla che può variare – a seconda delle condizioni di luce – da circa 1 mm (luce piena) a 8 mm (illuminazione scarsa o nulla). Questo si traduce in una modesta capacità della pupilla umana di raccogliere la luce proveniente dagli oggetti deboli, quali sono, appunto, la maggior parte di quelli che popolano il cielo. Ebbene, sembrerà strano, ma un classico binocolo è proprio uno di quegli strumenti che ci consentono di migliorare notevolmente le nostre capacità visive, divenendo così uno strumento astronomico a tutti gli effetti. Un binocolo è costituito da due cannocchiali accoppiati che permettono – a differenza di un telescopio – la visione binoculare, ovvero con entrambi gli occhi aperti. Nella parte anteriore dello strumento sono presenti due lenti, chiamate obiettivi, che hanno la funzione di raccogliere la luce, mentre all’estremità ci sono i due oculari, ovvero un sistema di lenti a cui si accosta l’occhio per osservare l’immagine ingrandita prodotta dall’obiettivo. Nel centro del binocolo è presente la ghiera per la messa a fuoco dell’immagine e, per i binocoli di dimensioni elevate, anche il sostegno per il fissaggio a un cavalletto. All’interno della struttura trova posto un sistema di prismi (generalmente di Porro o a tetto) che hanno lo scopo di raddrizzare l’immagine, che altrimenti apparirebbe capovolta come in un semplice cannocchiale. Schema ottico di un binocolo con prismi di Porro. Image credit: https://commons.wikimedia.org I principali parametri di ogni binocolo, che ne esprimono le caratteristiche tecniche, sono identificati da due valori numerici: il valore dell’ingrandimento prodotto – cioè quanto il binocolo è in grado di “avvicinare” l’oggetto osservato – e il diametro (in millimetri) della lente frontale dell’obiettivo. Quindi, se sul corpo del nostro strumento è indicato, ad esempio, 10×50, significa che il binocolo produrrà 10 ingrandimenti e avrà lenti frontali (obiettivi) da 50 mm di diametro ciascuna. Il diametro dell’obbiettivo indica quanta luce è in grado di raccogliere lo strumento ed è un parametro molto importante in astronomia: alcuni oggetti celesti sono difficili da osservare proprio a causa della loro debole luminosità. Per avere un’idea, un binocolo con una lente di 50 mm di … Leggi tutto #ilcieloinunbinocolo: consigli pratici per stare con il naso all’insù